Quest’oggi si torna indietro nel tempo, più precisamente si imposta la retromarcia per raccontare il 1991, un anno particolare per gli appassionati delle quattro ruote, già incuriositi da tutte le novità che il nuovo decennio comportava.
Nello specifico, il tema trattato nello “Sguardo al Passato” odierno riguarda due mesi: giugno ed agosto. In questo lasso di tempo due destini si sono incrociati ed hanno posto le basi per il futuro dell’automobilismo sportivo, in un divenire di eventi che ha cambiato ogni prospettiva e logica, non solo in Formula 1. Ma procediamo seguendo un definito ordine cronologico.
22-23 giugno 1991, nel famoso e temibile Circuit de La Sarthe ha inizio la 59^ edizione della 24 Ore di Le Mans. La maratona francese giunge ad un nuovo capitolo della propria storia applicando un inedito regolamento tecnico, atto a specificare la massima cilindrata dei propulsori. La 24 Ore di Le Mans 1991, valevole come 4° round del Campionato del Mondo Sportprototipi , era caratterizzata da un’entry list costituita da sole vetture in linea con le normative FIA Gruppo C. La griglia di partenza si divideva in due classi: la prima categoria era la C1, nella quale correvano i nuovi prototipi spinti da motori di 3,5 litri; la seconda era denominata C2, da una parte avvantaggiata per l’assenza di ogni limite regolamentare riguardante la cilindrata, dall’altra rallentata da un consumo di carburante contenuto e misurato. ACO e FIA decidono di far gareggiare entrambe le categorie poiché le nuove vetture C1 non sono quantitativamente sufficienti al riempimento della griglia. Ecco, dunque, che tornano a Le Mans le tanto amate Jaguar XJR-12, le ancora competitive Porsche 962, le veloci Sauber Mercedes C11 ed infine Mazda con tre iconiche 787B gestite dal Team Oreca. La nuova classe C1, invece, presenta vetture sicuramente più rapide ma, al tempo stesso, meno affidabili. E’ questo il caso della Peugeot 905, vettura dotata di un V10 da 3.5 litri tanto potente quanto inaffidabile e inadatto ad affrontare una gara di 360 giri circa.
Contro ogni pronostico a trionfare al termine della 24 Ore è la meno veloce ma più affidabile Mazda 787B #55 di classe C2, vettura guidata dall’equipaggio Volker Weidler – Johnny Herbert – Bertrand Gachot. Concludono in 2^, 3^ e 4^ posizione le tre Jaguar XJR-12 del Tom Walkinshow Racing, ma ciò che desta la nostra attenzione è il 5° posto raggiunto da Sauber Mercedes con la C11 #31 pilotata da Fritz Kreutzpointner, Karl Wendlinger e Michael Schumacher.
Come detto in apertura, a La Sarthe due figure si sono incontrate e, di lì a poco, le relative vite sportive sarebbero cambiate radicalmente. In seguito all’impresa di Le Mans, Bertrand Gachot si veste nuovamente di verde e riprende in mano il volante della Jordan C191, vettura di Formula 1 che il belga guida da inizio stagione in compagnia di Andrea De Cesaris. Trascorrono quattro round (Francia, Inghilterra, Germania ed Ungheria) prima della pausa di metà agosto e le prestazioni di Betrand si confermano ottime e costanti: a seguire il ritiro di Magny-Cours, arrivano due sesti posti a Silverstone ed all’Hockenheimring ed il cerchio si chiude con un nono posto nel circuito dell’Hungaroring.
Nel momento di massima performance, però, la carriera del belga nella più celebre serie motoristica a quattro ruote si arresta per non riprendere mai più ad alti livelli. Subito dopo il Gran Premio d’Ungheria, corso tra il 9 e l’11 agosto, Bertrand Gachot viene arrestato al termine di un processo iniziato nel dicembre 1990. L’alfiere Jordan, in una lite con un taxista sfociata dopo un incidente nel centro di Londra, estrae una bomboletta di spray urticante utilizzata per difendersi. Tuttavia, essendo lo spray illegale, non c’è scampo per Bertrand, arrestato appena tornato in Inghilterra in direzione Silverstone, sede del Team Jordan.
Ed ecco che, improvvisamente, Eddie Jordan si ritrova costretto ad affiancare un nuovo pilota all’esperto Andrea De Cesaris. Ad aiutare il Team Principal arriva Mercedes, che mette sul piatto circa $150.000 dollari, una cifra utile a far esordire in F.1 un ragazzo tedesco, classe 1969, affermatosi negli ultimi anni alla guida delle difficili vetture Gruppo C. Sì, proprio lui, si tratta di Michael Schumacher, colui che solo due mesi prima corse la 24 Ore di Le Mans battendosi proprio con Bertrand Gachot, condividendo la stessa pista per circa 5.000 km in una battaglia ad una media di 200 km/h.
Il 23 agosto 1991 Michael Schumacher si addentra nell’ormai ex-abitacolo di Gachot ed il giorno dopo, al termine della prima qualifica in carriera, piazza la Jordan C191 #32 in 7^ posizione. Poco conta che la gara duri solo qualche minuto, che la frizione si bruci e che il “Kaiser” non percorra nemmeno un giro. Da quel momento una nuova stella si affaccia sul mondo della Formula 1, oscurando chi nel Motorsport stava affrontando un processo di crescita ed affermazione lungo ma appagante e finalmente riconosciuto. Betrand Gachot e Michael Schumacher, a giugno, corsero la gara delle gare da avversari e ad agosto si ritrovarono involontariamente coinvolti in uno scambio che ha attuato, forse prima del previsto, quel processo di ricambio generazionale capace di assicurare una nuova linfa vitale alla Formula 1.
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