Un successo particolarmente importante sia per WTR sia per Acura, fino allo scorso anno impegnata nella serie con il solo Team Penske. La scommessa di affidare le proprie ARX-05 a Wayne Taylor si è rivelata vincente, tanto da consentire ad Acura di ottenere il primo storico centro a Daytona.
Una gioia immensa per tutto l’equipaggio scelto da WTR: Ricky Taylor bissa la vittoria ottenuta nel 2017 così come Filipe Albuquerque, vincente nel 2018 con JDC-Miller Motorsport. Primo sigillo in assoluto a Daytona per Hélio Castroneves e Alexander Rossi.
L’ultimo quarto di gara si è dimostrato più ostico del previsto, sebbene una paradossale quanto spettacolare concatenazione di eventi abbia permesso alla vettura #10 di porsi in cima alla classifica una volta completato l’ultimo Pit Stop.
Quando mancavano cinque ore alla bandiera a scacchi una penalità drive through colpisce Kevin Magnussen e la Cadillac DPi #01, l’avversario più temibile per WTR. Il danese, con il quale Alexander Rossi ha affrontato un magnifico duello, durante il pit stop ha fatto girare le ruote posteriori della propria vettura una volta sollevata da terra, violando il regolamento e subendo la seconda sanzione in gara.
Anche la Cadillac DPi #31 dell’AER non è riuscita a rimanere in lotta per la vittoria proprio quando le numerose caution iniziavano a destabilizzare strategie e classifica. A 5 ore e 35′ dalla conclusione dell’evento, il cambio della #31 è rimasto bloccato in terza marcia, obbligando Felipe Nasr ad un mesto rientro ai box.
Seconda posizione assoluta per la Ally Cadillac #48 gestita da AER e guidata da Mike Rockenfeller, Kamui Kobayashi, Simon Pagenaud e Jimmie Johnson. Finita in testacoda nel tentativo di passare la Cadillac #1, la gara dell’equipaggio #48 sembrava compromessa. Le numerose Full Course Yellow, invece, hanno offerto delle chance prontamente colte, tanto da chiudere la gara direttamente alle spalle dei vincitori. Il 2° posto è stato confermato con un sorpasso nel rettilineo principale ai danni della Mazda #55 guidata da Tincknell, scavalcata nei minuti finali della 24 Ore.
Sebbene abbia perso la posizione, Mazda Motorsport può sicuramente definirsi soddisfatta. Mai della partita, la RT24-P ha accumulato un ritardo abissale di tre giri. Solo le svariate neutralizzazioni hanno consentito alla vettura #55 di equiparare i giri del leader, tanto da inserirla come protagonista nelle ultime e spettacolari due ore.
4° posizione per la seconda Acura ARX-05, la #60 del team Meyer Shank Racing. Anche l’equipaggio formato da Dane Cameron, Olivier Pla, J. P. Montoya e AJ Allmendinger non si è risparmiato, provando il possibile per tenere alle spalle le auto più competitive. Il ritmo, tuttavia, difficilmente si è dimostrato all’altezza della zona podio, tant’è che il distacco a fine gara ammonta a 55″.
Soltanto 5^ la Cadillac #01 di Chip Ganassi. La gara del terzetto Kevin Magnussen – Renger van der Zande – Scott Dixon si è rivelata spettacolare, sempre all’attacco ed in pressing continuo sulle squadre più rapide. Il ritorno nell’endurance, però, è stato macchiato sia dalle già menzionate penalità, sia da due forature. La prima quando mancavano 2 ore e 26 minuti, attutita in un certo senso dalla successiva caution chiamata dalla Direzione Gara. La seconda invece è giunta nel finale di gara, proprio quando Renger van der Zande aveva raggiunto l’Acura #10 di Albuquerque, in difficoltà vista la scelta di cambiare solo due gomme rispetto al “full service” di Chip Ganassi. Il problema allo pneumatico posteriore destro ha portato la Cadillac #01 dal 2° al 5° posto.
