Le frecce d’argento non hanno mai avuto una velocità paragonabile alle Rosse, ma sono comunque riuscite a fare bottino pieno
È mancato solo il punto bonus legato all’ottenimento del giro veloce, altrimenti il “Grande cu*o” decantato da Toto Wolff a fine gara, sarebbe diventato un “Cu*o epico”. Così, senza infamia né lode, la Mercedes torna dal Bahrain con ben 43 punti ed un vantaggio già ampissimo sulla diretta sfidante che, nemmeno a dirlo, è ancora la Ferrari.
“Toto come definisci questa vittoria?”
“GRANDE CULO!”
Il dono si sintesi di Toto #Wolff è disarmante. #Formula1 #BahrainGP— Daniele Zindato (@DanieleZindato) March 31, 2019
Oltre ai 43 punti, che sommati ai 44 di Melbourne, diventano 87, la Mercedes torna a Brixworth con la consapevolezza che la macchina più veloce in pista non è argentata ma rossa. Già perchè, ai 43 punti conquistati in pista, va aggiunta la considerazione del fatto che più di tre decimi su un singolo giro non sono pochi.
Che la Ferrari fosse nettamente più veloce sul tracciato del Bahrain lo si era visto già dalla seconda sessione del venerdì, ma nessuno si aspettava questo distacco. Per le Ferrari è stato quindi relativamente facile prevalere in qualifica ed in gara proprio ai danni delle frecce d’argento.
Tuttavia, le monoposto anglo tedesche hanno dimostrato di avere una qualità che alla Ferrari è sembrata mancare finora: l’affidabilità.
Hamilton e la forza del campione: nel posto giusto al momento giusto
Se c’è una cosa che ha sempre contraddistinto Hamilton, è la quasi totale assenza di errori in gara e nelle altre sessioni del weekend. Si è visto l’anno scorso. Si sta vedendo anche quest’anno. Hamilton c’è sempre quando c’è da esserci. Se Vettel non avesse commesso un errore, probabilmente avrebbe conquistato la vittoria, vista la differenza di passo tra Ferrari e Mercedes, ma così non è stato.
Hamilton ha condotto un weekend volto alla massima capitalizzazione possibile, conscio del fatto che la W10 non era veloce quanto la SF90. I tre decimi di svantaggio pagati in qualifica non hanno scoraggiato il britannico che, con il suo solito mordente, è riuscito a gravitare sempre nelle zone alte della classifica ma, soprattutto, è riuscito a mettere pressione alle Ferrari.
La Mercedes ha forse commesso un errore strategico che avrebbe potuto permettere ad Hamilton di rimanere ancora più vicino alla coppia di testa. Se avesse montato subito pneumatici Medium invece che Soft, non sarebbe stato così in svantaggio dopo il pit stop. Certo, se non avesse avuto il corpo a corpo con Seb magari non avrebbe vinto, ma i tempi del secondo stint parlano chiaro: Hamilton ha perso una media di tre decimi e mezzo a giro.
Come già detto, però, ad Hamilton va dato il merito di esserci sempre per cogliere l’occasione migliore, come i grandi attaccanti in area di rigore.
Bottas: di diverso solo la barba
Aveva ragione Hamilton “Bottas è sempre lo stesso, di diverso ha solo la barba”. Infatti Valtteri fa quello che sa fare meglio: parte a missile, tanto da girare in seconda posizione la prima curva, ma poi non ha quel quid in più sul corpo a corpo. Il buon finlandese, infatti, perde due posizioni in men che non si dica a beneficio di Leclerc e di Hamilton.
Da quel momento scompare dai radar. Troppo lento per i primi tre ma troppo veloce per Verstappen. Lui stesso ha dichiarato di aver avuto una gara noiosa e di non aver incontrato nessuno. Alla fine, però, sale sul podio, sul secondo gradino. Per completare un weekend in cui Bottas non si è fatto vedere da noi, ma è stato benvisto dalla fortuna.
O meglio, gli altri sono stati guardati dalla sfortuna. Perchè come disse qualcuno “La fortuna e cieca ma la sfiga ci vede benissimo” e ha guardato con grande attenzione le monoposto rosse.
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