Se fosse una barzelletta, inizierebbe con “C’erano un italiano, un tedesco e uno svizzero…”, ma questa non è una barzelletta. Dopo un 2014 totalmente da dimenticare, alla Ferrari serve una svolta, sotto tutti i punti di vista, quindi via Alonso e dentro Vettel, via Mattiacci e dentro Arrivabene. Maurizio e Seb sembrano conoscersi da una vita, i due vanno d’accordo, entrambi hanno sulle spalle il peso di una Ferrari da rilanciare.
Dopo la presentazione della SF15-T, tra i due c’è uno scambio in pubblico di attestati di stima, ma entrambi ricordano che una bella macchina non basta, dovrà parlare la pista. Ed è subito trionfo: podio a Melbourne e vittoria a Sepang. Il susseguirsi di Deutschland über Alles e Fratelli d’Italia, riporta alla mente un’epoca in cui la Ferrari non soffriva, dominava e basta.
Ma il 2015 terminerà come gli anni precedenti, e nel 2016 la Ferrari non riuscirà a conquistare neanche una vittoria.
Il 2017 parte alla grande, con Vettel che conquista tre vittorie e tre secondi posti nelle prime sei gare. Si inizia a sperare che il vento sia cambiato, che sia l’anno buono. E tutto procede per il meglio fino alla gara di Singapore, gara del disastro. Alla partenza, Verstappen insidia pericolosamente Vettel, che tenta di difendersi. Intanto sopraggiunge Raikkonen, che non può evitare il contatto. La tragedia si consuma in meno di 10 secondi dallo spegnimento del semaforo: entrambe le Ferrari sono fuori.
I primi segni di cedimento sono evidenti, e a Suzuka si vedrà un’altra disfatta Ferrari con il ritiro di Vettel al quinto giro.
Anche il 2018 inizia alla grande, con Vettel che sembra finalmente di potercela fare. Due vittorie nelle prime due gare, ritmo impressionante e una Ferrari che finalmente è veloce quanto le Mercedes. Anche nel 2018, però, arriva un episodio che lascia il segno: in questo caso è il Gran Premio di Monza. Quello è il momento che segna il tracollo di una stagione che sembrava essere quella giusta. Viste le dichiarazioni di Vettel subito dopo il GP, con l’ormai famoso “non è un buon momento per me”, è lecito pensare che anche fuori dalla pista il tedesco non fosse nei suoi momenti migliori.
Dopo si sono susseguiti una serie di errori che hanno definitivamente spento le speranze del tedesco e della Ferrari.
Si potrebbe pensare che se Vettel avesse vinto il mondiale, Arrivabene sarebbe ancora al suo posto perchè in fondo la Ferrari è molto cresciuta sotto la gestione del bresciano. Entrambi i piloti hanno vinto, cosa che non si verificava da tempo immemore, segno che la vettura era davvero tra le migliori, se non la migliore. Ma non è bastato.
Forse, sulla decisione di non rinnovare il contratto di Arrivabene non ha pesato solo l’esito del mondiale.
Arrivabene ha sempre difeso Vettel, anche quando il tedesco forse non lo meritava. E lo ha sempre assecondato, tanto da proporre a Raikkonen un rinnovo contrattuale che è stato poi bloccato dai vertici della Ferrari. Vettel ha sempre detto che Raikkonen è stato il suo miglior compagno di squadra e che con il finlandese c’era una certa empatia. E Arrivabene ha cercato di mettere Seb nelle migliori condizioni possibili, ma le dinamiche di mercato sono cambiate improvvisamente.
E nonostante il suo “assumiamo piloti, non maggiordomi”, l’idea era chiaramente quella di relegare Leclerc al ruolo di secondo pilota per tentare di far vincere a Vettel il mondiale. Tuttavia, il pupillo di Marchionne e di molti altri uomini del reparto sportivo Ferrari ha tenuto a precisare che avrebbe cercato conquistare risultati importanti. Forse proprio questa ‘voglia di fare’ di Leclerc, avrebbe subito incrinato i rapporti tra il monegasco e l’ex Team Principal della Scuderia Ferrari.
Se così fosse, l’idea di allontanare Arrivabene dalla Ferrari per mantenere un clima disteso non sarebbe così sbagliata. Ma si devono riconoscere i meriti di un manager e di un uomo che negli ultimi quattro anni ha dato tutto alla Ferrari e forse non ha raccolto quanto meritava. Adesso, con Binotto, Seb potrebbe non avere più un alleato come Arrivabene. Un alleato che gli ha fatto da scudo per quattro anni, scaricandolo da tutte le pressioni. Ora Seb, alla luce di un dominio di quattro anni, e alla luce di uno stipendio da far girare la testa, dovrà fare, con o senza pressioni, quello per cui è stato chiamato a Maranello: lottare con Hamilton e vincere il mondiale.
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