Così scrivevo ieri mattina in un tweet sul mio account personale, dopo aver pubblicato la notizia della probabile cancellazione del GP del Vietnam. Questo perché nonostante (forse) ai vertici capiscano la grave situazione attuale, imperterriti continuano nel voler comunque correre. Cancellano da una parte e raddoppiano dall’altra.
Ecco. Magari direte (anche giustamente oserei sottolineare) che il mio parere non valga chissà quanto in confronto a confronto di chi gestisce tutto il teatrino della Formula 1 in queste ore. Tra Liberty Media, FIA e organizzatori del GP d’Australia, non si sa chi, più di tutti, stia ignorando l’emergenza coronavirus. Grave! Ancora di più se consideriamo il fatto che nelle scorse ore, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stadio di pandemia per il COVID-19.
Per fortuna mia, nel corso della mattinata italiana o pomeriggio australiano che dir si voglia, qualcuno di più importante del sottoscritto ha fatto notare la situazione. Parlo di Lewis Hamilton che, nella prima conferenza stampa del Mondiale 2020, ha affermato:
“Sono molto sorpreso dal vederci qui. È bello gareggiare, ma è scioccante vederci seduti in sala stampa. […] Money is the king (Il denaro è il re).”
Se lo dice Hamilton, allora non sono io quello che probabilmente dà i numeri, ma che un minimo di incoscienza da parte di chi abbia allestito questo show, a cui nessuno vuole assistere, ci sia.
Cambio di programma per il week-end australiano
Per far notare che comunque gli organizzatori abbiano un minimo a cuore la questione, ieri hanno modificato il programma della giornata odierna. Niente sessione di autografi, niente passeggiata dei piloti sulla tipica passerella del paddock di Melbourne, in cui i protagonisti scattano foto con i propri tifosi. Ecco. Questa mi è sembrata una grandissima presa per il c…ollo.
A me non pare che quest’azione sia stata fatta per prevenire l’assembramento dei tifosi, ma semplicemente per evitare che i piloti vengano a contatto con i primi, creando il rischio di contagi. Questo perché alla fine l’assembramento ci sarà lo stesso. Durante le libere, durante le qualifiche, durante la gara, e in tutti quei momenti precedenti e successivi all’accesso alle tribune. La calca ci sarà sempre, ma loro hanno agito per prevenire. Seh vabbè.
Lo schiaffo dato dal resto del mondo dei motori
Mentre la Formula 1 fischietta, guardando le nuvole sopra la propria testa, tutto il resto del mondo del motorsport ha capito la situazione e ha iniziato a prendere i provvedimenti.
I primi sono stati quelli della MotoGP che, anche a causa del divieto di entrata, imposto dal Qatar, agli italiani, ha dovuto cancellare il round di Doha della MotoGP. Una volta volta risolto il nodo qatariota avrebbero potuto continuare col calendario. E invece no! Hanno rimandato Thailandia, Americhe e Argentina. Il mondiale inizierà (forse) a maggio in Spagna, e avrà 8 gare in 10 domeniche dall’ultima di settembre all’ultima di novembre.
Tagli anche da parte della Formula E, che ha già disputato cinque gare in stagione e a cui ne basterebbe una per rendere valido il Mondiale. Hanno cancellato Roma, hanno rinviato Jakarta e si appresteranno nelle prossime ore a cancellare/rinviare anche Parigi e Seoul. Questo significherebbe una pausa di tre mesi tra Marrakesh del 29 febbraio e Berlino del 6 giugno.
Notizia delle ultime ore è anche cancellazione della 1000 miglia di Sebring del FIA WEC che si sarebbe disputata la settimana prossima, insieme alla 12h dell’IMSA, ancora in programma (mah!).
A livello mondiale anche la Superbike, per tornare in ambito Dorna, ha rivoluzionato il proprio calendario. Rinviato, a data da destinarsi, la gara in Qatar che sarebbe andata in scena domenica. Rinviate a fine stagione la Francia, l’Argentina e la Spagna.
Il futuro…
Tutti cancellano, tutti rinviano. La Formula 1 che fa? Pensa a cancellare il Vietnam, ma a recuperarlo facendo la doppia gara in Bahrain (sono ancora ipotesi). Mentre chiunque vorrebbe che anche la massima espressione del motorsport si comportasse come gli altri, questa fa finta di niente e continua per la propria strada.
Ok che nel circus girano milioni e milioni, ma cosa te ne fai dei soldi, se poi la gente che lavora e i tifosi che si appassionano si ammalano? Meglio prevenire prima che il giocattolino si rompa e poi non si potrà fare nulla per sistemarlo.
Da tifoso per primo, spero in una scelta saggia con la chiusura delle tribune in Australia prima e la cancellazione del Bahrain e del Vietnam poi. Con la salute non si scherza.
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