È calata la bandiera a scacchi sulla 106esima 500 Miglia di Indianapolis, vinta incredibilmente da Marcus Ericsson a bordo della Dallara Honda preparata da Chip Ganassi Racing. Lo svedese ha battuto Pato O’Ward piegando il messicano nei due giri finali, corsi appena dopo la bandiera rossa causata dall’incidente di Jimmie Johnson. Nella ripartenza Ericsson ha proceduto a zig zag nei due rettilinei e ha spedito al mittente ogni attacco tentato da O’Ward, secondo sul traguardo davanti ad uno splendido Tony Kanaan.
La Indy 500 si è conclusa in regime di bandiera gialla per via del ritiro di Sage Karam, finito contro il muro in curva due mentre percorreva il giro finale. Grazie a questo successo Ericsson regala alla Svezia la seconda vittoria a Indianapolis, arrivata ventitré anni dopo il trionfo di Kenny Brack. Il numero otto di Ganassi diventa anche il nuovo leader del campionato a pochi giorni dal round di Detroit.
Quarto posto finale per Felix Rosenqvist, seguito da Alexander Rossi, Conor Daly e Hélio Castroneves, quest’ultimi tre risaliti dal basso. Rossi ha rimontato dal ventesimo al quinto posto, Daly ha approfittato della caution causata da Ilott per passare dal diciottesimo al sesto e Castroneves è risalito dal deludente ventisettesimo posto ottenuto in qualifica.
Simon Pagenaud, ottavo, ha portato la seconda auto Meyer Shank Racing in Top10 e ha finito la gara davanti a Alex Palou, decisamente sfortunato. Il catalano di Ganassi Racing si è alternato con Dixon al comando della classifica fino al giro 69, momento in cui è stata chiamata la seconda caution per l’incidente occorso a Callum Ilott.
In quell’istante Palou stava rientrando ai box ma, trovando il semaforo rosso, non ha potuto effettuare il pit stop. Questo episodio ha costretto Palou a svolgere una sosta extra nel momento in cui la pit road è stata aperta e, sceso in fondo alla classifica, è risalito fino al nono posto precedendo l’ottimo Santino Ferrucci, l’ultimo in Top10.
Il più deluso della giornata è indubbiamente Scott Dixon, in testa per 95 giri fino al fatale errore commesso all’ingresso della corsia box. Al giro 165 Dixon è entrato troppo velocemente in pit road e ha oltrepassato il limite di velocità subendo una penalità drive through. Gara finita al ventunesimo posto, chance sprecata di vincere la seconda Indy 500 e, per di più, molti punti persi in ottica campionato.
Grande rimonta anche per Juan Pablo Montoya, scattato dalla trentesima posizione e undicesimo sotto la bandiera a scacchi di fronte a J.R. Hildebrand e Josef Newgarden, primo tra i piloti in corsa per il Team Penske. La squadra del Capitano ha raccolto davvero poco a Indy arrivando tredicesima con Newgarden, quindicesima con Power (entrambi rallentati da pit stop molto lenti) e non finendo la gara con McLaughlin, ritiratosi a causa di un pesante incidente avvenuto nella terza curva del giro 152.
La monoposto di McLaughlin ha sbattuto contro le Safer in curva tre e ha raggiunto per inerzia la curva quattro attraversando l’intera pista. Grande rischio per Carpenter, arrivato molto vicino alla Dallara di McLaughlin mentre percorreva l’ultima piega. Lo stesso Carpenter ha poi perso la chance di chiudere la gara in una buona posizione subendo lo spegnimento del motore in pit road appena dopo la bandiera rossa.
Decisamente opaca anche la gara di Andretti Autosport, squadra che ritrova un po’ di orgoglio solo nel quinto posto di Alexander Rossi. Per il resto questa Indy 500 è da dimenticare in fretta per tutto il team di Michael Andretti, ventesimo con DeFrancesco (Steinbrenner) e ritirato con Colton Herta e Romain Grosjean. Herta ha chiuso la propria gara al 129° giro senza essere mai della partita al volante della macchina di backup utilizzata in seguito al capottamento avvenuto nel Carb Day. Grosjean, invece, ha terminato la propria corsa nel muro di curva due al 106° passaggio, quando il francese ha provocato la terza Full Course Yellow della gara.
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