Oggi vi parliamo della LIFE , che nasce da un uomo d’affari italiano, Ernesto Vita. Data la scarsità del budget e del materiale tecnico-umano a disposizione, la Life poté costruire 1 sola monoposto e ingaggiare un solo pilota.
Il pilota e la macchina vennero presentati al circuito di Vallelunga, dove la vettura venne anche impegnata in un paio di giri.
L’evento servì soprattutto a dimostrare agli sponsor che la F190 funzionava e che i lavori procedevano per il meglio: il giovane Brabham la guidò lentamente perché il team non poteva permettersi di danneggiare l’unica monoposto disponibile.
I primi veri collaudi su pista vennero svolti sul tracciato di Monza, dove la macchina si dimostrò affidabile ma troppo lenta. Sempre per il timore di danneggiare la monoposto, i collaudi pre-stagionali furono comunque di breve durata, dopodiché la scuderia si presentò per la prima gara del mondiale 1990, il Gran Premio degli Stati Uniti.
È proprio nel Gran Premio degli Stati Uniti che inizia nel peggiore dei modi l’avventura della Life in Formula 1. Nelle prequalifiche dopo soli quattro giri di pista, Gary Brabham fu costretto al ritiro a causa di una disfunzione dell’impianto elettrico.
La gara seguente si disputò in Brasile e la situazione non migliorò, poiché la macchina durante le prequalifiche si fermò dopo aver percorso in pratica la sola corsia dei box: la batteria si era infatti scaricata. Sebbene i tecnici italiani l’avessero messa sotto carica la sera prima, lo staff del circuito aveva staccato la corrente dai box per eseguire dei lavori e la batteria, di conseguenza, non ebbe il tempo di caricarsi completamente.
Successivamente Gary Brabham decise di abbandonare la squadra.
Rimasto privo di pilota, Vita propose a Bernd Schneider di subentrare, ma rifiutò l’offerta, venne chiamato pure Scarpini ma anche lui non fu disponibile. La scelta ricadde su Bruno Giacomelli che riuscì ad ottenere la superlicenza e dunque l’idoneità a gareggiare.
La vettura però non fu mai capace di superare la soglia delle prequalifiche, addirittura a Monaco il tempo realizzato da Giacomelli non sarebbe stato sufficiente neppure per disputare la gara di Formula 3.
Ormai demotivata e del tutto priva di risorse non si presentò alle due ultime gare dell’anno terminando così la sua avventura in Formula 1.La vettura venne infine messa in vendita e acquistata da un collezionista.
Antonino Andrea Pensabene.
Iscriviti al nostro Canale Telegram per ricevere tutti i nostri articoli sul tuo smartphone
Lascia un commento! on "Scuderie scomparse – Life"