Dal termine della gara dei Shangai, se ne leggono di tutti i colori, come se il problema più grande fosse una strategia
La Ferrari torna da Shangai con un terzo ed un quinto posto, risultati di certo al di sotto delle capacità della Rossa. Tuttavia, non sono mancate le contestazioni verso le scelte strategiche della Ferrari che, a detta di molti, avrebbe sacrificato Leclerc per cercare di favorire Vettel.
Tuttavia, pochi si sono accorti che, favorire Vettel dopo aver invertito le posizioni, era l’unico modo per non rischiare di mandare Verstappen sul podio. Quindi la Ferrari ha forse fatto il possibile per cercare di salvare una situazione compromessa al decimo giro. Già, perchè la strada da seguire, forse, non era un avvicendamento delle posizioni ma un allontanamento dei piloti, in modo da salvaguardare le coperture.
Vettel: finalmente il podio ma serve velocità
Potremmo dire che Vettel è tornato. In tutti i sensi.
Torna finalmente sul podio, torna a chiedere posizioni via radio, torna a non girarsi, torna a massimizzare il risultato.
Al Vettel consistente di Shangai si può solo recriminare di aver chiesto una posizione che forse non meritava, visto il passo praticamente uguale con Charles. La sua dichiarazione di fine gara “Credevo di essere più veloce, ma ho perso troppo tempo a trovare il giusto ritmo”, la dice lunga sulla sua ‘cattiveria’ da molti decantata.
Semplicemente, lo definirei ‘ingordo’ per non aver aspettato il momento giusto per chiedere la posizione e pee non aver riceduto la posizione al compagno una volta capito che non si potevano riprendere le Mercedes.
Ma nemmeno questo è da colpevolizzare. Vettel non può sapere in ogni momento la situazione di ogni pilota.
Seb ha chiesto la posizione e l’ha avuta. Non ha concretizzato. Quindi doveva essere il muretto a gestire la situazione. Magari lasciando invariate le posizioni, co Seb dietro.
Invece, è stato chiesto a Leclerc di spostarsi.
Il tutto a beneficio di Vettel che, finalmente, ha avuto un weekend positivo e senza intoppi. Un weekend di sostanza insomma.
E questo non è importato ai molti che, invece di guardare la grandezza della Mercedes, credono che un problema di strategia abbia mandato la Ferrari a -57 dalle frecce d’argento.
Leclerc: la maturità del campione
Che il giovane Charles Leclerc sia più simile ad un cyborg che ad un umano, lo sappiamo da anni. La vittoria in F2 subito dopo la morte del padre è emblema della freddezza e della capacità di concentrazione di questo giovane che, se non fosse alla Ferrari, sarebbe certamente uno dei più temibili rivali della Rossa.
Charles, che difficilmente tradisce emozioni una volta abbassata la visiera, domenica ci ha regalato una visione inedita del suo essere, mostrando frustrazione e un briciolo di rabbia via radio. Il “E adesso?” urlato dopo avere ceduto la posizione a Seb è certamente indice di poca calma portata dalla foga del momento, ma Charles ha subito compreso che era una mossa da provare.
Charles ha subito spento ogni possibile voce sui ‘sacrifici’ al termine della gara. “Nessun sacrificio. È stato gioco di squadra.” ma in molti hanno continuato ad inveire contro la Ferrari.
Leclerc, invece, l’unico che avrebbe potuto protestare, ha capito che l’avvicendamento con Seb poteva essere la svolta in una gara che stava andando in tutti i modi tranne che bene per le Ferrari.
In Formula 1, il tempo per prendere le decisioni è breve e molto limitato. È un bene raro. Quindi si deve decidere in fretta.
E nessuno dovrebbe chiedersi a fine gara se si è meritato quel trattamento o meno. Qualcuno ha deciso, e le decisioni vanno rispettate. Altrimenti saremmo tutti James Francis Ryan, pronti a chiederci se ci siamo meritati ogni cosa.
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