Un mese dopo la Genesys 300, prima gara della NTT IndyCar Series 2020, i motori Honda e Chevrolet tornano a rombare nell’iconico scenario di Indianapolis, sede del secondo round stagionale. Per il settimo anno consecutivo l’IndyCar correrà nel caratteristico Road Course dell’Indiana, circuito sul quale quest’anno il campionato farà tappa per ben due volte: oltre alla gara prevista nel primo weekend di luglio, il 2-3 ottobre piloti, squadre ed addetti ai lavori faranno il loro ritorno nella struttura di proprietà Penske in occasione del penultimo appuntamento di un calendario ovviamente stravolto dall’ormai risaputa situazione d’emergenza globale
Tra i favoriti non possiamo che annoverare Scott Dixon, vincitore in Texas, e lo squadrone gestito da Roger Penske, lo scorso anno vincitore con il poi Campione della Indy500 Simon Pagenaud. Avendo corso una sola gara, per di più in un tracciato agli antipodi rispetto al Road Course di Indianapolis, esporsi in previsioni potrebbe rivelarsi una scelta azzardata, soprattutto considerando la variabilità e la dinamicità dei valori in campo. Senza alcun dato concreto sul quale ragionare gli appassionati saranno piacevolmente obbligati a vivere il weekend di gara tra incognite e dubbi, il ché è sicuramente fonte di un fascino derivante dall’imprevedibilità di un campionato contraddistinto come non mai dallo scontro generazionale tra le leggende della serie “made in U.S.A.” ed i nuovi arrivati.
LA PISTA
L’Indianapolis Road Course è un tracciato permanente progettato all’interno del magico ovale. Inaugurato nel 2000 in occasione del Gran Premio di F.1, ha poi subito ulteriori modifiche atte a permettere lo svolgimento sia delle gare motociclistiche (Motomondiale su tutte) sia, per l’appunto, dei Gran Premi IndyCar. Attualmente il layout si compone di 13 curve, delle quali la maggior parte prendono le forme di lunghe e particolari chicane. La lunghezza della pista raggiunge le 2.439 miglia (3.925 km), da percorrere per un totale di 90 giri, pari a 219.51 miglia (353.267 km). Gli appassionati si dividono nel giudicare il tracciato, spesso considerato monotono ed eccessivamente piatto soprattutto se nella valutazione si propone il paragone con le storiche piste permanenti americane quali Barber, Mid-Ohio, Sonoma e Road America. Tuttavia, proprio per la sua confermazione, l’Indianapolis Road Course offre ai piloti una sfida non indifferente nella gestione di un ritmo costante e veloce, alla continua ricerca di un compromesso tra prestazione pura e passo gara.
Saliamo a bordo della Dallara Honda del Chip Ganassi Racing per vivere insieme le emozioni del giro che consegnò a Felix Rosenqvist la Pole Position del Gran Premio di Indianapolis 2019.
LE STATISTICHE
Analizzando la lista dei vincitori dal 2014 al 2019 il primo dato che salta all’occhio è il seguente: solamente due sono i piloti ad aver vinto nel circuito interno di Indy, Will Power e Simon Pagenaud, entrambi con tre vittorie all’attivo. Ancor più particolare è l’albo d’oro riguardante le squadre, visto che dal 2015 in poi solo e soltanto Penske si è imposta. L’unico team a contrastare l’impero gestito da Roger Penske è stato Sam Schmidt Motorsport, vincente con Simon Pagenaud nel 2014 in quella che rappresentava la prima gara IndyCar nel tracciato permanente di Indianapolis.
Per quanto concerne le motorizzazioni è Chevrolet a dominare con cinque successi consecutivi dal 2015 al 2019. Al costruttore americano manca il sigillo della già citata prima edizione, vinta dal binomio Schmidt – Pagenaud con la DW12 motorizzata Honda.
QUANDO E DOVE SEGUIRE IL GMR INDY GP
La gara verrà trasmessa in diretta streaming su DAZN a partire dalle ore 18:00 di sabato 4 luglio 2020.
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