Da sempre Monza è considerata la casa della Ferrari. Qui il cavallino ha quasi sempre ripagato il supporto e il calore dei propri tifosi, regalando loro domeniche indimenticabili, talvolta anche negli anni più critici della sua storia.
Una delle edizioni del GP d’Italia che i supporters del team con sede a Maranello ricordano assai volentieri è sicuramente quella del 1975 quando, grazie alla vittoria di Clay Regazzoni e al contemporaneo terzo posto di Niki Lauda, la loro scuderia preferita, dopo ben undici anni passati tra anni grigissimi (vedi 1969 e 1973) e occasioni perse (1966, biennio 1970-71), tornò a fregiarsi dei titoli Piloti e Costruttori.
Fu un weekend quasi perfetto, quello del 1975: a Lauda sarebbe bastato conquistare un solo mezzo punto in due gara visto che il proprio vantaggio sul pilota della Brabham Carlos Reutemann, unico rivale ancora in gioco per la vittoria finale, era di ben 17.5 punti (con una vittoria allora si conquistavano nove punti) e il saldo delle vittorie stagionali era nettamente in favore dell’austriaco, trionfatore in quattro occasioni (a fine anno saranno cinque) contro l’unica del rivale argentino. Il primo match ball a disposizione Lauda lo aveva già avuto in Austria, sua terra d’origine, ma venne vanificato da un sesto posto che, in virtù del dimezzamento di punti messo in atto poiché i piloti non avevano completato almeno il 75% della gara, gli valse solo uno 0,5.
Sin dalle libere del venerdì si capì che contro le Ferrari ci sarebbe stato ben poco da fare: Lauda e Regazzoni furono primo e secondo, infliggendo al resto del plotone distacchi pesanti.
Le qualifiche del sabato confermarono quanto visto il giorno prima: Lauda girò in 1’32’’24, infliggendo oltre mezzo secondo al compagno di box e più di otto decimi a Emerson Fittipaldi, campione del Mondo uscente. Reutemann fu solo settimo.
Al via del Gran Premio, il giorno seguente, i due ferraristi mantennero le posizioni, anche se Regazzoni riuscì a scavalcare il compagno e si issò al primo posto, non abbandonandolo più fino a fine gara. Dietro i due ferraristi si portò Scheckter su Tyrrell, seguito dal pilota McLaren Mass, da Reutemann e da Emerson Fittipaldi.
Al secondo giro ci fu subito un colpo di scena: alla chicane Mass e Scheckter arrivarono quasi appaiati. Il duello non giovò a nessuno dei due: Mass danneggiò la sospensione sul cordolo e dopo pochi metri si dovette fermare, Scheckter invece rientrò sul tracciato dopo un fuori pista, ma nel compiere tale manovra ebbe un incidente con la Hill di Brise, che dovette ritirarsi con la sospensione rotta. Finì mestamente la sua corsa anche l’italo-americano Andretti: il pilota Parnelli, accortosi dell’incidente, dovette finire fuori pista per evitare la Tyrrell numero 3 del sudafricano, venendo costretto da tale manovra al ritiro. Scheckter, nonostante tutto, riuscì a proseguire la corsa, ma a causa dei fatti precedentemente esposti, fece da tappo a molti piloti, che dovettero rallentare, permettendo alle due Ferrari e ad altri concorrenti, come Fittipaldi, Reutemann e il biondo di James Hunt di guadagnare un discreto margine sul resto dei corridori.
Per quasi tutta la gara le due Ferrari furono prima e seconda, anche se per una volta era Regazzoni che comandava i giochi, mentre Niki Lauda non riusciva ad esprimersi al meglio. Tale “blocco” non gli permise di tenere il passo del compagno di colori. Inoltre non riuscì a staccare Fittipaldi che anzi tenne il suo passo, avvicinandosi costantemente. Alla 46° tornata il brasiliano della McLaren terminò il suo inseguimento passando l’austriaco che intanto stava anche accusando un piccolo problema agli ammortizzatori.
La gara si concluse con la vittoria di Clay Regazzoni, al terzo successo in carriera, il secondo a Monza (dopo quello dell’edizione 1970). Fittipaldi fu secondo e Lauda terzo davanti a Reutemann, Hunt e Pryce. Fuori dai punti si piazzarono le due Tyrrell di Depailler settimo e Scheckter ottavo, seguiti da Ertl, Lunger, Merzario, Amon (all’ultima apparizione sulla pista italiana), Crawford e Renzo Zorzi.
Come detto, la Ferrari a Monza si aggiudicò sia il titolo Piloti che il Costruttori, tuttavia il sorpasso subito da Lauda non andò subito giù al popolo ferrarista: il pilota venne infatti accusato di remissività, ma il gelo tra l’austriaco e i tifosi durò poco: 28 giorni dopo, grazie al dominio nel Gran Premio degli Stati Uniti, i tifosi si dovettero ricredere su Lauda, tornando ad acclamarlo come beniamino e, soprattutto, come colui che permise al cavallino di tornare vincente in Formula 1 dopo 11 anni.
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