Il Gran Premio del Canada è il settimo appuntamento della stagione 1998. Schumacher, Coulthard e Hakkinen arrivano nella splendida Montreal in piena lotta per il titolo, con i due alfieri della McLaren che occupano i primi due posti della classifica generale. Il tedesco della Ferrari, autore di un avvio di stagione molto incostante, è riuscito a conquistare solamente il Gran Premio d’Argentina, quindi arriva in Canada con un gap abbastanza importante che lo distanzia dal rivale finlandese della McLaren. Da notare inoltre la condizione tecnica della Williams-Mecachrome, che, proprio in Canada, porta al debutto la FW20 con passo allungato, un piccolo antipasto della FW20B che sarà portata in pista dal Gran Premio successivo a quello del Canada. In qualifica, come al solito, la McLaren piazza i propri piloti in prima fila, con Coulthard che precede Hakkinen di soli 69 millesimi. Terza posizione per Michael Schumacher, seguito da Giancarlo Fisichella, Ralf Schumacher e Jacques Villeneuve. Completano la Top 10 le due Williams-Mecachrome di Jacques Villeneuve e Heinz-Harald Frentzen, la Ferrari di Eddie Irvine, la Sauber di Jean Alesi e la Jordan di Damon Hill. Chiudono lo schieramento Jan Magnussen, Esteban Tuero e Ricardo Rosset.
Al via la Jordan di Ralf Schumacher si pianta sullo schieramento, creando non pochi problemi a tutti i piloti in mezzo al gruppo. Il vero colpo grosso, però, arriva alla prima curva, con Wurz che centra Alesi nel tentativo di passarlo all’interno. Nell’incidente rimangono coinvolti anche Jarno Trulli e Johnny Herbert. Il groviglio di vetture ferme alla prima curva e gli innumerevoli pezzi posizionati in traiettoria costringono la direzione gara ad esporre la bandiera rossa, con la gara che viene immediatamente fermata. I piloti in questione, però, riescono a prendere parte alla seconda procedura di partenza, con il solo Herbert costretto a partire dalla pit lane. Le macchine di Wurz, Alesi e Trulli, infatti, non risultano estremante danneggiate e quindi riescono tranquillamente a schierarsi. Avviata la seconda procedura di partenza, stavolta resta fermo Mika Hakkinen, con il cambio del finlandese che resta bloccato in terza. La McLaren del leader del mondiale, come la Jordan di Schumacher, crea tantissima confusione in mezzo al gruppo, con la stessa Jordan del tedesco che taglia nella via di fuga esterna alla prima curva, finendo in testacoda davanti alla Williams di Frentzen. Problemi anche per Sato e Irvine, con il pilota della Arrows che finisce addosso alla Ferrari dell’inglese. Lo stesso Irvine, incolpevole, tocca la Benetton di Wurz e la Prost di Trulli, con l’italiano che finisce la propria corsa addosso alla Sauber di Alesi. Ovviamente è scontato dire che parliamo di una delle partenze più pazze dell’intera storia della Formula 1.
Al contrario del primo episodio, però, i commissari di gara decidono di non dare bandiera rossa, preferendo l’utilizzo della Safety Car. Al comando troviamo Coulthard, seguito da Michael Schumacher, Fisichella, Villeneuve, Frentzen e Barrichello. Al termine del primo giro risultano invece ritirati Hakkinen, Ralf Schumacher, Trulli, Alesi e Takagi. La Safety rientra durante il sesto giro e nello spazio di due tornate la Stewart di Barrichello riesce a sopravanzare i due piloti della Williams. Mossa però che servirà a poco, visto che un paio di giri dopo lo stesso brasiliano finirà in testacoda, facendosi sorpassare anche dalla Jordan di Hill. Herbert, in fondo al gruppo, comincia la propria rimonta passando prima Nakano e poi Rosset. Qualche giro avviene un’ulteriore colpo di scena che mescola nuovamente la carte in tavola: la Arrows di Diniz finisce fuori strada, seminando zolle di terra in piena traiettoria. La sporcizia portata in pista dallo spagnolo costringe i commissari a rimandare fuori la Safety Car.
Alla ripartenza l’acceleratore di Coulthard cede improvvisamente e lo scozzese è costretto al ritiro. L”affidabilità, per l’ennesima volta, tradisce i due alfieri della McLaren. Schumacher ha quindi strada libera davanti e mette tra se e Fisichella circa 6 secondi. Il margine del pilota tedesco viene però subito azzerato dalla violenta uscita di Salo, con conseguente nuovo ingresso sul tracciato della vettura di sicurezza. Schumacher ne approfitta per rifornire, ma quando torna in pista non vede sopraggiungere la Williams di Frentzen e lo spedisce fuoripista. Questa manovra gli costerà uno Stop & Go. Al ventitreesimo giro la gara riparte, con Fisichella in testa, seguito da Villeneuve, Schumacher, Hill, Magnussen, Nakano e Panis.
Il canadese tenta subito di attaccare Fisichella, ma finisce lungo e rientrando in pista si scontra con Tuero. La vettura di Villeneuve esce danneggiata dal contatto e il canadese sarà costretto ad una lunga sosta ai box, che lo metterà di fatto fuori dai giochi. Nel frattempo Nakano, sorprendentemente quinto, viene passato da Panis. Al trentacinquesimo giro Schumacher si ferma per il proprio Stop & Go, rientrando in pista in terza posizione, alle spalle di Fisichella e Hill. Tre giri dopo il tedesco sorpassa Hill e inizia a ricucire su Fisichella, leader della classifica dopo gli ultimi avvenimenti in pista. Qualche giro dopo si fermano Panis e Hill, alle prese il primo con problemi all’acceleratore e il secondo con alcune noie elettriche. Al quarantaquattresimo giro si ferma per il pit stop Fisichella, che torna in pista dietro a Schumacher e davanti a Barrichello, Irvine, Wurz, Magnussen, Nakano e Rosset. Il tedesco della Ferrari sfrutta a piano i pochi giri che gli rimangono primo del proprio stop, tenendo un ritmo quasi insostenibile per il pilota italiano. Riuscirà a guadagnare la testa della classifica appena dopo l’ultima sosta. Irvine riesce ad eseguire la stessa identica manovra su Wurz, guadagnandosi il terzo gradino del podio. Schumacher vince il suo secondo Gran Premio stagionale davanti a Fisichella, Irvine, Wurz e alle due Stewart di Barrichello e Magnussen, con il danese per la prima volta a punti. Da sottolineare il settimo posto di Nakano sulla Minardi, che porta il team faentino ad un soffio dal primo risultato utile da due anni e mezzo. Giungeranno al traguardo “solamente” dieci vetture.
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