Fino all’ultima curva.

Lo sport non ha senso.
L’esempio più facile è quello del calcio: ventidue adulti, divisi in due squadre, che inseguono una sfera e che senza toccarla con le mani devono farla finire nella rete avversaria.
Non avendo mai visto una partita, verrebbe quasi da ridere.

Lo sport non ha senso, sono le emozioni che glielo danno.
Sta tutto qui il motivo per cui vi diamo tanta importanza.

Siamo umani e abbiamo bisogno di emozioni.
Io sono umano e ho bisogno di emozioni, ed è per questo che amo questo mondiale.
Dopo anni di battito cardiaco regolare, durante i weekend di gara di quest’anno il mio cuore è tornato ad agitarsi ed accelerare prima di un Q3 e nei tratti più incerti di ogni gara.

Dovrebbe essere sempre così e negli ultimi anni non lo è stato.

Per questo motivo io credo (o meglio, voglio credere) che questo mondiale non sia finito, che l’incertezza ci sarà ancora, che si soffrirà, che si lotterà, fino alla fine.
Dai, non può non essere così, lo ha detto anche uno che di mondiali ne sa qualcosa, un certo Ross Brawn.
Lo ha detto anche Vettel, si dice, ai suoi meccanici raccontandogli cosa ha fatto nel 2010 quando a sei gare dalla fine era lontano 31 punti da, guarda caso, Lewis Hamilton.

Questo mondiale non è finito.
Qualche fatto a supporto della mia tesi:

-Ad Hamilton è andato tutto benissimo (tranne a Baku).

Il pilota britannico ha concluso fin qui tutte le gare disputate (l’unico insieme a Ocon).

Anche se a livello statistico non c’è nulla che ci dica che proprio per questo motivo la probabilità di un suo ritiro dovrebbe essere maggiore nelle prossime sei gare, l’esperienza ci dice che una stagione senza ritiri è un evento raro, tra rotture meccaniche, incidenti ed errori vari.

Per esempio Hamilton, che si è ritirato 25 volte nella sua carriera (il 12.38% delle gare a cui ha partecipato) non è mai riuscito a concludere tutte le gare di una stagione senza ritirarsi almeno una volta.

-La Ferrari ha un jolly da giocare.

fonte: google immagini

La Mercedes per “evadere” le nuove limitazioni sul consumo di olio ha introdotto a Spa la sua Power Unit n.4 (dalla quinta scatta la penalità) un escamotage concesso dalle nuove regole, stabilite nel weekend del Gp d’Ungheria, che limitano solo le Power Unit omologate dal GP di Monza in poi. La Ferrari ha preferito non utilizzare questo buco regolamentare per posticipare l’introduzione della quarta Power Unit.

È logico pensare che lo scopo sia quello di effettuare uno step prestazionale che permetta di avvicinare le Mercedes sul dritto.
Alcuni rumors emersi durante il Gp di Monza affermano che l’introduzione sia stata posticipata per motivi di affidabilità, a fronte di una performance già raggiunta.

-La fortuna nella sfortuna.

In questi giorni la Ferrari ha comunicato che la Power Unit numero 3 della Ferrari di Vettel, rientrata a Maranello e sottoposta a diversi test, è integra nonostante l’incidente di Singapore.

Incidente in cui Vettel ha subito un danno ai radiatori di acqua e olio che avrebbe potuto far innalzare eccessivamente la temperatura della PU compromettendone l’affidabilità di alcuni componenti chiave, evento che non si è verificato grazie allo stop repentino imposto dall’ingegner Adami al primo giro.

Se come me siete persone che cercano sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche quando non ci sta una goccia, avrete sicuramente notato che grazie a questo la PU italiana ha così risparmiato oltre 300 km che permetteranno, nelle prossime sei gare, una rotazione più tranquilla delle componenti.

-La Red Bull potrebbe mischiare le carte.

fonte: google immagini

La monoposto austriaca è stata trasformata tantissimo nel corso della stagione, il progetto low drag iniziale è stato abbandonato perché non efficace, il passo è stato allungato e sono state aggiunte diverse appendici aerodinamiche che ne hanno aumentato il carico aerodinamico.

Un salto prestazionale che ha permesso a Ricciardo e Verstappen di intromettersi (anche se le chance iridate sono praticamente nulle) nella lotta per il titolo tra Mercedes e Ferrari.

In particolare, negli ultimi due weekend è parso che i bibitari siano una sorta di “eterni secondi”, ovvero che siano sempre la seconda macchina in pista a livello prestazionale, con Mercedes e Ferrari a scambiarsi la prima e la terza posizione in base alle caratteristiche del circuito su cui si corre.

Le prestazioni della Red Bull sono state incredibilmente simili in due circuiti con caratteristiche praticamente opposte: Monza e Singapore, per questo motivo è lecito pensare che lotteranno per la vittoria anche nei prossimi weekend.

A questo punto, la situazione si complica, c’è una variabile in più che può mischiare notevolmente le carte, come già accaduto a Singapore dove, se Verstappen non si fosse qualificato in seconda posizione l’esito della gara sarebbe stato sicuramente diverso (attenzione, io reputo l’episodio un incidente di gara, non sto dicendo che sia colpa sua, sto semplicemente ipotizzando che se la Red Bull fosse stata meno competitiva e in seconda fila ci fosse stato Kimi Raikkonen le cose sarebbero andate diversamente).

-I prossimi circuiti dovrebbero favorire equilibrio.

Monza e Singapore sono due circuiti molto particolari.
A Monza, inutile negarlo, conta il motore.
Tra i muretti di Singapore, invece, la velocità nelle curve lente e la trazione.
Questi fattori hanno creato un grande squilibrio nelle prestazioni di Mercedes e Ferrari (la prima nettamente superiore a Monza, la seconda a Singapore) che più verosimilmente dovrebbero essere quelle di Spa, pista più completa e più simile alle sei restanti.

I presupposti per un finale degno di questa stagione ci sono.

La Ferrari ha il compito di reagire subito in Malesia e riportarsi quantomeno a meno di una gara di distanza in termini di punti (siamo a 28 al momento), la Mercedes può viaggiare tranquilla, ma non troppo, Hamilton lo sa, in Formula Uno a volte basta un attimo.

 

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