1. Per aumentare lo spettacolo, si parla sempre di monoposto.
“Famole più larghe”
“Famole più leggere”
“Famole uguali”
E invece queste prime due gare sono la dimostrazione scientifica di come il discorso dovrebbe concentrarsi sul signor Herman Tilke e i suoi colleghi.
I circuiti sono la variabile che incide maggiormente sullo spettacolo.
In Australia non si passava neanche con aiuto divino, oggi sembrava una gara di Moto Gp. Togliete Halo e alcune pistacce che l’anno scorso ci hanno regalato l’incredibile bellezza di circa 10 sorpassi su 60 giri (vedi Sochi) e vedete che stagione ne esce fuori.
Ogni riferimento alle orrende proposte di Liberty Media per il 2021 è puramente casuale.
2. Mai più “Hamilton è meglio di Vettel, Vettel è meglio di Hamilton”.
Sono due fenomeni.
Gli unici, forse insieme ad Alonso ( questa Mclaren penosa non ci permette di capire se l’età gli abbia tolto qualcosa ), ad avere quel qualcosa in più, quando serve.
E’ come scegliere Pink Floyd e Beatles, tra Messi e Ronaldo.
Non si può.
Se avessimo la fortuna di goderceli compagni di squadra, sarebbero i dettagli a fare la differenza e probabilmente vincerebbero ad anni alterni, vedi Senna e Prost.
E mai più “eh ma i piloti di una volta”, siamo davanti a due alieni che nell’olimpo dei più grandi ci stanno tranquillamente.
La prestazione odierna di Vettel ha del leggendario e non si può non rivedervi l’ombra di un altro tedesco, anche lui vincente, in simbiosi, con la Rossa numero 5.
3. La Ferrari di Binotto ha le spalle grosse, per non dire altro.
È ancora forte l’eco di chi, dopo l’inferiorità mostrata in Australia, si chiedeva “ma non era meglio evolvere la Gina?”
E la domanda non sembrava stupida, vista l’instabilità della Sf71-h tra le curve dell’Albert Park.
Evidentemente la risposta è no.
Questa macchina ha tanto potenziale, e il salto compiuto in queste due settimane lo dimostra perfettamente.
4. E se l’olio che spruzzano i motori Ferrari fosse una sorta di gadget alla James Bond?
Idiozie, fatto sta che ogni qualvolta la Mercedes si è trovata dietro, con il tanto temuto “party mode” al massimo volume, dietro ci è rimasta.
Non sarebbe successo lo scorso anno.
Spettacolare il lavoro compiuto su Power Unit ed efficienza aerodinamica.
5. Bottas è un mezzo pilota.
O meglio, un pilota part time.
In alcuni circuiti sembra al livello di Lewis, in altri peggio di Jonlyon Palmer.
Peccato.
6. E se quella di Ericsson non fosse una scusa?
A Ottobre lo svedese affermò che perdeva 4 decimi nei confronti di Wehrlein a causa del suo peso.
Si è messo a dieta e adesso sta volando.
Leclerc dovrà faticare più del previsto per dimostrare di essere all’altezza della tanto sognata rossa.
7. Volevo chiudere l’articolo consigliando a Verstappen di seguire l’esempio di Marc Marquez.
Che ad inizio carriera andava forte ma non terminava la metà delle gare e che l’anno scorso ha vinto il mondiale limitando al minimo i rischi.
Poi ho visto il Gp d’Argentina.
È inutile.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
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