Cool down lap | Las Vegas 2024

Il quarto iride di Max e il (l'ultimo?) bisticcio tra Sainz e Leclerc

Senza possibilità di appello, al primo colpo utile (ci perdoneranno i tifosi della Mercedes, ma questo articolo verterà su altri temi): Max Verstappen ha fatto suo il quarto alloro consecutivo di una carriera che, a ventisette anni, definire sfavillante è forse anche poco. Sulle strade di Las Vegas si è deciso un campionato che, a un certo punto, si pensava potesse finire prima di essere cominciato (vedi le prime cinque gare del Mondiale), ma che dal Gran Premio di Miami in poi, grazie alla crescita della McLaren – la cui stagione è mutata di colpo dopo un avvio a rilento – e alla competitività generale della Ferrari, già seconda forza sin dall’inizio del 2024, ha assunto dinamiche che in pochi si sarebbero attesi di vedere, figuriamoci così presto, dopo un anno e mezzo di egemonia taurina.

È forse anche per questo che il campionato conquistato dall’olandese assume un significato ancora più importante. Lui che ha tenuto a galla una squadra che, questo dice la classifica costruttori, occupa (e si presume occuperà anche dopo Abu Dhabi) la terza posizione, dietro alle più costanti McLaren e Ferrari, le quali hanno beneficiato di una line up più equilibrata nei risultati portati. Non è la prima volta che succede, ma se nel 2022 e nel 2023 Verstappen poteva anche correre da solo, quest’anno qualcosa non è andato per il verso giusto. Una stagione turbolenta per il sodalizio delle lattine, sin dai primissimi mesi, tra il caso Horner e la dipartita di Adrian Newey, e dei rapporti interni che sembrano scricchiolare come non mai.

Presi questi ingredienti e miscelati in un unico impasto, non si può dire che Verstappen non abbia fatto la differenza. Per suoi meriti e per i demeriti altrui, che non hanno sfruttato tutto il potenziale quando era necessario spingere sull’acceleratore. Inutile dirlo, uno dei crocevia della stagione è stato il Gran Premio del Brasile. La cartina di tornasole di questo campionato è quella gara lì: Max spietato ed efficace, guidato dalle mosse perfette della squadra, gli altri – in particolare Lando Norris e la McLaren – fallosi e disordinati. Una cosa è chiara: se hai Max Verstappen come avversario, non basta avere la macchina migliore. Perché così è stato, decisamente non in tutte le corse, ma globalmente, nell’economia generale dell’annata. D’altronde, in questo caso, la classifica costruttori non mente.

E dire che la McLaren poteva essere ben più tranquilla di come, al contrario, non lo è poi così tanto. A Las Vegas la Ferrari ha parzialmente ricucito lo spazio (meno ventiquattro), ma non basta. Però, un po’ di pressione la mette, agli uomini di Andrea Stella. Che avranno l’occasione di chiudere i conti sulla (teoricamente) pista amica di Lusail, in Qatar, già in questo fine settimana. Una tappa, la penultima del 2024, che conterrà anche l’ultima delle sei Sprint, come fu già nel 2023. In quel caso, anche se la corsa la vinse Max (con Piastri vincitore della Sprint) era chiaro a tutti di come la McLaren fosse la vettura più veloce. Ecco, forse quel Gran Premio avrebbe potuto suggerirci delle cose, perché molte dinamiche di quel weekend non sono poi così dissimili rispetto a come è effettivamente andata quest’anno.

In casa Ferrari si spera – più che una speranza è un “obbligo” – che la gara non vada poi così male. L’anno scorso la Rossa ha sofferto, concludendo un weekend preannunciatosi in salita al quinto posto con Charles Leclerc, mentre Carlos Sainz non prese nemmeno parte alla contesa a causa di una perdita di carburante. Ecco, finisse così anche quest’anno (con la Red Bull che, al contempo, non dovrà guadagnare nove punti sui papaia), la McLaren si laureerebbe campione del mondo costruttori per la prima volta dal 1998, ma ovviamente i piani di Vasseur sono diversi. E poi la diatriba tra Charles e Carlos, forse culminata al suo ultimo episodio, manifesta una certa insofferenza da parte del primo riguardo agli atteggiamenti del secondo che, in parole povere e tralasciando gli improperi, per il monegasco “Fa quello che vuole”.

Ed effettivamente non c’è da biasimarlo. Almeno in questo caso, ma appare evidente di come lo spagnolo sia molto furbo e bravo nel nascondere una certa politica, un certo modo di fare le cose, che Leclerc, vivendo la situazione dall’interno, non può che trovare subdolo e assai irritante. Sainz, intimato da Adami di non “mettere pressione” a Leclerc – con il numero 16 che usciva dai box – con gomme a temperatura si è fiondato a capofitto sul posteriore del classe 1997, superandolo senza troppi complimenti. Leclerc, a sua volta, era già stato avvisato della comunicazione tra Ricky e Carlos, e tutto si sarebbe aspettato meno che un sorpasso. Da qui, e si crede da tanti rospi ingoiati, la frustrazione di Leclerc.

Come era logico che fosse, poi, Sainz ha pensato di non commentare l’accaduto nel dopo gara. Non c’è certamente bisogno di un genio per capire il motivo. Lo spagnolo, per giustificare il suo silenzio stampa, ha detto che non è corretto parlare pubblicamente di cose in seno al team, sperando di fare la figura dell’uomo squadra professionale e devoto fino alla fine alla causa di Maranello. Come si vede, la politica, in questo caso comunicativa, è entrata a gamba tesa nella strategia di Sainz junior. Che, però, cambia decisamente atteggiamento quando qualcosa non va a suo favore. Il tutto, come detto prima, viene fatto subdolamente, a carte coperte, mettendo la polvere sotto al tappeto. E no, la giustificazione del “separato in casa” non regge proprio; è un modo di essere.

Tuttavia, c’è da dire che in pista i due si sono sempre rispettati con grande savoir faire e signorilità, almeno in fatto a contatti. A due gare dal termine della loro convivenza non c’è mai stato un incidente degno di essere definito come tale, e questo è da sottolineare. In questo momento, a maggior ragione, occorre essere lucidi e non sbagliare, magari facendosi prendere dalla foga e dal nervosismo. L’obiettivo, quello di rimontare la McLaren, resta di difficile esecuzione, ma in uno sport come questo l’errore è sempre dietro l’angolo. E quindi serve un ultimo sforzo, l’ultimo sforzo, di due piloti che (forse) si rispettano ma sicuramente non si amano. Non serve però amarsi per comportarsi bene. Qatar e Yas Marina per il verdetto finale.

Immagine in evidenza: © @Max33Verstappen X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di venti anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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