Cool down lap | Barcellona 2024

La McLaren in Catalogna

La puntata di questo nuovo episodio, scritto s’intende, è concentrata sulla McLaren. Perché c’è tanto da scrivere, circa quello che è avvenuto a Barcellona. In Catalogna, la squadra di Andrea Stella, Zak Brown e Lando Norris ha dimostrato di avere la macchina più veloce. E a Montmeló questo assume un significato diverso. Ed è questa la prima cosa da dire. Perché se a Imola lo si era constatato più o meno velatamente, oggi c’è la conferma: dirompente, secca, netta.

I papaia, si ricorda, non erano partiti in maniera così brillante. All’inizio della stagione, s’intende. Terza forza, non male certo. Ma la Ferrari, e immancabilmente la Red Bull, la vedevano quasi con il binocolo. La Mercedes, e in qualche occasione l’Aston Martin, erano a debita distanza. In Australia, l’alba rossa di Sainz e Leclerc, c’era già stata qualche avvisaglia. In Cina, il primo segnale. A Miami, gli aggiornamenti che hanno cambiato tutto.

Gli aggiornamenti, che appena messi sulla macchina hanno funzionato. Come per magia, ma senza bacchetta magica. Un pacchetto di novità importante, che lavora come dovrebbe. E forse anche di più. Ed è stata l’ennesima conferma del modus operandi imposto da Andrea Stella. Nulla si fa per caso. C’è una ragione per qualsiasi scelta. Le quali sono analitiche e dannatamente vincenti. Perché è già una vittoria, avere la macchina più veloce. In definitiva, gli aggiornamenti funzionano. Sempre, immancabilmente, e con che forza. Quella dei migliori.

E però, tuttavia, si vuole di più. Ed è sacrosanto. A Miami la safety-car ha sparigliato le carte. Ed è arrivato il successo. A Imola una qualifica non brillantissima e un primo stint non a livello, a Monaco un Leclerc stellare, ma il podio di Oscar Piastri, in Canada, tante, troppe variabili, che non sono state sfruttate. A Barcellona, in maniera evidente, non ce ne sarebbe stato per nessuno. E invece la premiata ditta Verstappen-Red Bull è arrivata ancora davanti. Premiata ditta, appunto. Chi vince, e continua a farlo, non lo fa mai per caso.

È evidente che Lando Norris abbia gettato al vento una gara che bisognava vincere. Specialmente dopo un giro, in qualifica, di quel livello. Perché, e le cose vanno dette tutte, in qualifica la McLaren non è ancora così brillante. E Norris ci ha messo del suo. Proprio per questo, a maggior ragione, partire male non è contemplato. La corsa, poi, non era ancora terminata, ma la Red Bull, forte della qualità di Max, ha deciso di imporre la sue scelte. E ci sono cascati proprio tutti.

Se non sei il più forte, si sa, bisogna inventarsi qualcosa di diverso. Ed è esattamente quello che hanno fatto a Milton Keynes, mentre a Woking si è deciso di giocare come se si fosse ancora i secondi, i terzi, della classe. E si sono dati alla pazza gioia, allungando il primo stint senza che ce ne fosse bisogno. Se è vero che allungare gli stint ti porta un vantaggio a lungo termine, se esageri hai l’effetto contrario. Perché poi non hai più abbastanza giri per recuperare tutto quello che avevi perso in precedenza.

Ecco. La McLaren e Norris devono imparare a giocare per primi. E da primi. Non devono aspettare di subire le scelte di chi è abituato a comandare, devono mettere pressione su chi ora non ha più il materiale per dire che è il più forte. Ma che resta la più forte, per tante ragioni. Per la McLaren, prima che sia troppo tardi, è tempo di attaccare: non c’è altra strada. Perché le cose possono cambiare, e i treni non passano due volte. Ma dopo questa, la sensazione è che impareranno.

Immagine in evidenza: © @McLarenF1 X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di venti anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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