Siamo arrivati all’ultimo atto del campionato più lungo della storia della F1 che, dopo 20 gare, vede ancora un’accesa battaglia tra i due piloti della Mercedes, Nico Rosberg e Lewis Hamilton, per la conquista del titolo. Il teatro del gran finale sarà Abu Dhabi, già luogo di sfida tra i due paladini della casa di Stoccarda, che nel 2014 vide l’assegnazione del secondo titolo mondiale a Lewis Hamilton, con il britannico partito in vantaggio all’arrivo di questo evento.
Quest’anno la situazione è invertita e ad essere davanti è Rosberg che può vantare 12 punti di gap, ai danni del suo team mate, da poter gestire con una relativa tranquillità per portare a casa il suo primo titolo iridato diventando così il terzo tedesco a trionfare dopo Michael Schumacher e Sebastian Vettel. Hamilton dalla sua ha tutta la grinta e la rabbia necessaria per una gara all’attacco che potrebbe consentirgli di raggiungere, a quota quattro mondiali, Alain Prost e il suo rivale della Ferrari Sebastian Vettel.
Dopo l’analisi di Andrea Righi sul perché il figlio di Keke Rosberg meriterebbe di vincere il mondiale 34 anni dopo il padre, vediamo perché Lewis ha tutte le ragioni di poter trionfare meritatamente per la terza stagione consecutiva.
Prima di tutto a una gara dal termine sia Rosberg che Hamilton possono vantare ben 9 vittorie a testa nel proprio palmares stagionale e in caso di trionfo ad Abu Dhabi, d’obbligo se non vuole complicarsi ancora di più la vita, arriverebbe a quota 10 e sarebbe una grandissima beffa quella di riuscire a trionfare in metà dei gran premi senza però portare a casa la corona del Re del 2016. Riuscire a conquistare circa metà delle gare effettuate in stagione è relativamente facile se si guida una Mercedes, ma Lewis, a differenza di Nico, ha dovuto lottare spesso e volentieri con noie meccaniche che hanno afflitto la sua W07 Hybrid. L’anglo-caraibico non si è però dato per vinto e in diverse occasioni è riuscito a rimontare dal fondo della classifica conquistando posizioni di degno rispetto. Tra le vicissitudini che hanno coinvolto il tre volte campione del mondo c’è da sottolineare la continua difficoltà di questa stagione nelle partenze, le quali hanno permesso a Rosberg di conquistare vittorie forse inaspettate. Inizialmente la colpa è stata attribuita a Hamilton, ma poi abbiamo scoperto che anche Mercedes ha avuto la sua parte.
Se la frizione può essere il male minore, a rincarare la dose ci sono le varie difficoltà e rotture incontrate nel corso di tutta la stagione. Partendo dal GP della Cina in cui Lewis ha dovuto abbandonare fin da subito le qualifiche per colpa di un problema alla Power Unit. Partito 22° e arrivato 7° anche per colpa del caos che si è creato in curva 1 con l’incidente tra Vettel-Raikkonen-Kvyat, che ha avuto ripercussioni anche nelle retrovie. Il #44 si è ritrovato con l’ala anteriore e il fondo danneggiato, i quali lo hanno costretto a una sosta anticipata e ad aver problemi per il resto della corsa.
Escludendo il Gran Premio di Spagna in cui entrambi i piloti sono stati coinvolti nella carambola del primo giro, andando ad auto-eliminarsi, il problema successivo si è verificato nel Gran Premio d’Europa a Baku in cui Hamilton, dopo tante difficoltà nelle libere e in qualifica (con incidente che lo portarono a partire dalla 10a piazza, ndr) non è stato risparmiato nemmeno in gara. Problemi di settaggio al volante hanno portato alla perdita di decimi preziosi che avrebbero potuto portare Lewis a conquistare una piazza sul podio, data l’enorme superiorità della Mercedes in quel circuito. Hamilton, invece, non potendo ricevere aiuti dai box (al contrario di quanto accaduto un mese dopo con Rosberg a Silverstone) è stato costretto a chiudere quinto.
