FABIO QUARTARARO, 10 e lode – I giovani. Quelli delle “domeniche pomeriggio passate all’Ikea“? Oppure quelli i cui “cassetti” dove si ripongono i “sogni son nascosti negli armadi“, dove si tengono “gli scheletri“? Forse i primi, forse i secondi. Forse entrambi. Forse nessuno. Quel che è certo è che Fabio, le domeniche pomeriggio, le passa ad incantare, stupire, sbalordire. Senza troppi fronzoli, senza far trapelare fatica alcuna. Perché io “vent’anni“, sì, “li ho, e non riesco ancora a dir ti amo“; lui vent’anni, da un po’ più di me, ce li ha, e si porta a casa la sua prima vittoria. Diabolica, Gioventù Brucata.
MAVERICK VINALES, 8.5 – L’illusione vien guardando. Sì, guardando un Vinales che, dopo aver azzeccato la partenza perfetta, il “pezzo del Tetris longilineo“, quello che “finalmente quando arriva“, speri “ti risolva tutto“, incappa nuovamente in una seconda metà di gara opaca, distratta, imprecisa, la “bestia più feroce che si riesce a domare solamente sottovoce“.
ANDREA DOVIZIOSO, 9 – Il copione per un nuovo programma su Real Time, poche settimane fa, l’era già bello che pronto: “Stagione da incubo”. La clavicola, poi, benevolmente, ha deciso di fare l’articolata al punto giusto, consentendo al Dovi di arpionare un podio quasi impronosticabile, in una stagione che diviene giorno dopo giorno sempre più impronosticabile. Memento: “l’importante non è quante volte cadi, ma se hai il coraggio di rialzarti“.
JACK MILLER, 8 – Sbircia la vittoria, poi intravede da vicino il podio, infine vede il traguardo, 4°. Meglio di niente, per “quell’australo-piteco, che” di solito “fa l’irrazionale proprio come il pi greco“.
FRANCO MORBIDELLI, 7 – Quanto è impervia la via dei confronti. Soprattutto se, a lungo andare, essi diventano schiaccianti. Ancor più, se in negativo. E allora che dire, che fare? Aspettare. E accontentarsi.
POL ESPARGARO, 8.5 – Forse l’anno buono del progetto KTM. Che, per coincidenza, è l’ultimo che vedrà Polyccio in rosso-blu. E allora ci si dispiace un po’, per una favola che finirà. Ma come si fa a dire di no ad un’altra, in previsione più grande, che verrà?
PECCO BAGNAIA, 8 – La maturità arriva per tutti, così come “la consapevolezza che con l’aiuto del tempo anche un Magikarp è in grado di diventare un Gyarados“. Che sogno la temporanea prima fila, che sogno il momentaneo podio a metà gara. Che sogno, questo Pecco. Bella, Gioventù Brucata.
MIGUEL OLIVEIRA, 7 – Lontano dai clamori e dagli errori, si costruisce un ottava posizione di spessore che non fa che rimarcare il grande valore di questo pilota, spassionatamente sottovalutato.
DANILO PETRUCCI, 5.5 – Dal Mugello dell’anno scorso è andato tutto come non doveva assolutamente andare: un crollo verticale pauroso, senza possibilità né tentativo di contraddittorio. E il passaggio in KTM del prossimo anno rischia di trasformarsi da porto sicuro a, triste, porto sepolto.
TAKAAKI NAKAGAMI, 6 – Re indiscusso dell’anonimato.
JOHANN ZARCO, 6.5 – Un gradito ritorno a tempo pieno, coi ritmi ancora da supplente. Il primo giorno è andato.
ALEX MARQUEZ, 6.5 – Il vero primo giorno di scuola, però, è per mini-Marquez che, dovendo subire una retrocessione in LCR senza aver potuto dimostrare nulla in gara, mantiene un barlume di lucidità e chiude, da penultimo, addirittura 12°.
BRAD BINDER, 6 – E’ ancora ben impressa nella mente del sottoscritto la clamorosa rimonta del sudafricano in Moto3, proprio ad Jerez, nel 2016. Impressiona al sabato; crolla, fisiologicamente, in gara.
TITO RABAT, 6 – Sempre più erede di Abraham.
BRADLEY SMITH, 7 – In molti sottovalutano quanto sia difficile ri-mettersi nei panni di un pilota a tempo pieno (volendo considerare, per il momento, Iannone out). Bradley lo fa con umiltà, olio di gomito, e con una partenza a razzo che, dopo pochissimi giri, lo catapulta addirittura 11°.
MARC MARQUEZ, 10 – La dimostrazione di straordinaria, stupefacente, strabiliante, paurosa, illogica, devastante, totale superiorità messa in atto dall’alieno numero 93, ad Jerez, scavalca e detronizza ogni possibile critica o appunto per la caduta occorsagli. Perché Marquez è così, un pentagramma sopra la follia; uno che, da “grande”, per spiegare perché cadesse così tanto, potrebbe uscirsene pressapoco così: “Ed anche se cadevo ero contento da morire. O da morirci, non lo so. Che differenza fa, però?“. Ma Marc è, sorprendentemente, anche un essere umano. Per giunta, capace di farsi male. Molto, in questo caso. Ed è per questo che il genio di Cervera, da oggi, è anche colui che ha riaperto, prima ancora di cominciarlo, il Mondiale Venti-Venti. Pazza, Gioventù Brucata.
IKER LECUONA, 5.5 – Per chi se lo fosse dimenticato, anche lui è un debuttante, seppur da titolare. A differenza degli altri due, però, senza punti.
VALENTINO ROSSI, 4 – L’innegabile passione per il Dottore mi porta a fare, nuovamente, improrogabili e crude riflessioni. Quindi, caro Valentino, “scusa se ti dico certe cose, ma a qualcuno devo dirle, e l’unico qualcuno che conosco sei tu. Che hai soffiato dentro al mio cuore, a forma di armonica. Hai seminato vento, e raccolto energia eolica“. La cara e vecchia M1 prende il volo, rispolverando la denominazione di “moto da titolo”. Il caro e vecchio Rossi, invece, scende di quota. E quindi, mentre tutti, “affamati, impazziti, cercano l’oro nel Klondike“, “lui cerca di capire che cosa è l’alchimia“. Oggi in gara “lui lottava per l’ottavo“, “ma meschino fu il suo fato“. Le gomme, lo stile di guida, la gioventù, brucata, che avanza. Vale, “il futuro alla fine è una fregatura“: per questo, “corri via da tutto questo, scappa forte finché puoi“, e io ti ricorderò come un “Neville Paciock, in un mondo di Draco Malfoy“.
ALEIX ESPARGARO, 5 – “Perché cadere è come il Paintball. Non puoi dire di aver guidato…“.
JOAN MIR, 5 – “…se non sei sporco di almeno tre colori diversi“.
Canzoni citate (nell’ordine): Gioventù Brucata, L’uomo che inventò il fuoco, Tetris, Irene, Sciare, Gigi cinque ottavi, Ninnananna per genitori disattenti – Pinguini Tattici Nucleari
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