Quarant’anni fa Arturo Merzario, uno dei piloti italiani più vincenti di sempre nella storia del motorsport, intraprese un’iniziativa coraggiosa e romantica pur di dimostrare di essere ancora un pilota meritevole di rimanere in Formula 1. Avendo perso la possibilità di poter correre con un team competitivo, il pilota di Civenna nel 1977 decise di comprare una monoposto March 761 da Max Mosley, futuro presidente della FIA. Merzario poi si rivolse a Giorgio Piola per sistemare la vettura sulla base delle sue direttive, e nel 1978 si presentò al mondiale di Formula 1 con quella macchina gestita da una squadra da lui fondata, e della quale possedeva il 33,3% delle quote. Gli altri suoi partner erano Gianfranco Palazzoli e Antonino Conti.
Recentemente Merzario ha raccontato tutta la storia del suo team in una splendida intervista concessa a Mario Donnini per la sua rubrica “Cuore da Corsa” su Autosprint. Il pilota italiano ha inoltre parlato di un episodio molto curioso e poco noto agli appassionati, accaduto un anno prima della nascita del team Merzario e della sua decisione di correre con una vettura gestita da una squadra di sua proprietà. Il due volte vincitore della 1000 km di Monza ha infatti detto che Frank Williams non gli ha mai pagato il compenso che gli doveva per aver corso per il suo team nel 1975.
“Nel 1976 corro per la March a due squadra, la A e la B – spiega Merzario – La prima ha la direzione di Robin Herd, la seconda la gestione del suo socio Max Mosley. Io sto in quest’ultima, ma poi, a metà 1976, poco prima del famoso GP di Germania al Nurburgring nel quale salvo Lauda, mi girano alla Williams-Wolf, dove Frank Williams mi doveva 70 mila sterline, avendo emesso nel 1975due assegni utili quanto la carta straccia. Walter Wolf mi fa da garante del debito e mi dice di star tranquillo, ma le cose non vanno mica bene, perché a fine 1976 lui in pratica si libera di Williams e io non ho più la possibilità d’avere i miei soldi”.
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