Sabato scorso è iniziato uno dei campionati più attesi nell’ultimo anno, quello della Formula E. Una novità assoluta per il motorsport dato che per la prima volta le monoposto che prendono il via sono spinte da un motore elettrico e non a scoppio, come siamo soliti vedere.
Questa competizione, rimasta “isolata” dal mondo fino a qualche mese fa, ha iniziato a mostrare le proprie carte solo nei primi test di Donington che si sono disputati ad inizio giugno. Fino ad allora abbiamo potuto conoscere la categoria grazie a qualche onboard lap pubblicato dal canale ufficiale della Formula E su Youtube. “Fin qui nulla di strano” direte. Certo, nulla di strano.
Quello che più è saltato all’occhio, anzi all’orecchio, è il flebile sound prodotto da queste vetture. Ovviamente un motore elettrico costituito da celle di ioni al litio non potrà mai avere lo stesso suono di un propulsore a scoppio con 12 cilindri. Molte persone, sin dallo shakedown della Spark-Reanult SRT_01E, hanno subito giudicato questa categoria solamente per il rumore prodotto dalle vetture. Solito caso di libro giudicato dalla copertina.
Questi pareri si sono intensificati con l’avvicinarsi della prima tappa del mondiale, disputatasi a Beijing qualche giorno fa. Lamenti sul fatto che questo sound non appartiene al motorsport, che le macchine sono lente (arrivano a 225 km/h, ndr), che i circuiti su cui corrono sono peggio dei tilkodromi, eccetera. Gli spettatori, sempre se queste persone l’hanno effettivamente seguita la gara a Pechino, hanno puntato il dito contro ciò che si trova dietro alle quinte di questa categoria. Lo scopo principale di questo campionato non è quello di fare auto veloci e rumorose, bensì mettere alla prova una tecnologia che potrà essere utilizzata in futuro, quando la lancetta delle riserve di petrolio del nostro piante segnerà la fatidica E di “Empty” cioè vuoto.
L’idea degli organizzatori è stata quella di avvicinare le persone ad un campionato che sia eco-friendly, cioè con gare che vedono in pista auto che non inquinano ma che riescano comunque a dare spettacolo. Sabato scorso ho assistito ad una gara che non può definirsi brutta. Ci sono stati molti sorpassi, qualche incidente, e lotta per la vittoria fino all’ultima curva. In Formula 1 non avremmo mai visto un pilota recuperare 5 secondi di svantaggio in poche tornate e giocarsi la vittoria all’ultimo giro. L’iniziativa di organizzare gare nel centro delle città di tutto il mondo ha lo scopo di avvicinare più persone possibili a godere dello spettacolo di una gara automobilistica. Per raggiungere il circuito può bastare un viaggio in bus o tram, oppure una pedalata in bicicletta o una camminata a piedi, tutto all’insegna del rispetto dell’ambiente. Passando al punto della velocità di punta, sabato la più alta registrata è stata di 189 km/h. Ovviamente, senza lunghi rettilinei e con auto molto pesanti che faticano in accelerazione, era alquanto impossibile vedere subito la velocità massima. Se poi per voi quasi 200 km/h raggiunti con una vettura elettrica vi sembrano pochi, allora non avete mai visto la velocità massima di una vettura da strada. Stesso discorso vale per il sound, non è che la Toyota Prius o la Volkswagen Up (giusto per prenderne due) facciano chissà quale rumore. La Formula E, in quanto a suono è già migliore rispetto alle utilitarie e sicuramente progrediranno con il passare del tempo per avvicinarsi sempre più al concetto di motorsport.
A sottolineare questa full-immersion nel campo dell’elettrico, gli organizzatori hanno pensato di mettere in pista anche la Safety Car e la Medical Car che funzionano tramite l’ausilio delle batterie.
Tutte le persone che quindi si sono lamentate, e continuano a farlo, di questo campionato dovrebbero pensare al vero obiettivo che gli organizzatori cercano di raggiungere. Nelle prossime stagioni potremo sicuramente assistere a gare con vetture più rumorose e più veloci, basta aspettare. Bisogna dare alla tecnologia, il tempo che gli serve per potersi evolvere; questo campionato è solamente alla prima pagina del capitolo iniziale!
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