L’ultima scossa dal mondo della Formula 1 è arrivata un paio di giorni fa quando Otmar Szafnauer ha lasciato la Aston Martin con effetto immediato. Il dirigente inglese lavorava da 12 anni nella scuderia di Silverstone, ricoprendo un ruolo fondamentale nel portare l’allora Force India (che da Spa 2018 diventerà Racing Point) dell’anonimato del centro gruppo fino a diventare la migliore squadra dopo i top team. Da quando poi è arrivato Lawrence Stroll con la sua cordata, Otmar e tutto lo staff speravano nel progetto Aston Martin.
Invece, dopo una prima stagione deludente, Szfnauer non è più a guidare il timone e la casa inglese naviga “al buio” in attesa della nomina di un nuovo Team Principal. Ecco, questo mi ha portato la memoria un altro team che, da “underdog” ben voluta dai tifosi, è passata ad una delusione di un grande costruttore. Si parla ovviamente della Stewart GP, la squadra del celebre campione scozzese in cui ho scoperto avere molte similitudini con la Racing Point. Innanzitutto gli anni di esistenza dei team, ossia tre (anche se per la RP sarebbero due e mezzo).
STORIA DELLE DUE SCUDERIE “UNDERDOG”
1997/2018: le due squadre “debuttano” e mostrano subito ottime promesse. La Stewart, seppur la sua grande fragilità, ottiene il suo primo podio (e gli unici punti dell’anno) già alla sesta gara con Rubens Barrichello sotto il diluvio di Monaco. La Racing Point, che il podio aveva invece già “conquistato” sotto vecchio nome con Sergio Perez a Baku, si piazza spesso dietro i top team e ottiene 52 punti in 9 gare.
1998/2019: anno di transizione senza grandi soddisfazioni. La Stewart, seppur con meno punti (5) dell’anno scorso, riesce a migliorare la posizione nel costruttori (8°), mentre la Racing Point non graffia quasi mai, se non con il 4° posto di Lance Stroll ad Hockenheim in una gara incasinata dal maltempo. La scuderia di Lawrence chiuderà ancora 7a nel costruttori, con 73 punti.
1999/2020: con vetture competitive, i due team fanno la loro miglior stagione chiudendo tutte e due al 4° posto costruttori. Ed entrambe conquistano nelle loro terze stagioni la loro prima vittoria: la Stewart con Johnny Herbert in un’imprevedibile GP Europa al Nurburgring e la Racing Point con Sergio Perez in un altrettanto pazzo GP Sakhir. A fine anno, le due squadre cambieranno nome dopo gli acquisti dei proprietari (gruppo Ford per la prima e Lawrence Stroll con le quote della Aston Martin per la seconda).
2000/2021: Jaguar e Aston Martin. I due grandi costruttori britannici fanno il loro ingresso in Formula 1 con grandi aspettative. Altra similitudine: i loro piloti di punta correvano entrambi per Ferrari l’anno prima (Irvine e Vettel). La loro prima stagione, però, si rivela molto difficile e deludente. La Jaguar va solo due volte in zona punti (al tempo ci andavano solo i primi 6) e chiude l’anno al 9° posto con a malapena 4 punti. Per la Aston Martin le cose vanno leggermente meglio, con il primo podio della casa conquistato da Sebastian Vettel a Baku (il secondo in Ungheria viene tolto per squalifica tecnica), ma sono più i bassi degli alti per la squadra di Stroll Sr, che chiude al 7° posto costruttori dietro anche ad Alpine e Alpha Tauri.
Un percorso molto simile per le due case inglesi, risultati molto simili… e anche prime decisioni drastiche molto simili. Dopo il 2000, la Jaguar saluta Wolfgang Reitzle e porta dentro Bobby Rahal come CEO e Niki Lauda come capo della divisione motorsport del gruppo Ford. E la Aston Martin, già ai primi del nuovo anno, ha visto la partenza di Otmar Szafnauer, colui che aveva condotto la “scuderia Silverstone” negli ultimi 12 anni. E che negli ultimi mesi aveva reclutato Martin Whitmarsh per la divisione performance della AM.
E ADESSO?
Ok, le due ere della Formula 1 che ho messo in questo articolo non sono minimamente paragonabili, tra motori, gomme, affidabilità, circuiti, proprietà e regolamenti. Però si possono certamente paragonare i percorsi di due squadre, Jaguar e Aston Martin che, dopo aver preso il posto di una “underdog”, non sono riuscite a rispettare le loro promesse nella loro prima stagione, nonostante i molti soldi spesi nelle varie operazioni.
Nel 2022, però, le loro strade potrebbero rimanere le stesse o dividersi. La Jaguar, come tutti sappiamo, non riuscirà mai a lottare davanti nonostante i cambi all’interno del suo staff (e la crisi del gruppo Ford) e si farà comprare dalla Red Bull che prenderà il suo posto in griglia nel 2005. Per la Aston Martin, invece, c’è tutto un altro scenario. I cambiamenti regolamentari che andranno in vigore quest’anno possono rappresentare un’occasione d’oro per la casa inglese, a patto però di avere le idee chiare sul proprio progetto.
La partenza di Szafnauer è infatti un “fulmine a ciel sereno” per la scuderia di Silverstone che avviene proprio nel mezzo della preparazione della stagione più importante degli ultimi 10 anni. Sarà importantissimo partire davanti perché poi, con il Budget Cap, le limitazioni in galleria del vento e il congelamento di motore e altre componenti, sarà più difficile per quelli dietro recuperare il gap non solo nelle prossime gare, ma anche nei prossimi anni.
Per la Aston Martin i prossimi passi saranno già vitali, sia nella realizzazione della nuova monoposto che nella nomina del nuovo Team Principal (più eventuale riorganizzazione interna). Perché se la stagione 2022 non dovesse cominciare secondo i loro piani, la paura di diventare proprio una “Jaguar 2.0” potrebbe rischiare di diventare realtà. Ora la palla tocca a Lawrence Stroll: a lui il compito di evitare che il suo progetto rimanga con basi solide per non cominciare ad affondare.
In conclusione vi lascio con l’opinione, condivisa dal sottoscritto, di Gary Anderson, giornalista del portale The Race che ha analizzato insieme ai suoi colleghi l’uscita di Otmar dalla Aston Martin e di come le ultime operazioni della casa britannica siano molto simili con l’acquisto appunto della Stewart GP da parte del gruppo Ford e della sua conseguente metamorfosi nel team Jaguar (LINK VIDEO).
“Sono sicuro che la posizione di Otmar sia stata messa in dubbio sin dall’arrivo di Martin Whitmarsh.
C’è posto per una sola persona nel ruolo di condurre e supervisionare la direzione di una compagnia come questa, specialmente quando ora che questa è diventata Aston Martin.
Tutto ciò è molto simile a quando la Ford ha preso la Stewart GP e l’ha trasformata nella Jaguar.
Si tratta di persone soddisfacenti che non hanno la minima idea di cosa sia la Formula 1, ed è una cosa molto diversa dal saper costruire una buona auto.“
Gary Anderson, The Race
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