In LMP2 la 24 Ore di Daytona è stata vinta dall’Oreca 07 #18 dell’Era Motorsport con Paul-Loup Chatin, Ryan Dalziel, Kyle Tilley e Dwight Merriman. La vittoria è arrivata grazie soprattutto alle penalità drive through comminata alla vettura #8 del Tower Motorsport, sempre al comando fino alle ultime due ore di gara. Podio concluso dalla DragonSpeed #82, rimasta ferma in Pit Road per circa cinque minuti a causa di un timido ma preoccupante fumo proveniente dal retrotreno. Grande assente nella classifica degli equipaggi arrivati nelle prime cinque posizioni la Dallara #47 del Cetilar Racing, tra il 1° ed il 2° posto di classe fino alla rottura del cambio a 10 ore dalla fine. La squadra di Roberto Lacorte, Andrea Belicchi, Giorgio Sernagiotto e Antonio Fuoco ha chiuso in 6^ posizione di categoria, 35^ assoluta.
La classe LMP3 vede sul gradino più alto la Ligier #74 preparata da Riley Motorsport. La nuova categoria non ha di certo impressionato, sebbene proprio nel team vincente abbiano corso piloti provenienti dall’universo IndyCar. Spencer Pigot, Oliver Askew, Scott Andrews e Gar Robinson hanno rifilato ben tre giri di distacco alla seconda LMP3, la Ligier #33 del Sean Creech Motorsport. La Duqueine #6 del Muehlner Motorsport scattata dalla Pole ha completato il podio.
Passando alla categoria GTLM non annotiamo particolari sorprese. Corvette Racing ha dominato l’intera competizione con le C8.R #3 e #4. Gli unici attimi di preoccupazione si sono verificati nel continuo alternarsi delle Full Course Yellow, che per qualche passaggio hanno consegnato il 1° posto alla BMW M8 GTE RLL #24. Da menzionare anche una penalità drive through per la Corvette #3, ma il tempo perso è stato subito recuperato grazie all’ultima caution. La stessa auto ha così vinto la 24 Ore di Daytona nella classe GTLM, regalando un’altra gioia alla famiglia Taylor: a bordo della C8.R vincitrice, infatti, ha corso Jordan (fratello minore di Ricky e figlio di Wayne), affiancato da Nicky Catsburg ed Antonio Garcia. Proprio in riferimento a Garcia, lo spagnolo ha contratto il Covid-19. L’avviso gli è stato recapitato durante la gara e dalla 18^ ora in poi non ha più corso.
Chiude il podio GTLM la BMW M8 GTE #24 di John Edwards, Jesse Khron, Marco Wittmann e Augusto Farfus. Nulla da fare per Risi: Pier Guidi, Calado, Rigon e Gounon hanno provato in tutti i modi a portare a casa almeno un podio, ma nemmeno il pit stop finale posticipato ha dato i risultati sperati. Porsche WeatherTech – Proton non ha potuto dimostrare il potenziale, venendo messa fuori gara sin dagli attimi antecedenti la partenza, quando Bruno Spengler ha tamponato la 911 RSR #79.
Doppietta Mercedes in classe GTD. Svetta l’AMG #57 del Winward Racing, impegnata a lungo nel duello per il primo posto con la Ferrari AF Corse #21. La battaglia si è prolungata per più ore, con la 488 sempre presente negli specchietti della vettura tedesca. Dopo svariati tentativi in curva 1, arriva il contatto tra Matteo Cressoni e Maro Engel. Il primo finisce contro il muro di gomme e danneggia lo pneumatico posteriore sinistro, il secondo prosegue e vince la gara.
La doppietta della stella a tre punte viene completata dalla Mercedes #75 del SunEnergy1 Racing, iscritta alla 24 Ore con l’equipaggio formato da Raffaele Marciello, Luca Stolz, Mikael Grenier e Kenny Habul. Questi hanno preceduto la squadra vincente nel 2020, Paul Miller Motorsports, giunta in 3^ posizione con Andrea Caldarelli, Madison Snow, Bryan Sellers e Corey Lewis.
24 ORE DAYTONA 2021 | RISULTATI FINALI
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