Dopo le qualifiche mi sono azzardato a dire “avremo una gara”. Mi duole ammettere, ma non ho problemi a farlo, che mi sono sbagliato. Verstappen ha vinto, convinto e legittimato una superiorità tecnica che nemmeno l’olandese di Hasselt stesso pensava di avere, e la Red Bull ha fatto doppietta con un bravo Pérez di rimonta. In casa Ferrari una terza e quarta posizione, con entrambi i piloti che hanno accusato problemi ai freni. Di Sainz si è venuto a sapere dopo, ma si può intuire che le noie avute dallo spagnolo sulla numero cinquantacinque non siano state della portata di quelle del monegasco, che considerate le circostanze ha compiuto una piccola grande impresa.
L’anno scorso la scuderia di Maranello accumulò dodici punti con il quarto posto di Sainz, mentre Leclerc – virtualmente terzo – si ritirava per un problema alla seconda centralina (sulle due disponibili in tutto il campionato), con la prima sostituita per precauzione prima del GP, dovendo così scontare dieci posizioni di penalità in Arabia. Curiosamente quest’anno, prima della corsa, sulla sedici del monegasco era stato sostituito – sempre per ragioni precauzionali – il brake duct anteriore sinistro, e guarda caso i freni non hanno funzionato a dovere (aspettiamo conferme o smentite sulla causalità del primo fatto), con un delta di temperatura che è arrivato a toccare i cento gradi tra asse destro e sinistro. Ciò che è cambiato rispetto al 2023 sono i dodici punti che Charles è riuscito a portare in dote alla rossa – e sono quindici i punti in più che la casa del Cavallino Rampante ha rispetto a dodici mesi fa. Un passo avanti, sul piano statistico, supportato da una vettura che ha dimostrato di essere seconda forza in pista, al netto dei problemi Mercedes e del fatto che siamo solo alla prima gara. Avremo, in questo senso, una prima conferma (o meno) tra qualche giorno, su un circuito tutto rettilinei e curve veloci, con una gamma di mescole uno step più morbido rispetto a quella che Pirelli ha portato in Bahrain, complici anche le caratteristiche dell’asfalto del Jeddah Corniche Circuit di Gedda, molto più liscio e meno abrasivo. Circuito arabo di natura front limited (rispetto a quello bahrainita, rear limited, in cui è necessario un posteriore che slitti il meno possibile per non nuocere le gomme posteriori), dove sarà quindi non di secondo conto un anteriore molto preciso che risponda ai repentini cambi di direzione offerti dal tracciato, che dunque propone una sfida diversa, e in cui la Ferrari SF-23 aveva sofferto e non poco.
Certamente, rispetto a quello che ci si attendeva, la superiorità Red Bull è stata superiore alle aspettative, e per certi versi inquietantemente superiore, relativamente a ciò che si è visto nell’ultimo quarto del campionato scorso (non che andasse piano). Gedda, insomma, ci fornirà qualche dato in più, ma dovremo attendere Melbourne e anche Suzuka, che posta in questo momento dell’anno rappresenta una sorta di pre Barcellona in quanto a indicazioni sulla bontà dei progetti tecnici, per iniziare a stilare il primo vero punto della situazione sulle forze in campo di questo 2024. Al momento, la situazione ci racconta che dietro la Red Bull ci sono tre squadre di testa e cinque di coda, con l’Aston Martin – più lenta di Ferrari, Mercedes e McLaren – ma più rapida di Stake F1 Team, Haas, Racing Bulls, Williams e Alpine – un po’ nella terra di mezzo.
In Arabia Saudita si corre già questa settimana, con prove libere 1 e 2 giovedì sette marzo, prove libere 3 e qualifiche venerdì otto e gara sabato nove. Fino al Gran Premio di Las Vegas, terzultimo appuntamento del mondiale, questa sarà l’ultima gara disputata di sabato.
Iscriviti al nostro Canale Telegram per ricevere tutti i nostri articoli sul tuo smartphone
Lascia un commento! on "GP Bahrain | Da capo a dodici"