Quando un pilota si affaccia alle porte della Formula Uno c’è sempre curiosità. Quando un pilota ci si sporge, ci si tuffa, allora potrebbe essere qualcosa di speciale. È quest’ultimo il caso di Oscar Piastri, di Melbourne, precisamente del sobborgo di Brighton, con lontane origini italiane. Quando sua mamma Nicole ha dato alla luce questo ragazzotto, il sei aprile del 2001, un mese prima (il quattro marzo), nella città di Oscar, Fernando Alonso e Kimi Räikkönen mostravano per la prima volta in mondovisione le proprie qualità tra le curve dell’Albert Park.
Ventidue anni dopo, Alonso fa rinverdire di speranza, con la verde Aston Martin, i già verdissimi boschi delle Ardenne, mentre Oscar arde di talento, sfavillando appassionatamente tra le diciannove curve del circuito di Spa-Francorchamps.
Malgrado la domenica dell’australiano non sia stata delle migliori, si può dire con assoluta convinzione che, per lui, sia stato un fine settimana più che positivo. Con il secondo posto nella Sprint Race di sabato, dietro al padrone del campionato Max Verstappen, dopo aver sfiorato la migliore prestazione nella Shootout, sempre dietro all’inossidabile olandese, Piastri ha assaporato per la prima volta la leadership di una gara (che fosse Sprint, poco importa). Pensate che un rookie non faceva lo stesso da ben dieci anni (Esteban Gutiérrez, Gran Premio di Spagna 2013). Se le cose sono andate poi meno bene per il messicano, contiamo che andranno meglio per l’Aussie dai modi gentili.
Perché sì, Oscar (e ovviamente è un impressione di chi scrive) non è un ventiduenne esuberante nei suoi comportamenti. Tra le altre cose Mark Webber, suo agente e mentore, ha sottolineato la sua forza mentale. Non è un personaggio che recita il copione di un altro, è un personaggio che recita il suo, di copione. In pista, nei team radio, mostra sempre calma e, dettaglio non da poco, sbaglia raramente. Il suo unico errore di cui abbia memoria è stato un testacoda al termine delle qualifiche del Gran Premio del Canada, e anche se dovessi sbagliarmi, quel che è certo è che Oscar di sbagli ne fa pochi.
Il suo è stato un campionato che ha seguito l’andamento della sua MCL60: in crescita. Sono quattro i piazziamenti in zona punti, escludendo le Sprint Race: Australia, Monaco, Gran Bretagna e Ungheria, con gli ultimi due citati che hanno visto Oscar concludere tra i primi cinque. Il confronto con un pilota del calibro di Lando Norris, giovane ma con già quasi cento Gran Premi disputati (siamo a novantaquattro dopo Spa), non è cosa da poco, ma appuntamento dopo appuntamento le prestazioni del debuttante si stanno avvicinando a quelle del britannico. Già attualmente considero la coppia McLaren tra le più forti del lotto e, piccola parentesi, attenzione a non mettere “sulla graticola” il primo per esaltare il secondo: si tratta di due piloti con grandi potenzialità, Lando è già più sgrezzato, mentre per Oscar siamo solo all’inizio, e quando uno finisce davanti all’altro non per forza chi ha terminato alle spalle ha fatto male. È un discorso di cultura sportiva che richiederebbe più tempo, ma soprattutto più parole.
In conclusione, ho particolarmente apprezzato le dichiarazioni dell’australiano al termine del (poco lieto) Gran Premio appena disputato. Nel contatto tra lo stesso Piastri e Carlos Sainz, avvenuto in partenza nella “curva della sorgente”, La Source, che ha di fatto messo fine alla domenica di entrambi, è stata la maturità del giovane di Melboune, il quale ha parlato sostanzialmente di incidente di gara, a testimoniare per l’ennesima volta in così poche corse che non si sta parlando di un “affaccio”, ma di un “tuffo” appena al suo principio, di cui sarà interessante vedere l’ingresso in acqua.
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