Lo diceva, anzi, lo poetava assai bene, Dante Alighieri nella sua (Divina) Commedia. Si tratta di un principio che si potrebbe semplificare con l’espressione ‘tutti i nodi vengono al pettine’. In tre parole, legge del contrappasso. Ecco. Forse Max Verstappen non dovrà aspettare di finire all’Inferno. Quantomeno, questo non glielo si vuole augurare. A Gedda, Arabia Saudita, sulle rive del Mar Rosso, ecco che il numero 1 della Red Bull ha potuto toccare con mano questo concetto tanto caro al Poeta. Una penalità, di cinque secondi, che con buone probabilità gli è costata una vittoria. Una penalità che, solamente qualche tempo addietro, non sarebbe mai e poi mai esistita. Eccolo, il contrappasso. Quello che fai, poi ti ritrovi: se per analogia o per contrasto, questo conta zero. Il modo di gareggiare dell’olandese, da sparviero (leggasi furbo), noncurante di ciò che gli accade intorno, ha fatto – finalmente – drizzare le antenne a chi dovrebbe prendere le cosiddette decisioni sportive. Già a Città del Messico, Max si era dovuto sorbire ben due sanzioni. E però, se in quel caso era machiavellicamente riuscito a ottenere quello che voleva – la non vittoria di Lando Norris – ecco che alla domenica di Pasqua l’uovo più grande è stato trovato (e scartato) da Oscar Piastri. Max, rimastoci con un palmo di naso, ha preferito nascondersi dietro a un dito (la penalità) evitando di vedere la luna (la partenza sbagliata). Certo, un pilota che di campionati del mondo ne ha vinti quattro, consecutivamente, non ha sicuramente bisogno delle osservazioni, spesso e volentieri da quattro soldi, di un garzoncello della parola.
È altresì vero che si può imparare da tutti. Sia in positivo che in negativo. Sicuramente, si può imparare da Dante, che lo diceva, lo scriveva più di settecento anni fa. Cosa ne poteva sapere lui, di gare di ‘cavalli che corrono’. A furia di guardare al proprio orticello si rischia di perdere la bussola. E, infine, di venire puniti per quello che, prima, magari non sarebbe stato nemmeno considerato. Avviso ai naviganti: lungi dal sottoscritto volersi esibire in fustigazioni, in flagellazioni. Si tratta solamente di voler far luce su un aspetto. Quello che nulla è per sempre. E che il vento, quello può cambiare spesso e volentieri. Gedda ha regalato a Piastri il terzo successo della sua fin qui mirabolante annata. Incensato, questo va detto, dallo stesso Verstappen, l’australiano si è ancora una volta reso protagonista di una prestazione chirurgica. Ci è andato con il bisturi, minuziosamente, puntando il nervo scoperto di Max. E lo ha ripagato con la stessa moneta. Ci aveva provato, come scritto, il nativo di Hasselt, a farla franca, staccando all’incirca fino all’aeroporto saudita nel tentativo di metterci una pezza. Ma questa volta non c’è stata trippa per gatti. Non può essere stato (solo) Oscar a spingerti fuori, se fuori ti ci sei – per certi versi – messo da solo, hai tagliato la chicane e non ti sei accodato. È tutto qui. Sta tutto qui. Tra le righe, le virgole e i punti e virgola. Cercare la spiegazione, a volte, può essere più semplice del previsto. Avercela davanti e non rendersene conto, questo è il paradosso. Contrappasso, parola composta che deriva dal latino, ‘soffrire il contrario’. Non cambierà, lui. Però, forse, a Gedda qualcosa è veramente cambiato.
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