Correva l’anno 2008. In classe regina si affacciava mica tanto timidamente un giovane pilota spagnolo, di nome Jorge Lorenzo, fresco vincitore di due titoli mondiali consecutivi in 250, in sella alla italianissima Aprilia. Lo aspettava, allora, una stellare esperienza in Yamaha, al fianco del sette volte Campione del Mondo, Valentino Rossi. Non uno a caso, per intenderci. Chiunque avrebbe agito con parsimonia, procedendo “step by step” e cercando di apprendere il più possibile dal blasonatissimo compagno di box. Lorenzo invece bruciò le tappe, conquistando 3 podi in 3 gare (tra cui la prima vittoria all’Estoril), mettendosi praticamente al pari, in termini di risultati, di Valentino. Sappiamo tutti poi com’è andata a finire: muro nei box, acerrima rivalità, sfociata malamente nel “Sepang Clash“.
Riavvolgiamo il nastro e ritorniamo ai giorni nostri, nel 2019. Lorenzo, dopo la agrodolce esperienza in Ducati, si ritrova ad affrontare l’ennesima nuova esperienza della sua carriera, stavolta in Honda, al fianco del sette volte Campione del Mondo, Marc Marquez. Non uno a caso, per intenderci. Ora, dev’esser chiaro che l’obiettivo non è quello di fare paragoni “astrologici“, tirando in ballo alieni, Maya e coincidenze astrali, ci mancherebbe. Appare evidente che però, in un certo senso, è come se Lorenzo si ritrovasse quasi ad affrontare un secondo debutto, data la difficoltà della sfida e l’imponenza del compagno di box.
Marquez, oltre ad essere – senza riserve – il pilota più forte del Mondiale, è anche ormai un leader affermato e consolidato del colosso nipponico, capace di conquistare 5 titoli mondiali in sei anni. Questa è molto simile alla situazione in cui si trovava Valentino Rossi proprio nel 2008. Eccezion fatta per il 2006 e il 2007, il Dottore aveva dominato, in MotoGP, prima con Honda e poi con Yamaha, dal 2002 al 2005. La difficoltà della sfida di Lorenzo consisterà proprio nel riuscire a mettersi prima alla pari, e poi davanti, al rivale e ora team-mate. Un impresa per nulla scontata, che non è detto che andrà realmente in porto. Le abilità di Marquez sono note da tempo, come è noto anche il suo controllo delle pressioni psicologiche, tallone d’Achille storico invece del maiorchino.
In questa lunga ed estenuante partita a scacchi, ogni mossa dovrà essere calibrata e studiata in ogni suo minimo dettaglio. Certo è che questo “secondo debutto” sarà un po’ più facile rispetto al primo. La Honda è una moto sì diversa concettualmente sia da Ducati che da Yamaha, ma la fiducia che trapela dalle prime dichiarazioni ufficiali di Lorenzo lascia ben sperare.
“La storia si ripete” (Tucidide), tra “corse e ricorsi storici” (Vico…quasi).
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