Dopodiché tutti i piloti – chi più, chi meno, chi subito, chi tardi – hanno individuato, ad un certo punto del loro percorso di ricerca quale è il campionato mondiale, un elemento nuovo, inatteso, inedito. C’è chi ne ha tratto discreto e stupito giovamento, chi l’ha assimilato senza particolari rigetti, e chi, per causa sua, ha dovuto spalancare mestamente e, forse, definitivamente, gli occhi innanzi alla triste verità. La chiamano serendipità, e molto spesso rimanda alla scienza, alla positività e alla felicità. Ma dato che noi siam felici come Pasque, sì, ma Pasque del 2020, e nel 2020 tutto avremmo voluto scoprire eccetto l’esistenza di un qualcosa al quale se si è positivi è una cosa negativa, tutto è oro colato. Colato a picco, per altri.
A Teruel è andata in scena l’ennesima dimostrazione di come questo Mondiale tradisca le aspettative sia di inizio anno, sia della gara immediatamente precedente. In molti, legittimamente, si aspettavano un ulteriore progresso di Alex Marquez; altri vedevano in Nakagami, poleman a sorpresa, un concreto candidato alla vittoria; altri ancora riponevano le loro speranze nei soliti noti. Chi taglia il traguardo per primo? Morbidelli. Esponente di spicco della razionalità, scuola Dovizioso, la abbandona improvvisamente per gettarsi nelle braccia di un vero e proprio trip mentale, di natura brasiliana, che lo conduce al successo facendo sembrare tutto così semplice, così…morbido. E mentre tutti i big si arrovellano per racimolare qualche punticino, lui scopre un lato recondito del suo essere, un profilo metafisico, che lo eleva, ancor più dopo Misano, ad un livello speciale. Il tutto in una stagione iniziata da timida ombra di Quartararo. Se non è serendipità questa.
Per Rins, secondo al traguardo, il discorso si complica. Era lui uno dei principali indiziati, ad inizio anno, a contendere il titolo a Marc Marquez. Poi l’infortunio del 93. Poi il suo. E ancora, l’esplosione di Mir. Infine, i suoi abituali errori dettati dalla foga agonistica. L’ultima versione del software, in pratica, lo vedeva coibentato in un ruolo marginale, di spalla. E invece, con inaspettata e rinvigorita forza, ti piazza una vittoria e un secondo posto, risultando il più costante in termini di velocità assoluta. (Ri)scoprendosi un pilota da Mondiale. Forse troppo tardi. Forse no.
Mentre Mir, sempre più a suo agio nell’inscenare alla perfezione il remake di Alzamora (improvvisamente risalito alle luci della ribalta “generalista”), ne approfitta per portarsi a casa un altro trofeo e riconoscere che la capacità di lottare per il titolo è stata realmente una grande e bella scoperta, in una stagione sostanzialmente da rookie 2.0. Marquez e Nakagami, invece, in una montagna russa di emozioni, si svegliano bruscamente dal sogno aragonese, rivelando la fragilità tipica di chi non ha ancora esperienza per avere esperienza.
I sopracitati soliti noti, quelli abituati ad assembrarsi nelle zone alte, sono costretti ora, quasi per una rivolta del destino, a rispettare una cospicua distanza di sicurezza, lasciando che la piazza “di podio” venga occupata da chi, sino ad ora, è stato considerato, malignamente e superficialmente, non essenziale. Ed è così che Quartararo e Vinales, nell’anno della consacrazione, non fanno altro che consacrare i loro difetti; Zarco, spinto da un quasi commovente spirito di battaglia, va oltre i limiti di tutto; e Dovizioso, punto isolato dell’insieme dei numeri (in)naturali Ducati, squarcia il Velo di May-nagioia e apprende che, sul maxi-schermo della sua carriera, il titolo sta pian piano lasciando spazio ai titoli di coda.
Teruel, in sostanza, ci sussurra ad alta voce che le mezze stagioni son tornate e che lamentarsi dell’assenza di un minimo, anzi massimo comune dominatore è mero e ipocrita piagnisteo. E ci insegna soprattutto che, qualsiasi possa essere il percorso della nostra vita, potremo sempre trovarci nella situazione in cui la strada svolta improvvisamente, senza preavviso, senza anticipazioni sulla destinazione. Starà a noi, sfruttando al meglio gli inevitabili imprevisti, pennellare la migliore traiettoria e proiettarci, in massima accelerazione, verso il nostro obiettivo. Al GP d’Europa. Dopodiché…
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