Fa male, quest’anno come non mai.
Fa male il petto, scosso fin dalla nascita da un cuore dannatamente rosso.
Fa male il diaframma, con sofferenza richiamato da uno stomaco che da troppo tempo sta a digiuno e che ha fame, tanta fame, di vittorie.
Tra mille pensieri, colmi di rimpianti e ferite, la testa va, da sola, a quello che poteva essere, e non é stato.
L’anno giusto.
La ricetta era quella giusta:
-annata precedente deludente
-cambio di regolamenti
-rumors che parlavano di un probabile disastro rosso
-macchina bella da morire (e veloce, perché se non é veloce non é bella)
-La Mercedes in netta difficoltà
Una ricetta che aveva sfornato così un inizio di stagione al gusto di sogno.
Vettel primo, sembrava un ciborg: veloce in qualifica, bestiale in gara, mai una sbavatura, la macchina che va, eccome se va, gestisce le gomme come solo una macchina di classe saprebbe fare e dipinge di rosso più volte il traguardo.
Nonostante un ritorno della Mercedes, causato da una serie di piste favorevoli all’armata tedesca e ad un netto miglioramento prestazionale del suo arsenale, si era riusciti a perdere qualche battaglia ma si stava vincendo, ancora, la guerra.
Poi le vertigini.
Capita, quando stai in alto e non sei abituato.
Capita quando lotti contro Golia.
Capita quando provi a chiudere un gap semplicemente più grande di te.
E dopo una gara persa (a testa alta) si sollevano prepotentemente nubi di “se”:
Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato l’incidente a Singapore?
Cosa sarebbe successo se la PU fosse stata montata bene prima delle qualifiche del Gp della Malesia?
Cosa sarebbe successo se la candela fosse stata sostituita prima del Gp del Giappone?
Quanto sarebbe servito questo secondo posto in una pista decisamente Mercedes?
Accanto a loro, altre domande, con la testa al futuro:
Ma una Mercedes così maledettamente perfetta é battibile?
E la Red Bull, dove sarà, dopo queste prestazioni eccellenti ?
Ma ce la faremo mai?
Girerà la sorte dalla nostra parte?
Quando rivedremo la rossa vincere un mondiale?
E la speranza si affievolisce, nonostante la ragione ti dica che i presupposti per farcela ci sono, la speranza si affievolisce, frenata da un cuore che, pieno di ferite mai rimarginate, ha perso la forza di crederci.
Essere ferraristi fa male.
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