Norris e Verstappen, Verstappen e Norris, Lando e Max, Max e Lando. Amicizie finite, ruotate e dichiarazioni. Occorre andare più nel profondo, per non sfociare nelle banalità che si sono susseguite nell’immediato dopo gara e oltre. A Spielberg, Gran Premio dell’Austria 2024, il tre volte campione del mondo e il vincitore di Miami 2024 sono andati al contatto mentre battagliavano per la leadership della corsa. Nulla di più atteso, nel senso di “prevedibile”.
Prevedibile, atteso, perché il contatto, quando si parla di corse automobilistiche, è all’ordine del giorno. Di queste battaglie, all’ultimo sangue, se ne sono viste a bizzeffe. Come è stato scritto da più parti, gli Schumacher, e quindi i Verstappen, ci sono sempre stati. E sempre ci saranno. Gente che ha adottato negli anni una condotta di gara aggressiva che, spesso, è sfociata nella scorrettezza. Ed è qui che sorge il cosiddetto punto di non ritorno.
Tra aggressività e scorrettezza, come tra il dire e il fare, ci passa in mezzo il mare. Nella battaglia, anzi, nelle battaglie che abbiamo apprezzato nei giri finali della corsa, abbiamo visto un pilota aggressivo e un pilota scorretto. E, come fosse il mondo al contrario, montagne d’inchiostro (e di caratteri) nell’etichettare il primo soggetto come ingenuo e il secondo come eroe dei due mondi. Probabilmente ci siamo dimenticati delle reazioni che ci sono state nella famosa Copse di Silverstone 2021. Forse, sarebbe opportuno andarsele a recuperare. Per capire chi era il buono e chi il cattivo. E chi diceva che esultare fosse una mancanza di rispetto dicendo che tal dei tali era stato scorretto.
Che Norris sia stato (anche) ingenuo non è peccato dirlo. Nella suo modo di gareggiare, determinato, aggressivo ma non pungente, c’è sicuramente da migliorare. Ma averne cento, mille, di piloti come lui. Che cedono la posizione quando si rendono conto di aver fatto qualcosa di sbagliato. Che vanno oltre il limite senza sfociare in comportamenti sporchi, che troppo spesso trovano il favore di appassionati e addetti ai lavori. Perché Verstappen, come spesso gli accade, è andato oltre la semplice “battaglia”, adottando la logica a lui cara “o io o nessuno”. Ed è stato così anche in questo caso.
Tutti vogliono vincere. Ci mancherebbe che non fosse così. Ma tra vincere e Vincere c’è una differenza che non tutti riescono a captare. Una differenza per palati fini, che certamente, con gli inchini a cui abbiamo assistito nei confronti dell’olandese, diventerà per palati finissimi. Giocare sporco è semplice, vincere in maniera pulita è arte sempre più desueta. Perché non c’è scritto da nessuna parte che per vincere devi essere così. E ci sono le prove a confortarlo. In definitiva, hard racing non significa e non deve significare dirty racing. Perché questo è quello che stanno facendo passare. Dai tifosi ai commissari, dagli addetti ai lavori a chi si prostra a questi modi di fare. Attenzione. Questo non è un rodeo, questa è la Formula 1.
Che Norris farà tesoro di queste lezioni è indubbio. E fare tesoro non vuol dire abbassarsi al livello del suo concorrente. Ma essere più pungente, diretto, determinato, sportivamente cattivo. Duro, ma corretto, come scritto sopra, pungente, spietato. A Silverstone, forse, ma certamente in uno dei prossimi appuntamenti, per capire. E scrivere per dare una chiave di lettura.
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