Mentre il mercato piloti è in fermento e i team stanno preparando le loro armi per il prossimo anno, è tempo di fare un bilancio per la stagione 2019 del WRC. Un’annata che ci ha regalato una delle lotte più belle ed entusiasmanti degli ultimi tempi, che ha sancito la vittoria di Tanak per il titolo piloti e di Hyundai per il titolo costruttori.
PROMOSSI
- Ott Tanak: al pilota estone si può dire che la sua carriera sia stata sceneggiata come un film, e infatti hanno fatto un lungometraggio intitolato a lui. Dopo la delusione del 2018, il pilota Toyota era atteso all’anno della verità. E non ha deluso per niente. 6 vittorie, 9 podi in 13 gare e una corona che è arrivata alla penultima gara in Spagna (che poi è diventata ultima dopo l’annullamento del Rally Australia. E’ quasi un peccato che decida di lasciare la casa nipponica per la casa sudcoreana, ma potrebbe essere un passo importante per la sua carriera.
- Toyota: il percorso che la Yaris ha avuto ha un qualcosa di incredibile. Arrivato nel mondiale rally solo nel 2017, gli bastarono solo due gare per acciuffare la prima vittoria in Svezia. Da lì in avanti, è stato un lungo e continuo crescendo che l’ha portata ad essere l’auto da battere e a vincere prima il titolo costruttori nel 2018 e poi il titolo piloti nel 2019. Nel prossimo anno ci sarà una nuova ed inedita line-up di piloti, con un certo Seb a guidare la casa nipponica in quello che sarà l’anno della conferma. Ma se riescono a sfruttare il potenziale della vettura così come Tanak ha fatto, i successi del 2019 non saranno gli ultimi.
- Sébastien Ogier: non importa se sia una Volkswagen Polo, una Ford Fiesta o una Citroen C3, lui riuscirà sempre ad estrarre il meglio dalla vettura che egli guida. Un altro anno vissuto a livelli top, con 3 rally vinti a Monte-Carlo, Messico e Turchia e un rendimento costante come migliore del team francese. Non era facile stare al passo delle più competitive Hyundai e Toyota, ma Seb ha dato il massimo e non può recriminare niente. Non c’è dubbio che per il 2020 vorrà nuovamente lottare per il titolo per lasciare il mondiale rally a testa alta.
- Elfyn Evans: non mi sono meravigliato per niente quando ho sentito del suo trasferimento dalla M-Sport alla Toyota. Questo perchè in quest’anno ha ancora una volta dimostrato di avere la stoffa. Con un team che soffre l’appoggio non ufficiale di un costruttore e una concorrenza sempre più agguerrita, il gallese tiene alto il nome della Ford con alcune gare di assoluto livello. I suoi due podio in Messico e Corsica non sono sicuramente frutto del caso e nonostante un infortunio che lo ha tenuto fermo per tre gare, egli è riuscito a finire la stagione in top 5, con gli stessi punti (102) di Andreas Mikkelsen. Davvero niente male…
RIMANDATI
- Thierry Neuville: 227 punti, tre vittorie, 7 podi e il titolo di vicecampione del mondo. Per il quarto anno consecutivo. Se prima era Ogier a guastargli la festa, quest’anno è stato Tanak a negare al belga la corona iridata. La mia idea però è quella che il povero Thierry sia diventato un pilota si bravo e veloce, ma incapace di fare la differenza nei momenti che contano. Una serie di piazzamenti incolore tra Sardegna e Turchia ha praticamente compromesso la sua corsa iridata, e alla fine si è dovuto di nuovo rassegnare alla medaglia d’argento. Gli anni passano e la Hyundai non vuole più aspettare, visto anche l’arrivo dell’estone. Il 2020 rischia di essere l’ultimo anno buono per Neuville per prendersi il titolo iridato.
- Hyundai: molti adesso si chiederanno “perchè non hai messo la casa campione del mondo costruttori tra i promossi?”. Be, in teoria avreste ragione, ma mettiamola su questo punto di vista: quali erano gli obiettivi dell’anno per una squadra che ponteva contare su 4 piloti di assoluto livello come Neuville, Mikkelsen, Sordo e Loeb? Sono riusciti a vincere il titolo costruttori, ma la sensazione è che comunque non sono riusciti a convincere. Per il 2020 arriverà il campione in carica insieme a Neuville e co, per cui ci aspettiamo che la casa sudcoreana vinca entrambi i titoli.
