Considerazioni a freddo sui due alfieri della Rossa, dopo il buio del GP del Bahrain
Riparto dal finale dell’ultimo pezzo di venerdì.
“Ferrari: Una quarantena di digiuno tra le dune del deserto.
Fare attenzione al diavolo col 44 sul casco!”
Evidentemente, non ha fatto attenzione Vettel che, preoccupato dalle ombre grigie di un diavolo oramai quasi imbattibile, non ha resistito al suo difetto più grande.
Provarci sempre.
Un aspetto che da un punto di vista prettamente umano è più che rispettabile, quasi ammirevole.
E infatti sfido chiunque a discutere l’attaccamento che il tedesco ha nei confronti della rossa.
Un amore fortissimo, quasi infinito.
Seb è il tifoso numero uno della Ferrari, e questa è una cosa bellissima.
C’è un però: non è abbastanza.
O magari vale il contrario, è troppo.
In ogni caso c’è chi dall’altra parte del box ha dimostrato che probabilmente (e spero di pentirmene) per dirigere l’armata rossa verso il successo serve altro.
Bisogna essere dei robot.
E infatti a me qualche dubbio su Leclerc è venuto.
Ma siamo sicuri che sia umano?
Mi spiego.
Da uno che a 21 anni fa una pole con la Ferrari ti aspetti un team radio che come minimo ti fa saltare i subwoofer dell’impianto audio in salone.
E invece no.
Pacato, composto.
Come quando scende dalla macchina a fine gara, dopo aver dominato e perso, per colpa di una rottura della PU.
Ma cosa ti aspetti da uno che è riuscito a dominare un weekend di formula 2 a pochi giorni dalla scomparsa di suo padre?
Proprio questo.
Forse l’ingrediente mancante alla ricetta “Seb + Ferrari” (ripeto, spero di pentirmene).
Il controllo, il distacco, la freddezza.
Mi dispiace per Seb, ma queste sono caratteristiche che difficilmente apprendi.
Ed è un dispiacere vero il mio, l’ho ripetuto più e più volte: sarebbe romantico ed emozionante veder Vettel emulare le gesta del suo grande mito, anche lui tedesco e con lo stesso numero sul casco.
Probabilmente restera un’idea platonica.
Di sicuro Vettel oggi si è messo da solo un piede al di fuori dal futuro della Ferrari.
Ed è giusto che da oggi sia messo in discussione, se non impari dagli errori non vai da nessuna parte e Vettel non ha imparato che a volte è meglio non provarci.
Come Hamilton, il diavolo quasi imbattibile della nostra storia odierna, che zitto zitto, aiutato anche dalla sorte, ha messo a segno un’altra delle sue vittorie inmeritate (detto anche da lui eh!).
Ma è anche vero che cogliere i regali della sorte devi essere lì pronto ad acciuffarli.
Quello che Seb, peccaminosamente, non ha ancora capito.
Ma si sa, il digiuno confonde le idee.
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