Il Gran Premio di Azerbaijan svoltosi ieri a Baku ci ha lasciato con una certezza sempre più solida: Max Verstappen è un continuo pericolo per gli avversari, ma soprattutto per se stesso. Il talento olandese sta letteralmente sprecando tutta la sua bravura, è sempre invischiato in situazioni borderline, e nel 99% delle volte è sempre quello con più responsabilità. Sia ben chiaro, questo non vuole e non deve essere inteso come un attacco diretto a Verstappen, chi scrive non è nessuno per potersi permettere di fare una cosa del genere, ma osservando, guardando, giudicando una gara di Formula 1 due riflessioni vanno fatte. Quello di ieri è stato un epilogo inevitabile, perché Daniel e Max se le stavano dando da una quarantina di giri, cioè da inizio gara. Bello, bellissimo per chi è seduto sul divano a guardare la gara, molto meno per il team Red Bull, con Horner e Marko primi responsabili della debacle di Baku. Il team austriaco è noto per non essere in grado di saper gestire i piloti, ledendoli spesso e volentieri e con decisioni drastiche e senza alcun rispetto. Basti vedere il trattamento riservato a Kvyat nel 2016, che per molto meno venne degradato in Toro Rosso a favore proprio del predestinato. Per non parlare di Vergne, Buemi, Webber, usato come esca nella gara che avrebbe dovuto proclamarlo campione pur di far vincere il mondiale a Vettel nel 2010. La Red Bull ha sbagliato, sbaglia e continuerà a sbagliare. Dopo le prime avvisaglie bisognava imporre ai due piloti di darsi una calmata, poi vabbè, magari loro preferiscono avere zero punti piuttosto che lottare anche per il podio, contenti così, contenti tutti.
Il problema nasce anche nel non prendere provvedimenti dopo i fattacci, perché Verstappen è sempre stato trattato con la carota, mai bastonato anche quando lo meritava davvero (spesso a dire il vero). Possiamo capire tutto, che sia un predestinato, che sia il pilota di riferimento della Red Bull a discapito di Ricciardo, ma non capiamo questa difesa estrema verso un ragazzo che al quarto anno di Formula 1 (non ha iniziato a correre ieri insomma) ancora si comporta da ragazzino inesperto. E’ ancora giovane, e per questo va ripreso adesso, perché tutto sembra, meno che qualcuno gli abbia detto “Max hai sbagliato”. L’incidente di ieri è da mani nei capelli, perché è vero che sei davanti, ma come fai a difenderti dal tuo compagno di squadra in quel modo? Facendo zig zag per tutto il rettilineo e spostandoti in frenata dopo aver fatto già un cambio di traiettoria? Ragazzi, qua non giochiamo, non è la Play Station, non c’è il tasto “restart”, qua si rischia di finirla, evitiamo finché ne abbiamo la possibilità. Questa maledetta mossa Verstappen, ben nota ai più nel 2016 contro Raikkonen soprattutto a SPA e Budapest. Vi ricordate? Kimi ha rischiato di essere spedito nei boschi del Kemmel per una manovra del genere fatta più volte. Max è pericoloso, per gli altri e per se stesso, lo ripetiamo, per due motivi: rischia di farsi male e così facendo non fa altro che mandare a quel paese il suo talento. Viene in mente un esempio molto banale guardando al calcio, Balotelli: giocatore dalla tecnica e dalla forza fisica impressionante ma che non è mai riuscito a diventare un campione per via del suo atteggiamento. Ecco, la differenza è che in Formula 1 basta un attimo per porre fine alla tua vita contro un muretto, Halo o non Halo. Qualcuno che lo faccia ragionare, perché non è possibile rovinare le gare degli altri con mosse scorrette, magari neanche fatte volontariamente (vogliamo augurarcelo), ma perché non viene usata la testa. Il cervello non si può sempre chiudere quando guidi una macchina da Formula 1. E’ una specie di grido d’aiuto, prima che qualcuno si faccia male davvero.
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