Due settimane più tardi, nel GP d’Austria Hamilton, leader della gara, ha incontrato una difficoltà nel momento della sosta, la quale gli ha fatto perdere la vetta della corsa. Il pilota inglese non si è però dato per vinto e nell’ultimo giro è andato all’attacco e quindi al sorpasso del compagno di squadra, che ancora una volta non è riuscito a mantenere la calma in un momento di pressione da parte di Hamilton, regalandogli quindi la vittoria. A mostrare la tenacia e la voglia di vincere di Hamilton ci sono le sei vittorie in sette gare, conquistate dopo che Rosberg aveva raggiunto un vantaggio di 33 punti, con le vittorie ottenute nei primi quattro appuntamenti del mondiale. Con questa striscia vincere Lewis è riuscito addirittura a scavalcare il tedesco nel GP d’Ungheria portandosi prima a 6 e quindi a 19 lunghezze di gap ai danni del team-mate prima della pausa estiva.
Le vacanze non hanno giovato il campione in carica che in Belgio ha vissuto uno dei momenti peggiori della vita della propria W07 Hybrid. Nuovi problemi lo hanno portato a sostituire nuovi pezzi sulla propria Mercedes. Pezzi che però andavano a sforare il limite stagionale e quindi hanno costretto il pilota ad incorrere alle prime penalità della stagione. Con furbizia insieme al team ha deciso di sfruttare la gara di Spa per montare diversi componenti, da riutilizzare in seguito, andando a scontare tutte le penalità possibili, per il resto della stagione, in quel gran premio. La voglia di dare il massimo anche questa volta non lo ha abbandonato e grazie anche ad un nuovo contatto tra Ferrari-Red Bull in curva 1, Hamilton è stato partecipe di una grande rimonta che dopo 10 giri lo vedeva già 5° e al termine della gara addirittura sul podio.
Le due gare più recenti e forse anche più incisive sulla situazione attuale del campionato sono quelle della Malesia e del Giappone. Prima a Sepang, dopo una pole position spaziale, dove a pochi giri dal termine Hamilton ha dovuto assistere alla rotture del motore della propria PU Mercedes, andando a perdere 15 punti da Rosberg anziché, sfruttando le sfortune dello stesso in curva 1 con il connazionale Sebastian Vettel, portare il #6 a perdere 13 punti dal tre volte iridato. Una settimana più tardi, invece, un’altra pessima partenza ha costretto l’inglese a rimontare da metà classifica riuscendo però a chiudere con un terzo posto finale. Queste due gare, però, hanno fatto sprofondare ancora una volta il #44 a 33 lunghezze di svantaggio nei confronti di Nico.
Se da un lato Rosberg ha sbagliato di meno rispetto a Hamilton, soprattutto in fase di partenza, dalla sua parte Lewis è riuscito a non mollare la carica ad ogni gran premio, cercando di rimontare e guadagnare più punti possibili sul rivale. Nonostante sia finito due volte a -33 non ha perso le speranze andando a rimontare e, in uno dei casi (al momento, ndr), sorpassarlo in classifica. Ha saputo sfruttare al meglio le difficoltà di Rosberg (vedi Monaco e Canada) conquistando 2 vittorie su 2. Il fatto più importante rimane che se da un lato Rosberg ha dovuto lottare solo contro Hamilton, in questa stagione l’inglese, oltre che contro il compagno di squadra, ha dovuto scontrarsi più volte anche con il fronte dell’affidabilità che ha giocato un ruolo importante in termini di classifica.
Hamilton merita quindi maggiormente il mondiale per non aver mai avuto a che fare con il termine “vinto” continuando a lottare contro piloti e sfortuna e dando il meglio di sé, come ha sempre fatto nella sua carriera. Questo possibile quarto titolo potrebbe anche essere il più importante perché darebbe ancora più valore al pilota della Mercedes dato che per la prima volta ha dovuto sudare estremamente per conquistarlo, a differenza del 2008 e 2014 (dove è stato favorito anche dalle rispettive sfortune di Massa e Rosberg) o del 2015 in cui ha corso in solitaria già dalla prima gara a Melbourne.
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