“La Ferrari nel futuro dovrà preoccuparsi di proseguire su quella strada che è stata faticosamente percorsa. […] Chi verrà dopo di me ha accettato un’eredità molto semplice: mantenere viva la volontà di progresso perseguita in passato” (Enzo Ferrari, Le mie gioie terribili. Storia della mia vita, Milano, Mondadori, 2016, p.51)
Partiamo da qui, dal testamento spirituale di colui che ha fondato la Scuderia più vincente della Storia della Formula 1. All’indomani della Caporetto Ferrari in Belgio, molti si stanno chiedendo cosa avrebbe fatto Enzo in questa situazione: rivoluzione o fiducia negli uomini della GeS? Difficile rispondere a questa domanda ma una cosa è certa, con Enzo Ferrari non si sarebbe mai arrivati a una situazione del genere perché gli errori che sono stati commessi negli ultimi 12 mesi sono stati soprattutto politici ancor prima che tecnici e quindi da imputare ai vertici della Scuderia.
Sparare a zero adesso su Mattia Binotto e sugli ingegneri Ferrari non ha molto senso principalmente per due ragioni:
- La SF1000 è stata progettata intorno a un motore che aveva fra i 30 e i 50 cv di potenza in più rispetto all’attuale, in Formula 1 un vero e proprio abisso. Potenza che la Ferrari è stata costretta a tagliare in seguito al segretissimo accordo con la Federazione dello scorso dicembre, quando la macchina attuale era già sostanzialmente finita. Per questo motivo la Rossa del 2020 non funziona in nessuna condizione, la Ferrari cerca di metterci una pezza estremizzando gli assetti ma questo gioco a volte funziona (Silverstone) e a volte no (Spa).
- Oggi i tecnici di Maranello possono fare ben poco per ovviare a tutti i deficit della macchina: gli sviluppi importanti (causa Covid) sono stati congelati fino al 2021, quando ci sarà un sistema di gettoni che ne regolerà l’utilizzo. Le uniche aree in cui si può intervenire riguardano la parte aerodinamica ma è ovvio che con un’ala o un fondo nuovo non recuperi tutto il gap che la SF1000 paga attualmente dai top team.
Ecco allora che le vere cause della debacle Ferrari 2020 sono l’accordo con la Federazione sui motori e, in seguito, l’aver accettato il congelamento degli sviluppi 2020 consci che c’era un enorme gap tecnico da recuperare rispetto alla concorrenza. Questi accordi non sono stati presi arbitrariamente da Mattia Binotto, è ovvio che il Team Principal ha dovuto avere l’assenso dell’ AD (Camilleri) che a sua volta ha avuto il benestare del Presidente (John Elkann).
Ricordiamo che per tutto il 2019 la PU Ferrari è stata riempita di flussometri per scoprire eventuali irregolarità ed è sempre stata dichiarata regolare fino al finale della scorsa stagione, quando il motore di Maranello ha iniziato a non spingere più come prima. Poi a dicembre è arrivato il chiacchieratissimo accordo segreto con la Federazione, i cui termini sono noti solamente alle due parti in causa. Come mai, dopo un’intera stagione in cui il motore Ferrari è stato dichiarato regolare, sono cambiate le carte in tavola in poco tempo? Alcuni hanno parlato di una possibile talpa all’interno della Ferrari che avrebbe fornito informazioni riservate a un team rivale che le avrebbe poi girate alla Federazione.
Se così fosse sarebbe gravissimo e la Ferrari avrebbe accettato l’accordo per non farsi squalificare e incorrere in un gravissimo danno d’immagine. Ma siamo sicuri che sarebbe stato un danno d’immagine peggiore di quello attuale, in cui le Rosse non riescono nemmeno ad arrivare a punti? Se davvero la FIA è entrata in possesso d’informazioni riservate la Ferrari non avrebbe potuto, in sede legale, chiedere conto di come e chi aveva fornito quelle informazioni? A Maranello hanno deciso di cedere in cambio di vantaggi che ad oggi ancora non si vedono.
L’unica vittoria di questo 2020 è stato il Patto della Concordia che ha riconosciuto ancora alla Ferrari il diritto di veto e soprattutto gli introiti economici più grossi fra i vari Team. Una vittoria di Pirro, perché sicuramente i tifosi avrebbero preferito una Rossa vincente e trattata alla pari degli altri piuttosto che una Ferrari bastonata in pista ma pagata più degli altri. Ecco allora che emergono tutti i limiti della gestione Elkann.
L’attuale presidente sta gestendo la Scuderia Ferrari come una grande azienda, e il fatturato gli dà ragione. Il problema è che questo non è il DNA della Ferrari, quel DNA che il Drake difese a tal punto da rifiutare nel 1964 una pioggia di milioni da parte della Ford. Per Enzo Ferrari la priorità non è mai stata il guadagno, è stata sempre la vittoria. Finché non tornerà un presidente disposto a far girare tutta l’azienda intorno a questo concetto difficilmente vedremo una Ferrari vincente.
Ieri la Ferrari ha chiesto un atto di fede e pazienza ai tifosi attraverso i Social, bene quella richiesta avrebbe dovuto farla John Elkann in persona mettendoci la faccia e mostrando quanto anche lui soffra per la condizione attuale della Ferrari. Montezemolo non mancava mai di commentare ogni lunedì i risultati della Rossa, buoni o cattivi che fossero; Marchionne era una presenza costante a Maranello, Elkann invece è un fantasma che si vede soltanto a Febbraio alla presentazione della nuova macchina per ricomparire 12 mesi più tardi.
Intanto abbandona il suo Team Principal e la sua squadra nella tempesta, sperando che passi presto e che magari possa un giorno tornare al timone della nave per prendersi il merito di averli trascinati fuori dalla bufera.
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