Dopo il Consiglio Mondiale della FIA vengono fuori solo pochi dettagli sul prosieguo del mondiale WRC, fermo alla vittoria di Sebastien Ogier in Messico di metà marzo.
Sono state decise alcune limitazioni delle componenti, per ridurre i costi in previsione della ripartenza del mondiale. Qualora ci fossero otto o meno tappe nel 2020 (soluzione possibile a questo punto), ci sarà la riduzione del numero di motori utilizzati dai team, che scenderanno da tre a due. Limitazioni anche per i test pre-evento, ridotti a un giorno per ogni pilota per le case iscritte ai round europei del WRC.
Al netto di queste misure regolamentari, rimane assoluto mistero riguardo il calendario per terminare il WRC 2020. Dopo gli annullamenti in serie nell’ultimo mese di (nell’ordine) Kenia, Finlandia, Nuova Zelanda e Galles, e quello precedente del Portogallo, rimangono in calendario le tappe in Turchia (24-27 settembre), Germania (15-18 ottobre) e Giappone (19-22 novembre). Ci sono alcuni silenzi “conservatori” nei comitati organizzatori, tra reali difficoltà organizzative e timori di possibili nuove ondate di contagio in autunno.
Rispetto agli altri eventi del Motorsport, il mondiale Rally aveva già completato tre appuntamenti (Monte Carlo, Svezia e Messico) ma più di altri farà fatica a ripartire, visti i grandi spostamenti a cui sarebbero chiamate le case automobilistiche. E dopo il Consiglio Mondiale di ieri, la sensazione che emerge da questo temporeggiamento è di un leggero pessimismo dei vertici mondiali.
Tuttavia la FIA si è portata avanti per l’anno prossimo, stilando una bozza provvisoria del calendario per il 2021, che prevederebbe le tappe nel Principato di Monaco, Finlandia, Svezia, Kenia, Spagna, Italia, Giappone e Australia.
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