In pole position c’è Max Verstappen. Sai che novità, direbbe qualcuno. Ed effettivamente direbbero il vero. E però, sebbene il risultato non suggerirebbe nulla di diverso da quello che abbiamo assistito nel 2023, sono i distacchi (quali, ribatterete voi) a indicare che la via di questo campionato, per l’olandese, potrebbe essere meno in discesa.
Non fraintendetemi, il duo Max\Red Bull resta quello da battere, e nemmeno l’anno scorso la qualifica fu il punto di forza dello stesso. Probabilmente vinceranno entrambi i mondiali, come avviene dal 2022, ma la sensazione è che gli altri si stiano avvicinando. Le qualifiche sono teatro (e garanzia) di spettacolo da un paio di annate a questa parte, ma mai avevamo visto, in tempi recenti, cinque squadre avere una concreta (chi più, chi meno) possibilità di agguantare la prima posizione. A inizio 2023 c’era l’Aston Martin, da metà in poi c’è stata McLaren, ma mai tutte e due insieme.
Ieri scrivevo di “tronconi”, e oggi c’è stata la definitiva conferma. La F.1 attuale, nella fattispecie i team, si può dividere in due categorie: chi lotterà per podi e vittorie e chi si dovrà accontentare di qualche piazzamento nei dieci, a meno di cataclismi. Nel primo tronco si inseriscono Red Bull, Ferrari, Mercedes, McLaren e Aston Martin, nel secondo Racing Bulls, Williams, Haas, Alpine e Stake F1 Team.
Oggi, chi più chi meno, tutte le cinque sorellone hanno avuto l’idea di riuscirci, forse la sola Aston Martin era quella meno convinta, ma quando Alonso ha fatto segnare quell’intertempo nel secondo settore l’ideuzza è balenata anche di fronte ai loro occhi. Per loro resta un sesto posto, a meno di quattro decimi da Max e una base promettente di sviluppo che potrebbe garantire grosse soddisfazioni a medio-lungo termine. Unico tarlo l’inconsistenza di Lance Stroll, oggi dodicesimo e mai garante di prestazioni lineari anche per solo più di una sessione di fila.
In casa Ferrari è stata una qualifica positiva, innanzitutto perché è la squadra che ha piazzato meglio i suoi piloti (secondo Leclerc, quarto Sainz, un decimo tra loro) e, in seconda analisi, la macchina era veloce dappertutto, a eccezione dei tratti più lenti. Il crono di Leclerc fatto registrare nella seconda manche sarebbe stato di quattordici millesimi inferiore a quello che è valso la 33a partenza dal palo a Max Verstappen. Non parlerei di rimpianto (fossero stati due decimi forse ci sarebbe stato da parlare, entro certi limiti, di occasione mancata) quanto di fiducia. La scuderia di Maranello non aveva mai avuto chissà quali grattacapi in condizioni di low fuel, mentre quest’anno la preoccupazione era maggiormente rivolta alla prestazione sul giro singolo. E direi che l’esame Sakhir è stato superato.
Dopo Max e Charles (ho perso il conto delle volte che li abbiamo visti insieme in prima fila) al via del ventesimo Gran Premio del Bahrain ci sarà George Russell, che a differenza di Hamilton, nono, ha messo tutto insieme e si è aggiudicato il lato sinistro, quello pulito, della seconda fila. Checo Pérez ha chiuso quinto, non benissimo ma nemmeno un disastro rimembrando alcune prestazioni dell’anno scorso. In casa McLaren, Norris non ha fatto meglio di settimo a causa di un errore nel primo tratto di pista, e con distacchi così ridotti lo scotto è pesante. Una posizione più indietro Oscar Piastri, mai convincente nel corso dell’intera qualifica, fortunato a non essere fuori già nel Q2 (Tsunoda non lo beffa per sette millesimi) ma bravo abbastanza da mettere il suo meglio nell’ultima, decisiva, fase. Superfluo aggiungere parole su Nico Hülkenberg, decimo e qualificato per l’ennesima volta nel Q3. Buoni segnali per una Haas che, tuttavia, vedrà la giornata di domani come il banco di prova più importante: se Nico e Kevin – quindicesimo al via dopo una prestazione incolore nel Q2 – non coleranno a picco sarà una vittoria per Ayao Komatsu, o Komatsu Ayao per l’onomastica nipponica, e compagni.
Fuori dai dieci quindi i già citati Tsunoda e Stroll, Albon, Ricciardo, Magnussen, Bottas, Zhou (se non gli partiva il posteriore nell’ultimo tentativo…), Sargeant (se evitasse di sbagliare perennemente l’ultimo giro…) e il duo Alpine, desolatamente in ultima fila con Ocon davanti a Gasly. In parte lo si sapeva già, ma è anche vero che – a forza di fare il gambero, tornare nel midfield e nulla più – dopo un po’ ci si stufa. Altro che cento gare, if you know, you know…
Ma, risultati a parte, il punto focale del discorso, che è poi sta nel titolo dell’articolo, è uno. In attesa di smentite, se domani Verstappen non chiude il primo giro in testa, ma anche se lo chiudesse, è difficile che infliggerà distacchi chilometrici ai suoli rivali. Ed è in questo punto che si racchiude il pensiero dello scritto. È vero, anche l’anno scorso avevamo delle qualifiche splendide, ma poi in gara si sapeva già quale fosse l’antifona. I long run che abbiamo apprezzato nelle prove libere suggeriscono una musica che magari non cambierà nel risultato, ma che potrebbe concretamente variare nel contenuto. E le nostre attenzioni sono tutte in quel contenuto. Chissà che nella scatola non sia nascosto qualcosa di speciale.
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