Era da un po’ di tempo che non aprivo le pagine di Green Flag per fare una delle mie solite riflessioni critiche. Avrei potuto farlo ad aprile o a luglio, ma ho preferito aspettare. Sapevo, anzi forse è più corretto dire che sentivo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Così è stato.
Oggi forse, e in certi versi spero, la Ferrari ha definitivamente toccato il fondo. A Monza ci si aspettava una risposta dal team di Maranello dopo la brutta figuraccia di Spa, ma così non è stato. Vuoi per la sfortuna della qualifica di Vettel di ieri, anche se con una vettura migliore dubito sarebbe accaduto, vuoi per altre cause, la Ferrari è riuscita a fare addirittura peggio. Pochi se e pochi ma, parlano le statistiche.
Con il 13° tempo di Leclerc e il 17° di Vettel al sabato, la SF1000 ha alzato la più alta posizione media in griglia della Ferrari a Monza. Un 15° posto di media che peggiora il 14° fatto registrare nel 1962. Praticamente una vita fa. Per la prima volta dal 1984 nemmeno una Ferrari è partita dalle prime 10 posizioni. Evento che si ripete per la terza volta nella storia dopo il 1969 e appunto il 1984. E questo solo per quanto riguarda le qualifiche.
In gara era dal 2005 che entrambe le Ferrari non segnavano un punto. In quell’occasione la Sauber di Massa (9°) fu la miglior vettura motorizzata da Maranello al traguardo. Ai margini della zona punti. Oggi la miglior motorizzata è l’Alfa Romeo (ex Sauber) di Raikkonen (15°). 15 anni per tornare a non marcare nemmeno un punto né col costruttore ufficiale, né con i team clienti. Erano però 26 anni dall’ultima volta che la Rossa non si ritirava con entrambi i piloti nella gara di casa. Anche in questo caso, una vita fa.
Ora, mettendo da parte i numeri impietosi che ormai tutti conoscono e che praticamente molti hanno già iniziato ad odiare, mi concentro su quello che accade. Praticamente niente.
Dalla Ferrari passa l’idea che tutto stia andando nella norma, non troppo bene, ma nemmeno troppo male. Non si riesce a trovare una soluzione, non si riesce a stare più concentrati come una volta (vedasi i tanti errori in ogni weekend), non si riesce a concludere un fine settimana di gara senza un singolo problema. Ma dai piani alti sembra che sia tutto ok e che si abbia sotto controllo la situazione. Si spera, ma si fa fatica a crederci.
Tra gli innumerevoli problemi di tenuta di strada di questa SF1000, le continue rotture di qualsiasi cosa per qualsiasi motivo (questa volta verrebbe da dire veramente “Per colpa del vento”, ndr) o varie altre, trovare qualcosa di positivo nel futuro. Certo, i regolamenti cambieranno, ma la mentalità di chi lavora no. Se si è giunti a ciò e non vi è una risposta dura, ma un continuo tirarsi indietro, come l’ultimo ritiro della protesta contro Racing Point, con poca fiducia si può guardare al 2022.
Oggi Vettel può chiamarsi miracolato perché se avesse rotto i freni una curva prima, anziché andar lungo alla Prima Variante, sarebbe finito contro le barriere in Parabolica. E in questo caso non avrebbe potuto lanciarsi giù come fatto da Maverick Viñales al Red Bull Ring in MotoGP. Leclerc è stato anche lui miracolato a non farsi tanto male con una vettura che da un momento all’altro fa le bizze e lo spara a 220km/h contro le barriere. Un angolo di impatto diverso e probabilmente avremmo una replica dell’incidente di Schumacher a Silverstone.
E invece dai piani alti della Ferrari si tirano fuori frasi che non stanno né in cielo, né in terra. Prima di tutto quelle del presidente John Elkann che dopo mesi in religioso silenzio se ne esce parlando di Leclerc e Sainz che prendono casa a Maranello per star vicino agli ingegneri. Come se questi avessero bisogno della balia per crescere e diventare bravi.
O le ultime di Camilleri che prima punta il dito contro i media italiani, tacciati di troppa aggressività nei confronti della Rossa, i quali vorrebbero che saltasse qualche testa, perché la Scuderia torni competitiva. Dall’altra si pronuncia (probabilmente senza tanta conoscenza) sulle limitatezze di espressione in Formula E, con la volontà di guardare alla IndyCar, che praticamente è ancora più standardizzata della serie elettrica.
Ed è da questo punto basso di Monza e da questa manciata di frasi, oltre alle innumerevoli “analisi di dati” di Mattia Binotto e Co. che saltano fuori ogni week-end, che bisognerebbe fare un passo indietro. Bisognerebbe trovare quell’umiltà che manca da quando si è sciolta la coppia Marchionne-Arrivabene che nonostante le gare dominate si esprimeva sempre con un “Piedi per terra e testa bassa”. Ora sembra l’esatto contrario. Week-end disastrosi, mancanza di visione, ma si va avanti perché tanto è la Ferrari e quindi la gente ci tifa lo stesso perché siamo la storia.
Tutto questo deve essere un punto fermo. La gara numero 999 deve diventare un punto di arrivo, con la numero 1000 al Mugello della settimana prossima a fare da punto di partenza. Non ci si deve aspettare la resurrezione, ma una risposta concreta. Un modo che permetta ai tifosi di credere che qualcosa si muova in meglio. È inutile scrivere due frasettine sdolcinate sui social o esternare uscite senza senso ogni volta che si va davanti ai microfoni, se poi i risultati che si ottengono sono le gare di casa completate nemmeno a metà.
Prima di chiudere do un consiglio senza dilungarmi. Guardate la McLaren. Mandato via Ron Dennis e preso Zak Brown, sta tornando a risplendere. Ecco, questo vuol dire lavorare sodo e mantenere la testa bassa. Non parlare, parlare e parlare senza ottenere nulla.
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