Granitico. Freddo. In fiducia. Sembra aver fatto ‘click’, Oscar Piastri. Con 49 Gran Premi alle spalle e alla vigilia del suo 50esimo il pilota australiano della McLaren ha conquistato la seconda pole position della carriera – tre settimane dopo quella di Shanghai -, imponendosi su degli altrettanto brillanti George Russell e Charles Leclerc. La fiducia, appunto, quella che più di tutto ha permesso a Piastri di condurre una sessione perfetta e (apparentemente) in pieno controllo della situazione. A differenza del compagno Lando Norris, sesto a quattro decimi dalla vetta e attualmente incapace di estrarre il massimo potenziale da una vettura molto veloce quanto difficile da portare al limite come la McLaren MCL39.
Poi, appunto, Russell e Leclerc. Piloti che ormai hanno raggiunto uno stato di maturità non indifferente, e lo dimostrano weekend dopo weekend con prestazioni di assoluto livello. In particolare l’inglese sembra essere in uno stato di grazia. Il suo giro è risultato due decimi secchi più veloce rispetto a quello di Andrea Kimi Antonelli, quarto con una tornata veramente al limite e che senza sosta continua imperterrito nel suo percorso di crescita. Quanto al monegasco più di questo era difficile chiedergli: domandare parere a Lewis Hamilton, nono a sei decimi dal compagno. Le difficoltà del sette volte campione del mondo sul giro secco sono cosa nota da qualche anno a questa parte; sarà interessante vedere se e come rimonterà in gara. Non sarà semplice, gli avversari sono tanti e, ça va sans dire, agguerriti.
Prestazione maiuscola da parte di Pierre Gasly, quinto. A sorprendere è stata la capacità, sua e della vettura, di esprimersi nel secondo tratto della pista di Sakhir. Tratto che è un compendio di tutte le tipologie di curva (e non solo) che potrebbero esserci: veloci, lente, ampio raggio, corto raggio, rettilinei, trazione e grip meccanico. Mantenere il risultato sarà arduo, se non improbo, però i francesi – ancora a quota 0 in classifica – avranno buone chance di smuovere la graduatoria. Meno bene Jack Doohan, eliminato nel Q2 sebbene si fosse comportato niente male nella prima manche. Da sottolineare anche l’ottavo posto di Carlos Sainz, che finalmente ha messo tutto insieme quando contava.
Capitolo Red Bull: non una buona giornata per Max Verstappen, solamente settimo e anche da parte sua autore di una sessione meno pulita del normale. Posto che per Max il normale spesso e volentieri coincide con l’anormale. Anormale è stato anche vedere la seconda delle vetture di Milton Keynes all’atto conclusivo. Yuki Tsunoda è riuscito nell’intento. Già a Suzuka avrebbe potuto farcela, ma un ultimo tentativo non perfetto gli aveva precluso la possibilità. Oggi un risultato sudato quanto meritato: Yuki è più avanti di quello che, personalmente scrivendo, ci si potesse aspettare. Difficile non prevedere ulteriori miglioramenti nelle gare che seguiranno. Domani l’obiettivo non può che essere la top 10.
Isack Hadjar non è riuscito ad andare oltre il 12esimo posto. Peggio è andata al compagno Liam Lawson, diciassettesimo. Fernando Alonso, 13esimo, ha fatto il possibile con l’Aston Martin che Lance Stroll ha condotto in ultima fila. Qualifica agrodolce per Esteban Ocon, che sì è stato capace di superare la prima tagliola ma è poi incappato in un incidente ai primordi della seconda. Non gradiranno i meccanici. Ollie Bearman, ultimo, ha commesso un errore quando non era concesso. Infine una situazione incresciosa: Nico Hulkenberg, qualificatosi al Q2, è stato poi retrocesso 16esimo (quindi primo degli eliminati) dopo che aveva già disputato il secondo turno.
In tutto questo Alexander Albon è rimasto con le mani legate. Perché se il tempo di Hulkenberg fosse stato tolto prima (come era palese che dovesse essere) lui avrebbe potuto prendere parte al Q2. E invece, il Q2, lo ha guardato alla televisione. Fosse successo in altre contingenze apriti cielo, spalancati terra. Non può essere ammissibile a questi livelli. Ultima nota per il compagno del tedesco in casa Sauber, Gabriel Bortoleto, 18esimo senza infamia e senza lode. D’altronde il mezzo a disposizione non è dei migliori, e poi Hulkenberg è un termine di paragone davvero niente male. Specialmente in qualifica, dove nel corso degli anni ci ha fatto fare la bocca buona a suon di risultati di prim’ordine.
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