Nel 2010 si disputò il primo GP di Formula 1 in Corea del Sud. La corsa è stata in dubbio sino all’ultimo a causa della lentezza dei lavori di realizzazione della pista, ultimati proprio qualche giorno prima del via, tant’è che a poche settimane dalla gara c’erano continuamente notizie contrastanti sulla sua disputa (della serie: “Mi si nota di più se vengo o non vengo,” di morettiana memoria).
La Corea ha spinto fortemente per avere nel proprio paese la Formula 1 anche per motivi economici: attorno al circuito doveva nascere una zona residenziale oltre ad una serie di attività economiche che dovevano creare nuovi posti di lavoro. Infine, la Corea, col circuito di Yeongam, voleva entrare prepotentemente nel panorama del motorsport, ospitando diverse categorie oltre alla Formula 1. Ebbene: dopo tre anni possiamo dire che il progetto Corea-F1 è miseramente fallito. Il complesso residenziale non si è mai visto, i nuovi posti di lavoro nemmeno, e dal punto di vista della sicurezza si è avuto più di un problema, basti pensare all’asfalto scivolosissimo e poco drenante del 2010 e alle incertezze dei commissari nel rimuovere le vetture di Vettel nel 2010 e di Rosberg l’anno scorso. Il circuito non ha nemmeno ospitato eventi sportivi importanti, F1 a parte. Basti pensare a ciò che accadde nel 2011: al ritorno della Formula 1, i team e i piloti trovarono sotto al podio i tappi delle bottiglie di champagne dell’anno prima, segno che, dopo il gp del 2010, l’autodromo era stato lasciato a se stesso, e che nessuno ha girato sul circuito di Yeongam. E intanto i conti piangono: nel 2010 ci sono stati debiti per 72,6 milioni di dollari, nel 2011 61, l’anno scorso 36.
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