Dopo un 1989 che ha visto esplodere la rivalità interna alla McLaren fra Ayrton Senna e Alain Prost, con quest’ultimo che ha scelto di lasciare il team per firmare un contratto biennale con la Ferrari per provare a riportare un titolo a Maranello, la Formula 1 riaccende i motori a Phoenix e dà il benvenuto alla stagione 1990.
Il weekend regala sorprese ed emozioni. Il circuito cittadino dell’Arizona mette a dura prova piloti e monoposto. Trovare l’assetto giusto è difficile, così come girare su un ritmo competitivo con continuità. Anche le gomme giocano un ruolo importante: i team che montano pneumatici Goodyear fanno molta fatica a far entrare le gomme in temperatura, e sul giro secco sono in difficoltà. Hanno meno problemi i piloti che possono contare su gomme Pirelli.
La Minardi è una delle squadre di riferimento del costruttore italiano, e riesce a trarre giovamento da questa situazione. Top come McLaren, Ferrari e Williams faticano a trovare il giusto set-up, mentre la Minardi trova fin da subito l’assetto giusto, con Pierluigi Martini che spreme al massimo senza difficoltà la M190 tra i muretti di Phoenix.
La sessione di qualifiche del venerdì è molto tirata, e si rivela quella decisiva per l’assegnazione delle posizioni sulla griglia di partenza, alla luce della pioggia che si abbatte su Phoenix il sabato. Nella prima sessione di qualifiche diversi piloti gommati Goodyear non riescono a trovare il feeling con la pista. In un paio di occasioni Mansell rischia di andare a muro, e qualifica mestamente la sua Ferrari in diciassettesima posizione. Anche Prost non è velocissimo, ed è settimo, così come Boutsen e Patrese, che piazzano le loro Williams in nona e dodicesima posizione. A ribaltare i pronostici della vigilia ci pensano alcuni outsider, in primis Alesi, che riesce a portare la Tyrrell del 1989 in quarta posizione, sfruttando al meglio le gomme Pirelli che il patron Ken si è assicurato solo due giorni prima dell’evento. Ma meglio di Alesi fa De Cesaris, che tra lo stupore generale porta la Dallara motorizzata Ford della Scuderia Italia in terza posizione.
La lotta per la pole si restringe a due soli uomini: Berger, spinto dalla quasi invincibile McLaren-Honda, e Martini, con la Minardi-Ford. Il pilota italiano si migliora giro dopo giro, e si mette alle spalle tutti i top driver. La scuderia di Faenza assapora l’impresa: la pole position sembra davvero realizzabile, e la storia dietro l’angolo. Martini stampa un notevole 1’28.731, tempo irraggiungibile in quella giornata per fuoriclasse come Senna e Prost. Ma il sogno della pole rimane tale, perché Berger compie un giro perfetto e si porta al comando per 67 millesimi.
In gara poi Martini arriva settimo, appena fuori dalla zona punti. Una doppia beffa per il pilota italiano e per la Minardi: vicini a un risultato storico in qualifica, e fuori dalla posizioni di vertice in gara. Il secondo posto nelle qualifiche di Phoenix rimarrà il miglior risultato di sempre per la Minardi, che per un giorno è riuscita a mettere sotto scacco quasi tutto il Circus pur disponendo di mezzi infinitamente inferiori rispetto a quelli dei top team.
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