L’evento che ha caratterizzato in negativo la giornata di ieri è l’incidente di Paulo Gonçalves che ha portato lo stesso portoghese a perdere la vita. Le prime ripercussioni legate alla scomparsa del centauro quarantenne sono arrivate nella giornata di oggi.
A causa dello shock causato principalmente ai suoi colleghi su due ruote, con cui condivideva questa avventura dal 2006, la tappa 8 è stata cancellata per moto e quad.
Le ripercussioni non sono terminate qui. In seguito al decesso di Gonçalves, il team per il quale correva, ovvero Hero MotoSports, ha annunciato il ritiro dalla corsa. Paulo aveva deciso di affrontare questa nuova avventura con le moto della piccola realtà indiana proprio a partire da quest’anno.
Una piccola azienda (se comparata ai colossi Honda, KTM e Yamaha) che ha schierato solo quattro moto per questa edizione. Da domani, quindi, le Hero 450 di Joaquim Rodrigues, Sebastian Bühler e Santosh Chunchunguppe Shivashankar non saranno più al via della corsa.
Nel comunicato reso noto viene riportato: “L’intera Hero MotoSports è in lutto dopo il decesso del nostro pilota Paulo Gonçalves, avvenuto domenica. Con immenso rispetto per il nostro compagno dipartito, Hero MotoSports non continuerà la partecipazione alla Dakar 2020. Gli altri piloti, insieme ai responsabili della squadra e allo staff di supporto, si legano al lutto della famiglia di Paulo”.
Il pensiero di Toby Price
Oltre al team, questa prematura scomparsa ha segnato diversi colleghi di Paulo, tra i quali c’è anche Toby Price, campione in carica della Dakar.
Dopo quanto accaduto, questa mattina il campione australiano ha pubblicato, su Instagram, la propria riflessione in merito a quanto accaduto poche ore prima durante la settima tappa.
“La tappa di ieri era partita bene, con un grande passo e buone sensazioni fino al rifornimento. Paulo ha preso il via circa 5 minuti prima di me. Sono arrivato sopra una piccola cresta e ho visto un pilota a terra, era Paulo. Sono insorte le peggiori paure perché avevo capito che qualcosa di serio era accaduto. Ho chiamato aiuto il prima possibile e ho provato ad aiutarlo. Ho provato a chiamare per più soccorsi e a quel punto è arrivato anche Stefan Svitko ad aiutarmi dove poteva. Il primo elicottero è arrivato e Luc Alphand (sciatore) ha iniziato ad aiutarci fino a quando non è arrivato l’elicottero medico con i medici a praticargli il CPR, cercando di fare il più possibile. […] Abbiamo lavorato tutti al massimo possibile, ma non c’è stato nulla che potessimo fare. Sono stato il primo ad arrivare al suo fianco e volevo essere l’ultimo ad andarmene.”
Il campione australiano ha quindi continuato: “Gli ultimi 250 km della tappa sono stati duri, ero disidratato per le troppe lacrime. Al momento non mi interessa nulla del risultato. I miei pensieri vanno alla sua famiglia e ai suoi amici.”
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