La seconda settimana di questa inedita Dakar in Arabia Saudita è iniziata nel peggiore dei modi, con l’incidente di Paulo Gonçalves che ha fatto salire a 29 il numero dei decessi nella storia di questo evento.
Per il portoghese questa era la sua tredicesima partecipazione alla Dakar, la prima fu quella del 2006, quando ancora si partiva dall’Europa, in quel caso proprio da Lisbona, in Portogallo, per chiudere a Dakar, in Mauritania. Quindi i dieci anni in Sud America, che lo hanno visto sempre al via ad eccezione del 2018. Infine qui in Arabia Saudita.
Il lusitano era uno dei pochi ad aver preso parte a una Dakar in ognuno dei tre capitoli della storia di questo evento. Essendo parte del gruppo da più di un decennio era ormai di casa.
Nella sua carriera alla Dakar aveva ottenuto tre vittorie di tappa, una nel 2011, una 2015 e una nel 2016. Come miglior risultato aveva conquistato un secondo posto nel 2015, quando giunse al traguardo di Buenos Aires con nemmeno 17 minuti di ritardo da Marc Coma.
Quest’anno il suo miglior piazzamento è stato un quarto posto alla quarta tappa. Inutile se si considera la rottura del motore al terzo giorno che gli ha fatto perdere la chance di vincere anche quest’anno.
La lunga storia del 40enne portoghese si è conclusa all’altezza del km 274 della settima tappa di oggi. Diversi piloti si sono fermati a soccorrerlo, come Toby Price, Kevin Benavides e Stefan Svitko. A nulla è servito. Per il grosso shock creatosi nell’ambiente a due ruote, ASO ha deciso di cancellare la tappa di domani che avrebbe previsto partenza e arrivo a Wadi Al Dawasir. La decisione è arrivata dopo una riunione tra gli organizzatori, i piloti di moto e quad.
Domani a cavalcare le onde del deserto saudita saranno esclusivamente auto e camion.
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