Oramai è diventato un leit-motiv quello del motorsport che vede rivoluzionare i propri calendari a causa del coronavirus. I primi a essere infetti sono stati Formula E e MotoGP, quindi a domino anche la Superbike, il WEC, l’IMSA, la NASCAR e nelle ultime ore anche la Formula 1.
Mentre a Melbourne il caos regnava, senza sapere se il GP d’Australia si sarebbe disputato o no, dall’altra parte del mondo, negli States, anche la IndyCar ha iniziato a diffondere le prime notizie.
Dapprima, dopo un po’ di indecisione, gli organizzatori hanno raggiunto la decisione di chiudere le porte per il GP di St. Petersburg, round inaugurale della stagione 2020, il quale si terrà questo fine settimana. Auto in pista quindi, ma senza pubblico senza sulle tribune.
Per quanto riguarda la tappa iniziale, inoltre, la IndyCar ha deciso di restringere i tempi dell’evento, condensando il programma nelle sole giornate di sabato e domenica. La gara resta confermata alle 20:30 (ora italiana) di domenica.
Poche ore dopo, a causa della decisione intrapresa dalla città di Long Beach, sia il Gran Premio di IndyCar che la gara IMSA sono state cancellate dal calendario. La città ha vietato qualsiasi evento che potesse avere più di 250 persone tra il pubblico. Numeri irrisori se confrontati alla mole di persone che ad ogni gara si aggrega sulle tribune di un circuito.
La gara era in programma per il 26 aprile, occupando il quarto posto nel calendario e l’ultimo prima del mese dedicato a Indianapolis.
Per la prima volta, da quando la gara è stata istituita nel 1975, il Gran Premio di Long Beach non si svolgerà.
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