La 500 Miglia di Indianapolis del 1965 rappresenta la grande occasione negli Stati Uniti per Jim Clark e Colin Chapman. Il fuoriclasse del volante e l’asso a capo della Lotus vogliono sbancare la gara più importante del panorama americano, e decidono addirittura di saltare il GP di Monaco di Formula 1 pur di tentare l’assalto alla Indy 500. Per vincere la gara, Chapman utilizza la Lotus 38, vettura di Formula 1 spinta da un motore Ford e adattata alle esigenze delle gare USAC.
Sulla strada di Clark ci sono però diversi piloti competitivi, AJ Foyt in primis. “Super Tex”, vincitore di 4 campionati USAC negli ultimi 5 anni e di due edizioni della 500 Miglia di Indianapolis, vuole battere la stella della Formula 1 e dimostrare a tutti che il numero 1 in America è sempre lui! Foyt tra l’altro è equipaggiato da un telaio Lotus.
Nelle prove Foyt e Clark si danno battaglia a suon di giri veloci, ma le loro schermaglie vengono interrotte brevemente da un preoccupante cedimento tecnico sulla vettura del primo, che costringe i direttori di corsa ad estromettere dall’azione in pista la Lotus per mancanza delle condizioni di sicurezza. Dopo qualche giorno di lavoro, sono stati apportati dei correttivi sulle vetture di Chapman, che hanno potuto riprendere a girare.
La qualifica è tiratissima, e a spuntarla è Foyt, che realizza quattro giri a una velocità record di 161.233 miglia orarie (259,479 km/h, ndr). Clark è secondo, davanti a Gurney, vecchia conoscenza di casa Lotus, il giovane talento Mario Andretti e Parnelli Jones, vincitore della 500 Miglia di Indianapolis nel 1963.
Alla partenza della gara Clark e Foyt si contendono la prima posizione, con lo scozzese che salta subito in testa, venendo superato dal texano al secondo giro. Il pilota della Lotus si riprende la leadership al terzo giro, e mantiene saldamente la testa fino al giro 65, nel quale effettua il suo primo pit stop. Per regolamento, viene imposto a tutte le squadre di effettuare almeno due pit stop in gara, ed è proprio questo uno degli elementi decisivi per Clark. Colin Chapman non ha lasciato nulla al caso, e per la 500 Miglia di Indianapolis ha ingaggiato i fratelli Wood, famosi per le loro soste veloci nelle gare delle Stock Car. Sebbene le vetture USAC di Indianapolis siano totalmente diverse dalle berline, i fratelli Wood si dimostrano rapidissimi nelle fasi di pit stop, e impiegano la metà del tempo dei loro rivali.
Foyt, che è rimasto in pista qualche giro più di Clark, perde molto terreno durante la sua prima sosta ai box, e si mette a girare al limite per cercare di riacciuffare il campione di F1 1963. Al giro 115 il cambio della macchina di Foyt si rompe, e Clark non ha più avversari fra sé e la vittoria. Jim Clark vola e conquista una storica vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis, imponendosi su Parnelli Jones, Mario Andretti e Al Miller, gli unici a non essere doppiati dal vincitore. L’unico brivido di giornata lo regala Bud Tingelstad, finito a muro in curva 3.
Grazie alla sua incredibile gara, con 190 giri da leader sui 200 totali, Clark porta per la prima volta al successo la Lotus nella corsa americana più importante, e per la prima volta sul catino vince una vettura col motore montato nella parte posteriore.
Non solo: qualche mese dopo Clark conquista il suo secondo titolo in Formula 1, ed entrerà nella storia come il primo e unico pilota capace di vincere nello stesso anno la 500 Miglia di Indianapolis e il mondiale di Formula 1.
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