- Kris Meeke: dopo la crisi con Citroen, per molti la sua carriera sembrava già quasi finita. Chi voleva puntare su uno che veniva etichettato come “sfasciacarrozze”? Be, la Toyota lo ha fatto. Ha scommesso sul nordirlandese per avere un’arma in più nella rincorsa al titolo costruttori. Egli ha fatto progressi, ma non ha compiuto il salto di qualità che si aspettava, ed è anche per questo che la casa nipponica alla fine abbia quasi sempre dovuto contare su Tanak. Al momento è senza sella e il suo futuro torna ad essere incerto… E purtroppo non dipende più solo da lui.
- M-Sport Ford: questa non è una critica per il team di Malcom Wilson, anche perchè bisogna vedere da dove partiti ad inizio stagione. Rischio alto di non prendere parte alla stagione e di non essere presente a Monaco, ma alla fine sono riusciti ad essere parte del mondiale rally. Peccato solo che la loro storia sia quasi passata inosservata con un Suninen in ombra e un Tidemand che è ancora in fase di apprendistato. Solo Evans è riuscito a dare un senso alla loro stagione. Ora, con il gallese che è andato via in direzione Toyota e un sedile conteso da 8 piloti, restano incognite per il 2020.
BOCCIATI
- Citroen: questo doveva essere l’anno della rinascita per la casa francese, grazie ad una C3 che era tornata a vincere con Loeb e il super-acquisto di Ogier dalla M-Sport. La stagione inizia come meglio non poteva, con due vittorie nelle prime 3 gare e 7 podi di fila nei primi 7 rally e poi… qualcosa si è inceppato. Una gestione insufficiente degli aggiornamenti e un Lappi discontinuo hanno rigettato la Citroen nell’ombra (a parte la clamorosa doppietta in Turchia). Ma dulcis in fundo, dopo la separazione con Ogier… la Citroen annuncia il suo ritiro con un post che vuole far capire che la colpa sia di Ogier. Già avevamo capito che la mancanza della terza C3 non era un buon segnale, ma finire una storia lunga 17 anni in questa maniera… così no.
- Jari-Matti Latvala: etichettato da tutti come il perfetto numero 2 della squadra, l’esperto finlandese doveva essere l’arma in più della Toyota per confermare il titolo costruttori. E invece? Solo due terzi posti e 4 arrivi fuori dalla top 10 per uno che ci aveva abituato a stare sempre tra i primi. E se non siete d’accordo, sappiate che questa è la prima stagione dal 2008 in cui non vince una gara ed è la prima volta dal 2010 che non raggiunge la tripla cifra di punti (93). Vero che una gara non si è disputata, ma sono comunque 12 gare, lo stesso numero che avevamo visto negli ultimi anni. E per il 2020 passerà da un programma completo ad uno ridotto.
- Suninen e Lappi: due piloti, entrambi finlandesi, un unico problema. Un rendimento che non soddisfa le aspettative di chi li vedeva come le future star del WRC. Teemu perde il confronto interno in M-Sport nonostante abbia disputato più gare, mentre Esapekka manda molto spesso la sua C3 allo sfasciacarrozze. Uno non è veloce quanto si aspettava, l’altro è stato troppo discontinuo. Le cose non si mettono molto bene, specialmente per Lappi, dopo il ritiro di Citroen. Il livello è più alto che mai, e se vogliono lasciare il segno devono fare il salto di qualità. Cosa che nel 2019 non si è vista ne per uno ne per l’altro…
MENZIONE D’ONORE: KALLE ROVANPERA
Usciamo dalla classe principale del rally per dirigerci verso il fenomeno delle R5. Il giovane finlandese ha avuto un inizio ‘cauto’ con la Skoda, ma una volta preso le misure, la promessa è diventata stella dominando e vincendo il campionato nella WRC2Pro contro piloti esperti come Kopecky, Ostberg e Camilli. Per il 2020 lo attende il grande salto con la Toyota: insieme a due piloti esperti come Ogier ed Evans, non c’è alcun dubbio che il futuro per Rovanpera sia luminoso.
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