La 24 ore di Le Mans è in grado di regalare avventure inimmaginabili, ma non per questo meno agognate. L’esempio più grande degli ultimi decenni è senza dubbio quello di Giorgio Sernagiotto, che assieme al suo compagno di squadra Roberto Lacorte è riuscito a portare alla maratona della Sarthe un team tutto italiano: il Cetilar Racing, impegnato in classe LMP2 con una Dallara P217 motorizzata Gibson. Il pilota veneto si è concesso a TheLastCorner per un’intervista esclusiva, raccontandoci la nascita di questo progetto ed i suoi sviluppi futuri.
Giorgio, puoi parlarci di come è nata la vostra avventura nell’arrivare a Le Mans?
‘’Credo si tratti di una bellissima storia, nata quasi per caso come spesso accade. Nel 2010 io collaboravo con AF Corse come driver coach, oltre a correre per loro nel Ferrari Challenge. Un giorno mi arrivò la chiamata di Amato Ferrari che mi informò del fatto che avrei dovuto occuparmi di una persona per un suo test in pista proprio con la vettura del Challenge. L’evento si svolgeva precisamente a Barcellona. Incontrai il cliente, ovviamente si trattava di Roberto Lacorte. Dopo una giornata passata insieme a girare rimase molto contento della mia lezione. Mi disse che si trattava del suo sogno, che avrebbe voluto correre in macchina ora che aveva la possibilità economica di farlo. La cosa sembrava finita lì visto che poi non ci siamo sentiti per circa un anno e mezzo. Successivamente Roberto mi ha richiamato ed abbiamo iniziato un programma nel Campionato Italiano Turismo Endurance, in cui gli ho spiegato molte cose e lui è cresciuto tantissimo. Per essere un pilota che ha iniziato ad oltre quarant’anni devo dire che ha un gran talento. Dopo un altro paio di anni insieme mi fece: ‘’Giorgio ho un sogno, voglio correre la 24 ore di Le Mans’’. Da lì abbiamo iniziato a costruire il nostro progetto, partendo dai prototipi CN2, in seguito con la LMP3 con Ginetta e Ligier. In seguito abbiamo iniziato l’avventura con le LMP2, con l’ACO che ci ha accettato la richiesta per correre a Le Mans già al primo anno nel 2017’’.
Le tue sensazioni quando sei arrivato a Le Mans per la prima volta?
‘’Lo descriverei come un turbine di emozioni, per tutte e due le settimane dai test sino alla bandiera a scacchi. Mi ha sorpreso soprattutto il rispetto e la passione del pubblico, cose che in Italia spesso mancano. Non me lo aspettavo devo dire, è stato bellissimo quando mi chiedevano le foto e gli autografi. Poi è arrivato l’incontro con questo circuito leggendario, devo dire che nei primi giri non ero molto sciolto. Mi faceva davvero soggezione correre lì finalmente. La cosa pazzesca fu arrivare alla prima volta subito settimi di classe e noni assoluti. Andavamo nettamente oltre le nostre aspettative, neanche nei nostri sogni pensavamo di poter arrivare nei primi dieci. Le emozioni hanno preso in contropiede noi stessi’’.
Cosa ne pensi del fatto che la LMP2 stia diventando un monomarca Oreca, ti aspettavi una superiorità del genere da parte loro?
‘’Se lo avessi saputo avrei consigliato a Roberto di comprare direttamente un’Oreca ( sorride Sernagiotto). Nel 2016 le vetture erano ancora sulla carta a me sembrava tutto perfetto: team italiano, piloti italiani con Dallara che decise di costruire una vettura proprio per questa classe. La vedemmo un po’ come una cosa che veniva giù dal cielo. Anche altre squadre si aspettavano una buona performance di questo modello, infatti Dallara riuscì a vendere subito un buon numero di esemplari. Purtroppo hanno sbagliato la vettura e noi ce ne siamo accorti immediatamente, lottando sin dal primo anno con la mancanza di prestazioni. Non siamo mai riusciti ad essere protagonisti fino in fondo a livello assoluto, nonostante piloti di altissimo livello come Andrea Belicchi o Felipe Nasr. Sono stati messi molti fattori in discussione, come la squadra, gli ingegneri, i tecnici o gli stessi piloti. Abbiamo cambiato molte volte la nostra formazione, ma il risultato è stato sempre lo stesso. Anche lo stesso Nasr che veniva da due titoli IMSA consecutivi non ha mai fatto meglio dell’undicesimo posto in qualifica. Dallara ha sbagliato il progetto sull’anteriore della vettura, in cui soffriamo mancanza di carico aerodinamico. La cosa è nota a tutti ed il regolamento è bloccato, ossia una volta omologata la vettura non si può intervenire per i successivi quattro anni’’.
In futuro potreste anche voi cambiare e passare ad un’Oreca?
‘’L’anima del nostro progetto è quello di avere macchina, squadra, piloti e tecnici tutti italiani, dunque se passiamo ad un’Oreca andremmo a tradire il nostro progetto iniziale. Devo anche dire che, specialmente al Fuji, abbiamo fatto una fatica estrema. La Dallara non ha più interesse a sviluppare questa vettura neanche in termini di messa a punto, quindi credo che per noi sarà una stagione molto difficile ma rimarremo con loro. Ci sono delle idee per il futuro, per la stagione 2020/2021, ovvero quelle di rimanere con marchi italiani. Anche se dovessimo passare all’Oreca ad annata in corso andremmo a pagare lo scotto di non avere esperienza con un modello diverso, dunque anche con loro potremmo essere in fondo. Un esempio è il Racing Team Nederland, sono stati molto furbi. Hanno acquistato l’Oreca ad inizio 2019, terminando la prima superstagione con la Dallara. Nel frattempo avevano comunque disputato dei test con la nuova macchina, con ben dieci giorni di prove dopo Le Mans. Sono arrivati a Silverstone facendo subito la pole e vincendo in Giappone, mentre lo scorso anno soffrivano moltissimo con noi”.
Un sentito ringraziamento alla disponibilità di Giorgio Sernagiotto, a cui facciamo un in bocca al lupo per il resto della stagione.
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