La sesta Feature Race dell’anno è stata la prima della carriera per Jak Crawford (DAMS): lo statunitense, membro dell’academy Aston Martin, in F2 aveva vinto l’anno scorso, ma in una Sprint, sul circuito del Red Bull Ring. Il successo del team DAMS è totale, perché competitivi sin dalla qualifica. E poi.
E poi – si tratta di una ripetizione voluta – c’è stato il terzo posto di Juan Manuel Correa, a cinque anni esatti dall’ultimo successo di Antoine Hubert, grazie a una strategia condotta alla perfezione dal pilota classe 1999, partito con le dure ed esecutore di uno stint spettacolare prima di montare le morbide e superare ben cinque piloti, compreso il leader della classifica Paul Aron (Hitech). Non poteva andare meglio.
Che sarebbe stata, di contro, un’altra giornata difficile per i team italiani lo si era capito sin dal giro di formazione. Roman Stanek (Trident) e Andrea Kimi Antonelli (Prema) non sono riusciti a partire con tutti gli altri e si sono visti costretti a scattare dalla pit lane. Non è andata meglio per i rispettivi compagni, Richard Verschoor e Oliver Bearman, senza passo né strumenti per fare di meglio.
La partenza della corsa è stata una doccia gelata per il vincitore della Sprint, Victor Martins (ART), spinto nella ghiaia da Dennis Hauger (MP Motorsport), che dopo una fase positiva pare essere ripiombato in un limbo da cui è difficile uscire. Nella dinamica, oltre al doppio ritiro per i piloti sopra menzionati, sono stati coinvolti sia Pepe Martì (Campos) che Amaury Cordeel (Hitech), che grazie alla medesima tattica adottata da Correa sono risaliti fino a concludere nei punti. Punti che per Martì mancavano dalla Sprint di Gedda.
La chiave di volta della gara, per quanto concerne la lotta per la leadership della stessa, è coincisa nella fase tra la prima sosta di chi era partito con le morbide e la prima delle due VSC, esposta per lo stop forzato di Taylor Barnard (AIX) all’ingresso della pit lane. Paul Aron, in totale controllo fino a quel momento, si era visto scavalcare da Crawford per merito di un overcut del secondo nei confronti dell’estone. Nel tentativo di rispondere al futuro vincitore, il leader della classifica ha perso il posteriore a centro curva prima di imboccare il rettilineo del traguardo. A causa di ciò ha perso tre posizioni, per poi guadagnarne una più tardi terminando appena fuori dal podio.
Sul traguardo, dunque, Crawford ha trionfato su Franco Colapinto (MP Motorsport), secondo senza troppi patemi, e il compagno Correa. Aron, quarto, ha allungato in classifica, che guida con 100 punti, nove in più di Isack Hadjar (Campos), oggi quinto, e con venticinque lunghezze su Zane Maloney (Rodin), buon ottavo considerate le circostanze.
Sesto posto per Kush Maini (Invicta), protagonista di una collisione nel corso dell’ultimo giro con il compagno Gabriel Bortoleto, oggi non brillantissimo sul fronte passo gara. L’indiano, che arrivava di gran carriera con le morbide, aveva chiesto la posizione per tentare il sorpasso su Hadjar poco più avanti; ciò non è stato acconsentito. Poco dopo, il contatto. Fortunatamente per loro, non ci sono state ripercussioni.
Dietro le Invicta Maloney, prima di Cordeel e Martì, che ha beneficiato di una penalità di cinque secondi attribuita a Enzo Fittipaldi (Van Amersfoort) per eccesso di track limits. La medesima che, ieri, ha fatto perdere il terzo posto a Correa, riscattatosi alla grande con una prestazione a dir poco maiuscola. Grazie anche a quel filo rosso che unisce due anime che continueranno a parlare la stessa lingua.
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