Il Gran Premio del Giappone è il quindicesimo e penultimo appuntamento della stagione 1989 di Formula 1. Anche in questo campionato la McLaren ha dominato in lungo e in largo, ma stavolta è Alain Prost ad essere leader del mondiale. Il francese si presenta nella terra del Sol Levante con 16 punti di vantaggio sul compagno di squadra Ayrton Senna: gli basta un terzo posto per diventare campione del mondo, o comunque che Senna non gli recuperi più di 5 punti. Ma oltre al titolo, c’è in palio anche molto di più dal punto di vista personale. Quella tra Prost e Senna è una rivalità tra due grandi campioni, e nessuno dei due vuole stare dietro all’altro. In particolar modo è Prost a soffrire il duello col compagno di squadra, tanto che a metà 1989, sentendosi ormai messo in disparte dalla McLaren, decide di firmare un contratto biennale con la Ferrari.
In qualifica, Senna fa valere la sua classe sul giro secco e si prende la pole position, rifilando agli avversari distacchi abissali. Prost è secondo a 1.7 secondi dal brasiliano. Le Ferrari di Berger e Mansell si qualificano in terza e quarta posizione, a oltre due secondi da Senna. Quinta e sesta posizione per Patrese (Williams Renault) e Nannini (Benetton Ford).
GARA – All’accensione della luce verde, Senna non ha un buono scatto e viene infilato da Alain Prost. Berger affianca Senna all’esterno, ma il brasiliano lo tiene dietro. Quarto è Nannini, davanti a Patrese e a Mansell. Prost cerca di sfruttare la pista libera e di allungare sugli altri, mentre Mansell scavalca Patrese e si porta in quinta posizione. Nei giri successivi Prost mantiene sempre un gap attorno ai 4 secondi su Senna, e anche Berger e Nannini tengono un buon passo gara, anche se inferiore a quelle delle stratosferiche McLaren-Honda. Nelle retrovie, intanto, c’è un incidente: Emanuele Pirro cerca un sorpasso avventato sulla Tyrrell di Jean Alesi, e lo manda in testacoda al tornantino.
Il vantaggio di Prost e Senna sugli avversari si avvicina al mezzo minuto. Mansell è negli scarichi di Nannini e non riesce a superarlo: il “Leone” decide così di anticipare il cambio gomme e monta pneumatici freschi. Dopo Mansell, è tempo di pit stop anche per Nannini e Prost, il quale riesce in questo modo ad evitare il doppiaggio di una vettura della Scuderia Italia, che Senna deve invece doppiare in pista. Al ventiduesimo passaggio, Senna e Berger vanno ai box per il cambio gomme e rientrano in seconda e terza posizione. Alle loro spalle ci sono Nannini, Mansell, Piquet e le Williams di Patrese e Boutsen.
Con gomme nuove Senna ha un ritmo migliore di Prost, e comincia a recuperare qualche decimo ad ogni passaggio. Anche i doppiaggi favoriscono leggermente il recupero di Senna, soprattutto quello di Martin Brundle (Brabham Judd). Dietro, Patrese e Boutsen hanno la meglio sulla Lotus di Piquet, che si ritrova con le gomme posteriori ormai finite. Il pilota della Lotus decide quindi di rientrare ai box per montare gomme nuove. Al giro 34 Berger si ferma improvvisamente al box e si ritira: sulla sua Ferrari si è rotto il cambio, in particolare la quarta marcia, e anche Mansell soffre dello stesso problema. Il Leone resiste in quarta posizione, ma dopo qualche giro è costretto alla resa per il cedimento del motore, così come l’idolo locale Nakajima (Lotus-Judd). Senna è vicinissimo a Prost, ed è più veloce del francese nell’ultimo settore della pista, ma non trova lo spazio per tentare l’affondo. Al giro 46 Senna prova l’attacco alla Triangle Chicane. Prost chiude la porta e i due entrano in contatto. Senna si lamenta col compagno/rivale, mentre Prost scende dalla vettura, ormai sicuro di avere il titolo piloti in tasca. Senna, però rimane in macchina, e con l’aiuto dei commissari riesce a ripartire, passando tramite la via di fuga esterna alla chicane.
Senna, nell’incidente con Prost, ha danneggiato l’ala anteriore, che è piegata e striscia sull’asfalto. Il pilota della McLaren perde anche un pezzo di musetto alla curva Degner. Senna rientra ai box per sostituire il muso e riparte in seconda piazza, alle spalle della Benetton di Nannini. L’italiano non viene però avvisato di essere al comando e non spinge al massimo, pensando di occupare ancora la seconda posizione con un vantaggio rassicurante sulle Williams. Senna, invece, è una furia e recupera 10 secondi a Nannini in tre giri. A tre tornate dalla conclusione Senna affianca Nannini alla Triangle Chicane e lo passa prendendosi la leadership. Senna vince, davanti a Nannini e Patrese. Quarto Boutsen, poi Piquet e Brundle.
Poco dopo la gara, però, la direzione corsa decide di squalificare Senna! Il brasiliano, infatti, è rientrato in pista spinto dai commissari e senza percorrere la chicane. La vittoria va quindi a Nannini, e questo sarà il suo unico successo in F1. Ma le polemiche post gran premio non si fermano qui, e si protraggono per mesi e mesi…
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