Lo sport è fatto di storie.
Le storie sono gli atomi che lo compongono, gli danno un senso, creano la passione.
Le storie che appassionano di più sono quelle che possiedono i cosiddetti “turning point”, punti di trasformazione che rendono la storia unica, avvincente, incerta.
Prima di un “turning point” le storie sembrano già scritte, le osservi, da fuori, e ti sembra di sapere già come andrà a finire.
Quasi invidioso, osservi i loro protagonisti e la loro continua ascesa, il loro costante filar liscio.
Questa storia ha solo due turning points, pochi è vero, ma devastanti.
E’ la (breve) storia di un ragazzo russo di soli 23 anni: Daniil Kvyat.
Il percorso che avvicina Daniil alla Formula 1 è molto simile a quello di tutti i top driver:
Il risultato più rilevante arriva nel 2013: Kvyat passa alla Gp3 con team MW ARDEN e dopo un inizio difficile mette a segno grandi prestazioni, 3 primi posti, 5 podi e tanti piazzamenti a punti.
Ad Abu Dhabi, ultima gara del mondiale, si piazza davanti a Regalia, suo rivale per il titolo, e vince il campionato.
Tutto sembra andare per il verso giusto
Ad Ottobre 2013, Daniel Ricciardo viene promosso in Red Bull al posto di Mark Webber, ritiratosi.
La Toro Rosso ha 3 giovani da lanciare: Carlos Sainz, António Félix da Costa e Daniil Kvyat.
Decide di puntare sull’ultimo perché più costante rispetto a Da Costa e perchè ha battuto in Gp3 lo spagnolo Carlos Sainz jr.
Kvyat non delude, al debutto si qualifica 8° e termina 9°, diviene così il più giovane pilota della Formula 1 ad andare a punti.Conclude la stagione con 8 punti che gli valgono la 15° posizione in classifica.
- fonte: google immagini
Il manico c’è, il carattere anche.
La Red Bull se n’è accorta e non ci pensa un attimo a dargli il sedile liberato da Vettel, trasferitosi in Ferrari.
L’ascesa di Daniil continua
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Nonostante una RB11 deludente il russo termina il campionato 7° con 95 punti.
A fine anno il Russo è davanti al suo compagno di squadra Daniel Ricciardo, uno che, l’anno prima, con una Red Bull sicuramente migliore (seconda forza del mondiale) era riuscito a mettersi dietro il suo ex compagno di squadra Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo con la scuderia austriaca.
Non un gioco da ragazzi.
La stagione 2016 inizia bene, la Red Bull non sembra essere migliorata particolarmente, nonostante ciò Daniil ottiene il podio in Cina, 3° dopo una gara sontuosa.
Arriva il Gp di casa, quello di Sochi.
Ed è un disastro.
Il russo alla seconda curva della gara blocca il posteriore della sua Red Bull, tampona la Ferrari di Sebastian Vettel e si ripete, incredibilmente, una curva più tardi colpendo nuovamente il tedesco, costringendolo al ritiro.
Termina la gara 16°.
I titoli del lunedì non fanno altro che parlare di lui (normale se colpisci per 2 gran premi di fila una Ferrari in partenza), sembra distratto, nervoso.
Gira un rumor che avrebbe del clamoroso: la Red Bull vuole dare la sua monoposto al giovanissimo Max Verstappen e far tornare Kvyat in Toro Rosso. E non vuole farlo a fine stagione, vuole farlo subito!
Cose mai viste.
Passano i giorni e quello che sembrava un rumor da fantamercato prende forma.
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“La Formula 1 è uno sport crudele”, saranno le parole di Daniil, che commenta così la vicenda e aggiunge “quello che è successo mi renderà più forte”.
Ma tra il dire e il fare…
E infatti il Kvyat che ritorna in Toro Rosso è un altro pilota, meno freddo, falloso, insicuro.
Nell’arco di 30 gare, va a punti solo 5 volte (per un totale di 8 punti) e colleziona 9 ritiri.
Perde malamente il confronto con il suo compagno di squadra.
Una situazione che non migliora nel 2017.
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Ma più che la mancanza di punti, ciò che ha segnato in negativo il ritorno di Kvyat in Toro Rosso è stata la quantità di errori commessi, troppi per un pilota che in passato invece aveva dimostrato una notevole solidità mentale.
E’ come se l’impressione data nei primi anni fosse non veritiera, come se quell’atteggiamento da duro celasse dietro di sé una fragilità mascherata grazie ai risultati ottenuti.
Venendo a mancare i risultati, la fragilità mentale si è manifestata ampiamente.
Un fatto di cui si è accorta anche la Red Bull, che dopo l’ennesimo errore ha momentaneamente messo in panchina il russo affidando la sua monoposto a Pierre Gasly, giovane francese in rampa di lancio.
Bocciato a soli 23 anni, è questo il secondo turning point di questa storia.
Turning point che sa di finale.
Un finale triste per un ragazzo a cui, si, è stato dato tempo ma che non è stato trattato come meritava: retrocesso, quando stava facendo bene,in squadra b, per fare spazio al wonderkid Max Verstappen.
Un finale amaro
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Così sarebbe terminato l’articolo qualche giorno fa, e invece no.
Altro turning point
Proprio quando tutto sembrava andare a rotoli, arriva una notizia sorprendente un po’ per tutti: il suo compagno Carlos Sainz jr correrà già dal Gp di Austin per la Renault al posto di Jonlyon Palmer.
Si libera così un sedile in Toro Rosso che verrà affidato di nuovo a Kvyat.
Nell’esatto momento in cui sembrava tirarlo giù sempre di più, la vita regala un’ultima possibilità per rialzarsi a Kvyat, costretto adesso a dimostrare di meritarsi di stare dov’è, costretto adesso a salire sul treno dei grandi
“Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra.”
Muhammad Ali.
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