E’ Takuma Sato il vincitore della 500 Miglia di Indianapolis 2020, una delle edizioni più insolite sia per l’assenza di pubblico sia per la dinamica di gara, particolarmente influenzata dal caldo agostano. Il giapponese classe 1977, alfiere del Rahal Letterman Lanigan Racing, trionfa così per la seconda volta in carriera nel catino più famoso del mondo, bissando a sorpresa il successo del 2017, conquistato a bordo della DW12 Honda #26 del team Andretti Autosport.
La solita ed esclusiva emozione dell’arrivo al traguardo è stata mitigata dal pesante impatto contro le barriere di Spencer Pigot, compagno di squadra di Sato, finito in testacoda in uscita dall’ultima curva a cinque giri dalla bandiera a scacchi. Pigot si è prima appoggiato sul muro esterno, poi la monoposto #45 è schizzata verso sinistra per terminare la corsa contro la barriera che divide la Pit Road dal rettilineo principale. Il 26enne di Pasadena, California, è stato dichiarato cosciente sin da subito.
Alle spalle della Pace Car e di Sato sono giunti Scott Dixon, 2° ed in testa alla classifica per una buona parte della 500 Miglia – 111 giri al comando – e Graham Rahal, 3°, a chiudere una domenica trionfale per RLL. Nonostante la beffa, Dixon può ritenersi contento: Newgarden, il primo rivale in campionato, ha chiuso al 5° posto – dietro ad un ottimo Ferrucci in rimonta dalla 19^ piazza in griglia – ed il gap in classifica piloti tra il neozelandese ed il campione in carica ammonta ad 84 punti, un distacco amministrabile nelle cinque gare rimanenti.
6° posizione per Pato O’Ward, partito 15° e migliore dei Rookies al traguardo. Completano la Top 10: James Hinchcliffe (P7), Colton Herta (P8), Jack Harvey – partito 20° – ed il vincitore della Indy500 2014 Ryan Hunter-Reay.
Il Pole-Man Marco Andretti non ha confermato la velocità dimostrata nei giorni di prove e qualifiche, terminando la gara in 13^ posizione. Un gran peccato per Marco; la 104^ edizione della Indy500 sembrava quella giusta per rivendicarsi dalla beffa del 2006.
Il tre volte vincitore della Indy500 Hélio Castroneves non va oltre l’11° posto, mentre Jr Hildebrand – a muro nell’ultimo giro dell’edizione 2011 mentre era al comando (vittoria conquistata dal compianto Dan Wheldon) – conclude 16°. Tra i volti noti che difficilmente si sono dimostrati competitivi annoveriamo anche Tony Kanaan, 19° e primo dei doppiati.
Gara da incubo per il Campione in carica Simon Pagenaud, 22°. Il francese non è mai riuscito ad avere ritmo, rimanendo imbottigliato nella zona più basa della classifica. Stesso scenario per Fernando Alonso, solamente 21°. L’asturiano, bi-Campione in F.1 e due volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, manca per la terza volta la Tripla Corona, a dimostrazione del fatto che tutto deve essere perfetto per vincere a Indy.
Durante i 200 giri percorsi la Pace Car è entrata in pista per ben 7 volte. Oltre all’incidente di Pigot, la vettura di sicurezza ha compattato il gruppo nei seguenti episodi:
- Giro 6: problema tecnico al freno anteriore destra della vettura #51 guidata da James Davison (Dale Coyne Racing with Rick Ware Racing and Byrd Belardi). Detriti nel rettilineo opposto.
- Giro 25: ritiro Marcus Ericsson, impatto contro il muro in curva 2.
- Giro 84: ritiro Dalton Kellett, incidente in curva 3.
- Giro 92: ritiro Oliver Askew – Conor Daly in curva 4.
- Giro 122: ritiro Alex Palou, a muro in curva 1.
- Giro 144: ritiro Alexander Rossi, già penalizzato per “Unsafe Release” al giro 131, finito contro le barriere in curva 3.
- Giro 196: ritiro Spencer Pigot, incidente in curva 4.
2020 INDIANAPOLIS 500 – RISULTATI UFFICIALI
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