“Tanto qui resta la Mercedes, e il resto scompare“. E’ con un adattamento del brano di Elettra Lamborghini che si può andare a riassumere il weekend pressoché perfetto della scuderia anglo-tedesca. Un dominio a livello prestazionale, evolutivo, comunicativo e sociale. Una forza ancor più preponderante della Casa che tutto ha vinto nell’era ibrida.
Hamilton si conferma in vetta alla lista dei tempi (1:04.130), confermando il ruolo di padre-padrone, capo e leader allo stesso tempo di tutto ciò che gli gravita attorno. Compreso Bottas, 2°, a un decimo e mezzo, che sembra poter stare lì, ma non lì lì. DAS o meno, le ex-Frecce d’Argento non hanno perso di certo l’attitudine al volo, in tutti i settori indistintamente.
E il resto, quello che scompare, ammira, osserva, studia, ma col binocolo girato dall’altra parte. Verstappen è 3° a quasi tre decimi, su una RedBull che avrebbe dovuto fare fuoco e fiamme, e che per ora si inerpica in lunghi e testacoda. Albon è plafonato sui tre decimi fisiologici di ritardo dal talento olandese, e gioca per ora ad inserirsi, a sandwich, tra le due rosse di Maranello.
Anche loro appartengono al resto: ruolo scomodo, impervio, necessario, in questi due gran premi in cui si dovrà prendere in prestito dal calcio la tecnica del catenaccio. La sorpresa è Leclerc davanti a Vettel, 5 decimi contro 7. Poca roba: 3° e 4° fila difficili da digerire. Ma la vera sorpresa continua ad essere la Pantera Rosa, la Racing Point.
Perchè se la Pantera Nera domina, quella rosa sembra stare sempre più a suo agio in vetta. Perez, ora come ora, è candidato al podio, e lui di podi – seppur accidentali – se ne intende (a differenza di altri). E una grande occasione se la merita da tempo. Stroll è chiamato alla prima prova da grande, e per ora non delude, ma il volante gli trema ancora.
Sorprende Gasly, che relega Kvyat, che viene relegato dalle due Renault, missili nel primo settore. Chiude l’ultimo girone dell’inferno il trittico Haas-Williams-Alfa, con Giovinazzi e Raikkonen drammaticamente dietro Russell e di poco avanti al debuttante Latifi, andato a muro.
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