Il 25 settembre del 1994 si disputa il Gran Premio di Argentina, penultimo round della stagione del Motomondiale. La gara sudamericana sarà ricordata come l’ultima vittoria – la numero 37 – di uno dei più grandi Campioni del Mondo di tutti i tempi, Jorge ‘Aspar’ Martínez.
La corsa si svolge nei dintorni di Buenos Aires e lo spagnolo è consapevole dei limiti della sua Yamaha: affidabile, con una buona accelerazione ma in sofferenza nei rettilinei a causa di un deficit di velocità massima di quasi 20 km/h rispetto ai rivali della Honda. ‘Aspar’ sa che la forza della sua moto è il telaio, perfetto nelle curve più veloci e nelle frenate più severe.
La Yamaha, dal canto suo, non ha intenzione di apportare importanti aggiornamenti alla moto, essendo imminente il termine del Campionato. Questi fattori costringono Martínez ed il suo team ad operare un intervento radicale per sfruttare al meglio le caratteristiche dello chassis della casa giapponese. Andando contro il parere di un gigante dell’ingegneria come Yamaha, la settimana prima di partire per l’Argentina, i tecnici del team prendono una sega e tagliano il telaio in modo da variare l’angolo della forcella anteriore (saldandolo nuovamente). Una mossa drastica che già era stata presa in considerazione durante tutta la stagione.
Martínez, famoso per la sua precisione di guida, impiega pochi giri per valutare il suo ‘nuovo’ telaio. Anche le gomme giocano un ruolo fondamentale: su una pista dalla superficie priva di sconnessioni ma estremamente scivolosa, ‘Aspar’ adotta una mescola più dura mentre la maggior parte dei piloti sceglie l’opzione morbida per guadagnare grip.
La domenica, quando la gara prende il via, si forma subito un gruppo di cinque piloti in lotta per il primo posto: Martínez, Ueda, Perugini, Scalvini e Alzamora.
A due giri dal termine lo spagnolo e Noboru Ueda riescono a distanziare gli inseguitori. I due piloti più esperti sulla griglia di partenza, si superano anche cinque volte nello stesso giro. Il giapponese utilizza la velocità superiore del suo motore mentre ‘Aspar’ usa ogni centimetro di pista prima di rifarsi sotto in staccata.
A due curve dalla bandiera a scacchi Ueda ha le mani sul trofeo del vincitore ma Martínez con l’ennesimo tentativo in frenata esegue all’ultima curva il sorpasso che vale il primo gradino del podio. Nel tentativo di recuperare una vittoria che pensava fosse sua, Ueda prova un altro affondo disperato ma ormai è troppo tardi. La gara ha già il suo vincitore.
Il pacchetto progettato dai giapponesi è stato massacrato e migliorato in un momento di genio improvvisato. Un lampo capace di trasformare una Yamaha ritenuta “inferiore”, in una moto in grado di battere l’onnipotente Honda.
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