80 giri colmi di tensione tra la paura di perdere la prima posizione ancora una volta nei minuti finali e l’estrema volontà di ritornare in Victory Lane dopo mesi di attesa. Alla fine Josef Newgarden ce l’ha fatta e nel tortuoso circuito di Lexington, Ohio, ha ottenuto il primo successo stagionale per sé e per il Team Penske, a secco di trionfi da St. Petersburg 2020.
Nelle tornate conclusive i fantasmi di Detroit e Road America sembravano palesarsi per la quarta gara consecutiva ma la gestione del Bio-Etanolo da parte di Newgarden, coordinato ai box da Tim Cindric, ha pagato e Marcus Ericsson non si è mai avvicinato abbastanza per provare l’attacco. Il campionato del Capitano, dunque, riparte da Mid-Ohio, proprio nell’ultimo weekend di gara prima di andare in vacanza per poi ripresentarsi a Nashville (gara di casa per Josef) con un pacchetto tecnico decisamente competitivo secondo quanto visto da Belle Isle in poi.
Grazie alla vittoria di Lexington, Newgarden accorcia il distacco che lo separa da Palou – ieri ottimo 3° – in classifica piloti e nelle ultime 6 gare stagionali dovrà recuperare 69 punti sullo spagnolo di Chip Ganassi Racing. Dopo la gara di ieri il campionato è comunque aperto e tra i contendenti sembra inserirsi anche Marcus Ericsson, in Ohio molto vicino a bissare il successo di Detroit 1. Con la 2^ piazza nella 200 miglia corsa ieri Ericsson sale al 5° posto in classifica con 104 punti di distacco da Palou ed un ritmo parso veramente eccellente in ogni gara corsa post Indy500.
Non molla Pato O’Ward, scattato 20° e poi 8° al termine della gara. Il messicano di Arrow McLaren SP ha sì perso punti da Palou – il distacco è salito a 39 lunghezze – ma in gara ha dimostrato una grande tenacia e lavorando nel mese di pausa sui problemi che attanagliano McLaren SP nei circuiti permanenti il gap si potrebbe chiudere da un momento all’altro.
Dietro a Palou e O’Ward troviamo Scott Dixon, attualmente 3° in campionato grazie alla consueta regolarità ed alla vittoria di Gara 1 in Texas. In Ohio Dixon ha sofferto molti problemi di bilanciamento al retrotreno ma la solida gestione gara ha permesso al 6 volte campione di minimizzare i danni ed andare in vacanza con 56 punti di svantaggio dal ben più giovane compagno Alex Palou.
La pausa servirà molto ai piloti che hanno raccolto veramente poco nelle prime dieci gare. Tra tutti evidenziamo soprattutto Will Power, in Ohio ritirato dopo 3 passaggi per due contatti nel giro di pochi secondi, prima con Scott Dixon e poi con Ed Jones (a sua volta ritirato). L’australiano del Team Penske archivia la prima parte di campionato occupando l’11° posto in classifica e poche soddisfazioni nonostante la bontà del passo messo in pista da Detroit in poi.
Anche per Simon Pagenaud gli scenari si fanno complicati e solo due sono i podi portati a casa dal campione 2016. Il 37enne di Montmorillon, infatti, ha conquistato due terzi posti, il primo a St. Petersburg ed il secondo a Indianapolis grazie al sorpasso nel giro finale su Pato O’Ward. Per il francese si parla di un futuro ormai scritto ed incentrato sull’endurance, dove tornerebbe a correre con Porsche-Penske in LMDh, ma chiudere il capitolo IndyCar con buone prestazioni diventa una prerogativa vera e propria per un pilota che ha fatto della costanza il proprio punto di forza.
Nel circuito di Lexington si è notevolmente complicata la rincorsa di Andretti Autosport verso il primo posto in classifica. Colton Herta, pilota di punta della squadra diretta da Michael Andretti, è rimasto vittima di un problema al bocchettone nella prima sosta scendendo dal 2° all’8° posto. Anche il secondo pit stop non è andato bene con Herta che ha stallato in ripartenza dalla piazzola perdendo secondi su secondi. A fine gara il miglior pilota Andretti è stato Alexander Rossi, 5°, mentre Herta si è dovuto fermare alla fine del penultimo giro per uno Splash&Go. 13° posto e tanti punti persi, questo il bilancio negativo del figlio d’arte, ora 7° in campionato a 124 punti da Palou.
Molto bene invece il primo approccio di Romain Grosjean al motorsport a stelle e strisce. Anche nel Road Course dell’Ohio l’ex-F1 ha lottato con i piloti più esperti della serie, stavolta aiutato da un lavoro in pit road finalmente migliore rispetto alle gare precedenti. Grosjean ha chiuso la gara al 7° posto appena dietro al pilota di casa e veterano Graham Rahal, pilota con 221 gare all’attivo in IndyCar. Si tratta di vera e propria linfa vitale per Romain, visivamente stimolato da un ambiente agli antipodi se confrontato al paddock della F1, ormai divenuto ostile sia per Grosjean sia per Magnussen nel corso degli anni passati.
Non è un caso che entrambi abbiano ricevuto le attenzioni di squadre blasonate in vista della stagione 2022 e, secondo Racer, ci sono buone possibilità che Grosjean corra addirittura in Andretti Autosport il prossimo anno. Mancano comunque ancora 6 gare e Romain dovrà rendere bene anche nel round di Gateway, il primo corso dal pilota Coyne-RWR in un ovale (short-track), affinché si possa avvicinare ancor di più la firma con un team di fascia alta.
In conclusione, 8 vincitori in 10 gare corse danno l’idea dell’estremo equilibrio creatosi in IndyCar e tutto ciò aumenta l’appeal di una serie che dal 2007 sta cercando di riportare il motorsport americano a ruote scoperte sugli stessi livelli di attrattività della gloriosa CART. C’è voluto tempo ma il lavoro svolto sembra che stia pagando e la pista parla chiaro: formule semplici, tanti piloti in lotta uniti a molte squadre di alto livello che competono in una serie sempre spettacolare nel miscelare le fondamenta del motorsport alle novità dettate dal progresso. Inoltre in Ohio è andato di nuovo in scena uno scontro tra generazioni diverse, ossia tra veterani inossidabili e giovani/debuttanti capaci di rendere dinamica ed energica la gara. Di appuntamenti ne mancano 6, c’è ancora tanto da dire ed il nuovo circuito di Nashville consegnerà agli appassionati stimoli inediti per iniziare al meglio la rincorsa verso il finale di stagione, programmato per il 26 settembre nel cittadino di Long Beach.
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Matteo Pittaccio
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