Se questa collana di articoli prende il nome di “cool down lap“, si fa fatica a credere che la situazione in seno al team Red Bull sia davvero “cool” – quantomeno nell’accezione “positiva” del termine. Al contrario, il clima è piuttosto cool nel senso di freddo, glaciale. Perché a una situazione tecnica ormai preoccupante da qualche tempo, senza dimenticare le deprecabili vicende che coinvolsero Christian Horner a inizio anno, come se non bastasse si è entrati nella fase più calda in ottica 2025; ovvero, in quella dove si sta decidendo il futuro di Sergio Pérez, di Liam Lawson e di Yuki Tsunoda.
Chi si accomoderà al fianco di Max Verstappen nella stagione ventura? Questo, se ne è piuttosto certi, non lo sa ancora nessuno. Inclusi decisori e protagonisti. Con il mondiale costruttori ormai sfumato, il campionato piloti sembrerebbe l’unico obiettivo alla portata della squadra con sede a Milton Keynes. Ma poi c’è tutto il resto. E c’è una tensione evidente, comprensibile, tra i duellanti in pista. In particolare tra Pérez, titolare del sedile, e Liam Lawson, colui che quel sedile vorrebbe assicurarselo. Colui che, attualmente, sembra il principale favorito.
Non ce ne voglia Tsunoda, ma tutti gli indizi portano a far pensare questo. E bene, tra il messicano e il neozelandese, in Messico, il giovane Liam non si è fatto problemi ad allargare le spalle nei confronti dell’idolo di casa: ne è nata una lotta che ha visto Checo soccombere di fronte alla muscolarità della difesa del kiwi. I danni riportati dalla sua RB20, poi, non gli hanno più permesso di combattere ad armi pari. E quando il classe 2002, dopo la sua sosta ai box, lo ha sverniciato sul rettilineo principale, non si è fatto troppi problemi a manifestargli le sue emozioni.
Inutile dirlo, dopo team radio pepati e dichiarazioni post gara altrettanto infuocate da ambo i lati, il vicecampione della Super Formula 2023 ha fatto ammenda, probabilmente ammonito da Horner e Marko. Ma la sostanza è quella di un pilota che, dopo aver atteso un anno in panchina, vuole giocarsi le sue carte senza timori reverenziali o freni particolari. Lo aveva già dimostrato ad Austin, facendo letteralmente ammattire Fernando Alonso, lo ha ulteriormente ribadito a Città del Messico, e non ci sono troppi dubbi di sorta che, dovesse capitare l’occasione, lo ribadirà ulteriormente a San Paolo del Brasile.
E, si sa, quando si finisce sotto i riflettori, è evidente che dentro di te viva qualcosa di speciale. Ora come ora, però, sparare sulla Croce Rossa è fin troppo facile. Se Pérez dovesse lasciare a fine stagione, chiunque avrà la possibilità di sostituirlo dovrà rendersi conto di come basterà un attimo a diventare il nuovo bersaglio. In una squadra dove c’è un solo monarca, con il longevo team principal disposto a tutto pur di convincerlo a restare – vista la sua situazione e quella in cui è piombata la sua squadra -, il rischio di diventare la nuova Croce Rossa è molto più concreto delle apparenze. E così, probabilmente, ci si dovrà porre più di qualche domanda.
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